Armiamoci e partite

Tor(Nato)

La guerra e la sua economia. Questo potrebbe essere un titolo post-fine-della-Storia, per qualcosa che nasce e resta eternamente incompiuto, come accade con il sempre più incerto discrimine tra il Bene e il Male. Resta in proposito da capire il senso della dichiarazione di Mosca, convintissima di stare dalla parte del Bene, di aver “demilitarizzato l’Ucraina”, quando oggi Kiev è la Nazione più armata del Vecchio Continente, proprio grazie a quella supposta, avvenuta “demilitarizzazione” (?). In pratica, con il conflitto russo-ucraino alle porte d’Europa si è dissolta l’utopia di Francis Fukuyama (che voleva solo affermare la vittoria finale delle Democrazie sulle Autocrazie dopo la caduta dell’Urss nel 1991) della fine delle grandi ideologie armate l’una contro l’altra, fascista e comunista, entrambe sconfitte dalle forze di ispirazione democratica. Ma, inevitabilmente, il destino del disarmo unilaterale da parte del vincitore apparente, il Global West, drogato da quasi tre quarti di secolo di pace, è di prendersi le cannonate senza sapersi più difendere. Soccombendo senza rimedio quindi a chi, come la Russia neo-imperialista di Vladimir Putin, dalla sua sconfitta storica in poi nutre sentimenti di vendetta e di rivalsa nei confronti dell’Occidente, che nel frattempo, annegato nel grasso del suo ventre molle, si è auto-evirato della capacità del soldato. Divenuto un eunuco pacifista, progressista e politicamente corretto, il Global West oggi ruota fuori giri nel suo spazio vacuo, denso di etica fluida, relativista, ferocemente assistenzialista e filo pauperista, che ha tolto di mezzo il valore-Lavoro adesso sepolto da un welfare assistenziale a tutto campo, sostenuto da insostenibili debiti pubblici.

Tuttavia, essendo comunque assai costoso e improduttivo procedere indefinitamente a guerre “per proxy”, pur raddoppiandone gli effetti con tutte le infinite scorrettezze, danni e sconvolgimenti di una guerra ibrida contestuale e sovrapposta, Cina, Russia, Europa e Usa si preparano a un più muscolare scontro diretto, avendo investito in nuovi armamenti qualcosa come 2.240 miliardi di dollari nel solo anno 2022, stando ai dati dell’Istituto per la ricerca sulla Pace di Stoccolma. Non male, se paragonati ad analoghi investimenti annuali e costanti al tempo della Guerra fredda, in cui per decenni si sono spesi 1.500 miliardi di dollari all’anno. Tutto ciò, ovviamente, volendo riaffermare il sacro principio latino per cui “si vis pacem, para bellum”, solo dopo però che il tuo avversario globale la guerra la sta facendo veramente invadendo l’Ucraina, o si prepara a farlo riunificando con la forza Taiwan alla Madrepatria. La cosa davvero buffa, però, è che avendo Germania e Francia stabilito di investire, su base pluriennale, alcune centinaia di miliardi di euro (100 la Germania nel prossimo biennio e 430 la Francia nei sette anni a venire), finora la montagna ha partorito il topolino. Pochino davvero rispetto agli Stati Uniti che hanno stanziato in previsione ben 870 miliardi di dollari per il solo anno 2023, mentre la Cina più poverella ne ha investiti “soltanto” 290 nel 2022, ma certamente farà molto meglio per la gestione in corso!

L’Europa della Nato è talmente lumaca, rispetto ai due colossi planetari, che si trova oggi con gli arsenali svuotati per fornire armi all’Ucraina assediata e invasa, mentre dall’altra parte la Russia ha “già” convertito in economia di guerra il suo apparato produttivo, spianando con l’artiglieria centinaia di migliaia di ettari di territorio ucraino. Oggi i russi tirano in media cinquantamila obici al giorno, mentre l’Ucraina ne spara solo un decimo del quantitativo messo quotidianamente in campo dal suo nemico giurato. Strategia di “shelling” massivo, quest’ultima, alla quale ultimamente Mosca ha abbinato il lancio di stormi micidiali di migliaia di droni, esaurendo in breve tempo le scorte antimissile di Kiev di fabbricazione Nato, con un rapporto di spesa di dieci contro cento, visto che un drone costa una decina di migliaia di dollari, mentre un missile intelligente ne vale almeno un milione! Inevitabile, quindi, che la Bella Addormentata di Bruxelles stia suggerendo in modo molto discreto ai Paesi beneficiari della manna del Recovery di reindirizzare parte di quei fondi, per sostenere in qualche modo la produzione di munizioni, senza le quali l’Ucraina sarà presto costretta alla resa. Facile per i pacifisti a oltranza asserire che questo riarmo massivo aumenti l’instabilità complessiva ai danni della sicurezza e della convivenza pacifica tra Nazioni.

Peccato però che in tutto ciò manchi qualsiasi ipotesi di soluzione alla domanda ovvia: “Come si fermano i nuovi Hitler super armati che, loro sì, non sanno che farsene del nostro irenismo pacifista preferendo la guerra di conquista?”. Finora avevamo appaltato le nostre speranze di difesa dai dittatori ai marine americani, ai cui presidenti però da qualche tempo non interessa più nulla di questa Europa egoista e grande rivale in affari, che fa l’occhiolino strabico guardando con l’occhio destro a Mosca e con quello sinistro imperituro a Pechino, rimanendo così con il piede in ben tre scarpe differenti! Da mezzo secolo a questa parte, grazie alla sua strategia di demilitarizzazione, a favore di un sempre più gigantesco e invasivo Stato-Provvidenza, che ha prevalso sull’ État régalien (come dicono i francesi!), l’Europa ha ridotto la sua spesa militare passando dal 3-4 per cento degli anni Settanta a meno dell’1,5 percento di oggi.

Come riportato dal periodico francese L’Obs, le parole dure e crude di Josep Borrell, “ministro degli Esteri” europeo, servono meglio di qualsiasi discussione dialettica a illustrare il punto-chiave: “Il successo dell’integrazione europea ha comportato un prezzo salato: la nostra incapacità di accettare il fatto che, al di fuori del nostro giardino europeo, la giungla era impetuosamente rifiorita”. E, con l’invasione dell’Ucraina, le sue belve sono uscite di nuovo allo scoperto, risvegliando bruscamente e violentemente il sonno della Bella Addormentata di Bruxelles al grido di “TorNato”, dopo aver proditoriamente negato l’esistenza mai sopita dell’antagonismo tra potenze e infilato sistematicamente sotto il tappeto le ambizioni egemoniche di Cina, Russia, Iran e Turchia. Domanda: quando sarà che anche qui in Italia avvieremo una seria discussione sul recupero della forza da parte del nostro État Régalien, da tempo ridotto alla più desolante e sterile affabulazione tra le varie fazioni politiche?

Aggiornato il 19 giugno 2023 alle ore 11:08