I palestinesi stanno reiterando la menzogna che la Moschea di al-Aqsa a Gerusalemme è in pericolo perché gli ebrei intendono “assaltarla” e “profanarla”. Alcuni palestinesi e musulmani sono arrivati al punto di accusare gli ebrei di complottare per distruggere la moschea. L’ultima campagna di menzogne e disinformazione è arrivata mentre gli ebrei, il 18 maggio, si preparavano a celebrare la riunificazione di Gerusalemme organizzando una marcia delle bandiere in città.
Per giorni, l’hashtag” la Moschea di al-Aqsa è in pericolo” è stato di tendenza su varie piattaforme di social media, facendo parte ovviamente di una campagna concertata per diffamare gli ebrei e mobilitare i musulmani contro di loro.
Da notare che i partecipanti alla marcia delle bandiere, che si tiene ogni anno a Gerusalemme, non accedono mai né all’interno della Moschea di al-Aqsa né al complesso del Monte del Tempio. Ma come tutti i non musulmani, i visitatori ebrei si recano sull’altopiano di pietra gli altri giorni dell’anno. Nulla vieta che lo facciano. Tuttavia, i visitatori ebrei, contrariamente a quanto affermato da alcuni palestinesi, non mettono piede in nessuna moschea sul Monte del Tempio. Visitano soltanto le parti esterne del complesso del Monte e lo fanno sotto stretta protezione della polizia.
Se qualcuno ha profanato la Moschea di al-Aqsa, a farlo sono stati i musulmani che sono insorti lanciando sassi e petardi per attaccare gli agenti di polizia e i visitatori ebrei. I rivoltosi musulmani, e non i pacifici visitatori ebrei, sono la vera minaccia alla sacralità della moschea.
Le autorità israeliane hanno precisato che il percorso della “marcia delle bandiere” non prevede categoricamente l’accesso in nessuna moschea. Secondo una dichiarazione pubblicata dalla polizia israeliana il 18 maggio: “In queste ore, abbiamo assistito al protrarsi dei tentativi di istigazione sui social network, insieme alla pubblicazione di vecchi video e documenti decontestualizzati. Questa mattina le preghiere dei musulmani sul Monte del Tempio si svolgono come di consueto, così come la circolazione dentro e verso la Città Vecchia. Inoltre, le visite [da parte di non musulmani, compresi gli ebrei] si tengono come sempre sul Monte del Tempio, nel rispetto della sacralità del luogo”.
Tuttavia, le rassicurazioni da parte delle autorità israeliane non hanno impedito ai palestinesi e ad altri musulmani di diffondere fake news e calunnie contro gli ebrei. Lo sceicco Abdel Hai Yusef, definito uno “studioso” musulmano, ha pubblicato un video su Twitter in cui invitava i musulmani a convergere verso la Moschea di al-Aqsa per “difenderla” dai tentativi dei “sionisti di profanare la moschea durante la cosiddetta marcia delle bandiere”. E ha aggiunto: “Questo è un dovere di tutti i musulmani. Chiunque possa arrivare alla moschea dovrebbe farlo per fedeltà a Dio e al suo profeta, Maometto”.
Lo “studioso” musulmano egiziano, lo sceicco Mohammed Al-Sughayyar ha esortato i musulmani a barricarsi all’interno della Moschea di al-Aqsa. Secondo il religioso, è dovere di tutti i musulmani convergere verso la moschea con il pretesto che è “in pericolo”.
Anche gli agenti dell’Iran come Hezbollah, Hamas e la Jihad Islamica Palestinese hanno usato le celebrazioni a Gerusalemme per spargere la calunnia secondo cui gli ebrei intendono “profanare” al-Aqsa. E così anche Hassan Ezaddin, un membro di Hezbollah del Parlamento libanese, ha chiesto ai musulmani di “assumersi la responsabilità di difendere la Moschea di al-Aqsa”.
Il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, ha affermato che i palestinesi non permetteranno a Israele di alterare l’identità della Moschea di al-Aqsa. Per quanto concerne Hamas e altri palestinesi, la sola presenza di ebrei nel loro luogo sacro e in Israele è presumibilmente una “provocazione”.
Anche Hamas e diversi gruppi terroristici nella Striscia di Gaza, inclusa la Jihad Islamica Palestinese, hanno reiterato la menzogna che “la Moschea di al-Aqsa è in pericolo”. I gruppi hanno pubblicato una dichiarazione in cui affermano che “l’aggressione ad al-Aqsa richiede un’escalation delle attività di resistenza”. Quando i gruppi terroristici parlano di “resistenza”, si riferiscono alla necessità di ricorrere al terrorismo contro Israele, incluso il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza, e attacchi con tanto di accoltellamenti, sparatorie e speronamenti di auto.
Lo stesso dicasi per l’Autorità Palestinese (Ap) in Cisgiordania che si è unita alla campagna di istigazione contro Israele e gli ebrei in vista delle celebrazioni a Gerusalemme. Nabil Abu Rudeineh, portavoce del presidente dell’Ap Mahmoud Abbas, ha fatto eco alle minacce dei gruppi terroristici sostenuti dall’Iran e degli “studiosi” musulmani e ha altresì ammonito che la “marcia delle bandiere” è stata “una provocazione che avrebbe portato a tensioni e a un’esplosione”. Anche lui ha reiterato la fandonia che cui gli ebrei avevano intenzione di “prendere d’assalto” la Moschea di al-Aqsa, un riferimento alle visite assolutamente pacifiche degli ebrei al Monte del Tempio.
