Il gioco d’azzardo del Sudafrica: armi alla Russia

A seguito dell’invasione russa in Ucraina, molti Stati africani hanno mostrato posizioni tendenzialmente filo-russe. Tali atteggiamenti sono motivati da varie affinità ideologiche nella visione della gestione del potere, come da interessi economici. Ma soprattutto si è conclamato e accentuato un malessere tra Africa ed Occidente, che complica i già precari rapporti inquinati da storiche questioni e da cooperazioni, anche militari, fallite.

Dopo più di un anno, da quando l’Africa ha votato in ordine sparso all’Onu sulla questione relativa all’“Operazione militare speciale” di Vladimir Putin, gli Stati del Continente evitano di schierarsi ufficialmente, ponendosi di fronte ai blocchi contendenti come interlocutori diplomatici da convincere, ma soprattutto da sedurre con “doni” monetari e con supporti militari di vario genere.

Il Sudafrica è uno di quegli Stati africani che maggiormente ha rapporti con la Russia. La visita di Sergej Viktorovič Lavrov, avvenuta i primi di febbraio a Pretoria, dove ha sottoscritto con il Governo accordi di cooperazione militare, ha demarcato dei confini diplomatici ben precisi. Come altrettanto eloquente è stata la partecipazione, sempre a febbraio, della Marina sudafricana a esercitazioni militari congiunte con Russia e Cina nell’Oceano Indiano.

Ma sabato scorso l’ambasciatore statunitense a Pretoria, Reuben Brigety, ha accusato il Governo sudafricano di aver fornito aiuti militari alla Russia per sostenerla sul fronte ucraino. Così, quei rapporti tra Washington e Pretoria, che di consuetudine erano cordiali, hanno intrapreso un percorso disseminato di sospetti e ambiguità. Brigety, dopo accurate e prudenti indagini, l’11 maggio – durante un’intervista con i media locali – ha dichiarato che importanti quantitativi di armi sarebbero stati caricati dai servizi segreti sudafricani, durante la prima settimana di dicembre 2022, sulla nave cargo russa Lady-R, ormeggiata nel porto di Simon’s Town, a Città del Capo. L’ambasciatore Usa ha espresso forti perplessità sull’atteggiamento del Governo sudafricano, ritenendo inspiegabile l’allontanamento del Sudafrica dalla sua politica di non allineamento. Anche se va ricordato che i rapporti tra Mosca e Pretoria non sono né nuovi, né tantomeno deboli.

 

Tuttavia, nel processo tattico sudafricano che vede nell’ambiguità la carta migliore dei rapporti politico-economici, Naledi Pandor, dal 2019 ministro sudafricano delle Relazioni internazionali e della Cooperazione, ha comunicato sia di aver convocato Brigety, sia che avrebbe organizzato un incontro chiarificatore con il segretario di Stato americano Antony Blinken. Così anche il Comitato nazionale per il controllo degli armamenti convenzionali, sudafricano, ha confermato di essere a disconoscenza che il Governo di Pretoria abbia ufficialmente fornito armi alla Russia.

Il capo di Stato sudafricano, Cyril Ramaphosa, ha mostrato stupore a seguito dell’affermazione dell’ambasciatore Usa, e si è affrettato a dichiarare che le questioni riguardanti la Lady-R sono sotto indagine, facendo confermare ufficialmente al suo portavoce, Vincent Magwenya, che non esistono prove di tale carico di armi e del loro invio in Russia. Precedentemente alle accuse espresse dall’ambasciatore Brigety, erano in atto confronti bilaterali tra Stati Uniti e Sudafrica.

Probabilmente tali affermazioni mineranno lo spirito di partenariato e di cooperazione tra Washington e Pretoria, favorendo ulteriormente il legame con Mosca. Tuttavia, l’annuncio che sarà aperta una inchiesta sul cargo russo Lady-R ha apparentemente rilassato le diplomazie. Ma il caso ovviamente non può essere liquidato con una semplice disponibilità a verificare i fatti. Infatti, per la diplomazia Usa armare i russi è estremamente grave e inaccettabile.

Comunque, il caso divide politicamente anche il Sudafrica. Infatti Alleanza Democratica, il principale partito di opposizione, ha definito un “tradimento” la fornitura di armi alla Russia, dando implicitamente per certo il “fatto”. E ha accusato il partito al potere l’Anc, Africa National Congress, di calpestare i principi, i valori e gli interessi del Paese solo per fare affari personali con la Russia. Ora in molti in Sudafrica temono che se tali accuse saranno confermate, ci sarà il rischio che gli Stati Uniti possano esercitare ritorsioni economiche che graverebbero sull’economia del Paese. Comunque, i legami tra Mosca e Pretoria sono di vecchia data. I più “concreti politicamente” risalgono all’epoca dell’apartheid – terminata nel 1991– quando Mosca appoggiava Nelson Mandela (1918-2013) e l’Anc nella lotta contro il regime razzista.

La realtà è che il Governo sudafricano, adottando una ambigua posizione, non ha mai condannato l’invasione dell’Ucraina, accampando la motivazione di neutralità per favorire il dialogo tra le parti. Ma è innegabile, anche se le armi non sono state fornite alla Russia (cosa improbabile), che il Governo di Pretoria si sia compromesso accogliendo le navi russe, nonostante le sanzioni “sbandierate” ai quattro venti dall’Occidente. E se consideriamo le manovre navali congiunte di febbraio, ogni confine della neutralità è superato, collocando anche il Sudafrica, come l’Iran, in quello spazio di “cobelligeranti soft” nella guerra in Ucraina. Un’altra tessera nel mosaico africano che conferma la forte influenza e la fascinazione maniacale esercitata dalla Russia nel Continente.

Aggiornato il 17 maggio 2023 alle ore 11:12