Sudan: i numeri dopo due mesi di guerra

Due mesi fa sono iniziati in Sudan gli scontri tra le Far e l’esercito del Paese. Da quel momento, almeno 866 persone sarebbero morte e più di seimila sarebbero rimaste ferite. Questo è quanto riportato martedì dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). La branca dell’Organizzazione delle nazioni unite (Onu) ha veicolato dati aggiornati al 6 giugno scorso, e sono stati forniti alle autorità internazionali dal ministero della Sanità sudanese. L’ente africano ha sottolineato la tragicità della situazione nella capitale Khartum: sarebbero 230 morti e 3.508 feriti. Il Sindacato dei medici sudanesi non è d’accordo con l’Oms, e rivede in eccesso le stime della guerra: l’organizzazione avrebbe quantificato in 958 il numero di civili uccisi e avrebbe affermato che più di 4.746 cittadini sarebbero rimasti feriti durante tutta la durata degli scontri.

Questo conteggio non includerebbe un “gran numero di vittime” nella parte occidentale del Paese. Circa 2,2 milioni di persone, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), sarebbero state costrette a fuggire dal Paese, lasciandosi la loro casa alle spalle, in una corsa contro la violenza. Di questi, circa 1,67 milioni sarebbero degli sfollati interni, in cerca di rifugio in zone meno calde del Paese. Molti di loro, scappati dalla capitale Khartum. Ma sono più di 500mila le persone che hanno attraversato i confini sudanesi, cercando sicurezza in altri Stati. Questo è ciò che riporta l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati (Unhcr). Anche l’Unicef ha lanciato l’allarme: secondo l’organizzazione più di 13,6 milioni di bambini avrebbero bisogno di aiuti umanitari urgenti. Alcuni, durante la guerra, si sono ritrovati a non avere più una famiglia. Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha messo in guardia il mondo su questa situazione. Solo la settimana scorsa, più di 280 bambini – di età compresa tra 1 e 15 anni – e 70 assistenti sono stati evacuati dall’orfanotrofio Maygoma di Khartum e portati a Wad Madani, un luogo più sicuro a circa 200 kilometri a sud-est della capitale. Il deserto di aiuti ha finora causato la morte di almeno 71 bambini appartenenti all’orfanotrofio statale.

Per finire, i combattimenti che imperversano a Khartum e nella città vicina di Um Durman hanno portato fame e carestia. Carenza di cibo, medicine e servizi come elettricità, comunicazioni e acqua, hanno fatto salire i prezzi alle stelle. Acqua ed elettricità ora costano il doppio, rendendoli un vero e proprio lusso in tempo di guerra. Nella capitale, la mancanza di farina e di benzina ha raddoppiato il costo di una pagnotta.  Mentre c’è chi ha deciso di combattere, con il rischio di infezioni e di bere l’acqua del Nilo.

Aggiornato il 15 giugno 2023 alle ore 15:56