Il coinvolgimento dell’Autorità Palestinese nella campagna di incitamento contro Israele e gli ebrei non è una novità. In passato, l’Ap ha rilasciato una serie di dichiarazioni che diffondevano il falso slogan secondo cui gli ebrei intendono distruggere la Moschea di al-Aqsa.
In diverse occasioni, Abbas ha persino negato qualsiasi legame degli ebrei con il Monte del Tempio e con Gerusalemme, nonostante le ampie prove archeologiche e documentali che dimostrano in modo incontrovertibile il contrario. Il Muro Occidentale, ad esempio, sacro agli ebrei, è un muro di contenimento: tutto ciò che rimane del Tempio di Salomone, distrutto una seconda volta dall’Impero romano nel 70 d.C. Nabucodonosor II, re di Babilonia, l’aveva già distrutto prima, nel 586 a.C. Inoltre, la Bibbia, i Rotoli del Mar Morto, gli scritti di Giuseppe Flavio e il nome dell’area della Giudea, attestano ampiamente la presenza degli ebrei in tutta la regione, risalente a più di 3500 anni fa.
Questa tesi secondo cui gli ebrei hanno realmente un legame fortemente radicato con la terra di Israele, precedentemente nota come Canaan, è stata ribadita ancora una volta il 14 aprile scorso, all’interno di al-Aqsa, dallo studioso islamico palestinese Issam Amira: “Il popolo della Palestina non ha diritti storici sulla Palestina. Non ha alcun diritto che risale a 2.000, 3.000 o 4.000 anni fa. Il diritto dei Cananei sulla Palestina è uguale al diritto dei Faraoni sull’Egitto. È mai concepibile che un musulmano in Egitto dica: ‘Sono faraonico e fiero di esserlo’? Ebbene, è lo stesso se un musulmano in Palestina dicesse: ‘Sono un cananeo e ne sono orgoglioso’. Al diavolo la vostra identità cananea e quella faraonica. Gente, la nostra storia è semplice e non è antica. Non si deve dire che i palestinesi hanno radici cananee. La nostra storia risale a soli 1.440 anni fa. E 1.440 anni fa non avevamo diritti di alcun tipo. Assolutamente nessuno. (...) L’unica cosa che è consentito dire è: Sì, palestinesi, siete musulmani”.
Tuttavia, in un discorso alle Nazioni Unite del 15 maggio, Abbas ha nuovamente affermato che non esistono prove dei legami ebraici con il Monte del Tempio e il suo adiacente Muro Occidentale. “Loro [gli israeliani] hanno scavato sotto al-Aqsa (...) hanno scavato dappertutto e non hanno trovato nulla”, ha detto il presidente dell’Ap. Ha anche asserito che “la proprietà di Al-Buraq Wall [il Muro Occidentale] e di Haram Al-Sharif [il Monte del Tempio] appartiene solo ed esclusivamente ai musulmani”.
Anche la fandonia secondo cui gli ebrei intendono distruggere la moschea non è una novità. Nell’ultimo secolo, i leader palestinesi hanno utilizzato la frottola che al-Aqsa è in pericolo per istigare la loro popolazione ad attaccare gli ebrei. I dirigenti palestinesi, tra cui il Gran Mufti di Gerusalemme Haj Amin Al-Husseini, il quale era un alleato di Hitler e un collaboratore nazista, nonché l’ex capo dell’OLP Yasser Arafat, hanno negato l’esistenza di un tempio ebraico a Gerusalemme e accusato Israele di pianificare attacchi contro la moschea.
Secondo Nadav Shragai, un giornalista di lungo corso ed esperto di Gerusalemme: “Gli scavi archeologici che Israele ha condotto negli anni vicino al Monte del Tempio, lontano dalle moschee, sono un encomiabile sforzo scientifico e culturale. Da quando ha liberato Gerusalemme nel 1967 dall’occupazione giordana, Israele ha protetto i siti religiosi di tutte le fedi religiose e ha assicurato la libertà di culto per tutti i popoli”.
Il revival del falso slogan “al-Aqsa è in pericolo” fa parte di uno sforzo continuo da parte dei palestinesi e di altri musulmani per delegittimare ed eliminare Israele. I leader palestinesi e gli “studiosi” musulmani diffondono menzogne su Israele e gli ebrei per incoraggiare e giustificare il terrorismo.
Inoltre, questa calunnia fa parte di uno sforzo di lunga data per negare il legame di 3.000 anni dell’Ebraismo con il Monte del Tempio. La moschea non è affatto minacciata dagli ebrei, i quali dal 1967 hanno consentito ai musulmani di gestire gli affari del complesso della Moschea di al-Aqsa attraverso le autorità del Waqf islamico. La vera minaccia alla moschea e agli altri luoghi santi di Gerusalemme è rappresentata da quei palestinesi e musulmani che usano grida di battaglia per incitare alla violenza, al terrorismo e all’odio per gli ebrei.
Incomprensibilmente, gran parte della comunità internazionale (si veda qui, qui, qui e qui), dei media (qui, qui e qui), e persino delle sedicenti organizzazioni di spicco per i “diritti umani” (si veda qui, qui e qui) persistono nel diffamare Israele e nell’ignorare questo deleterio incitamento costruito ad arte da parte dei leader palestinesi e musulmani.
(*) Tratto dal Gatestone Institute – Traduzione a cura di Angelita La Spada
(**) Nella foto i vigili del fuoco israeliani cercano di spegnere le fiamme che avvolgono un albero che è stato dato alle fiamme dai rivoltosi palestinesi sul Monte del Tempio, a Gerusalemme, il 22 aprile 2022 (foto di Ahmad Gharabli/AFP via Getty Images).
Aggiornato il 05 giugno 2023 alle ore 10:15