Messico addio! Votare con i piedi

Quanto si possono blindare le frontiere? Poco e male. Ovunque. In particolare, quando i confini (marittimi o terrestri) si estendono per migliaia di chilometri, le falle si aprono numerose in centinaia di punti, guadi, anfratti e sterpaglie che l’assenza di una rete elettrificata e di telecamere consente di violare a qualsiasi disperato, più o meno accompagnato da parti inseparabili della sua famiglia. Questo perché il profugo economico mette il miraggio dell’eldorado della terra promessa al di sopra della sua vita e di quella dei suoi affetti più cari. Questo dramma lo vive ogni giorno il nostro Paese con l’assalto inarrestabile sulle nostre coste di barconi, barchini, navi-madri pirata che mettono in acque internazionali su scialuppe precarie i loro carichi umani. Lo vive da molto più tempo l’America del mito della Silicon Valley, con l’assedio quotidiano in prossimità del suo sterminato confine con il Messico, da dove arrivano milioni di drammatiche immagini via social di tentativi di attraversamento da parte di centinaia di migliaia di messicani, che non ne vogliono sapere di restare morire in un Paese che non ha più nulla da offrire loro, se non criminalità, violenza, corruzione dilagante e povertà.

Uno dei settori particolarmente redditizio per il cartello messicano del crimine organizzato riguarda proprio il traffico di esseri umani, che si avvale di una miriade di passatori noti con l’appellativo di coyotes, la cui “industria”, per così dire, ha prodotto nel solo 2022 (stando alle stime delle autorità statunitensi) qualcosa come 2,2 milioni di tentativi di passaggio! Facile, a questo punto, fare i conti in tasca alle gang, visto che il costo medio di attraversamento vale oggi non meno di 10.000 dollari a persona! E a tutto ciò occorre aggiungere la pratica sempre più diffusa di sequestrare a scopo di ricatto ed estorsione i migranti che possono contare su parenti benestanti che li attendono negli Stati Uniti. E chi riesce in qualche modo a emigrare è una persona fortunata, visto che ogni giorno scompaiono in Messico qualcosa come 25 minori, soprattutto giovanissime, di età che va dai 12 ai 15 anni, destinate al giro della prostituzione.

Finora, gli Usa hanno potuto procedere speditamente a respingere in questi ultimi tre anni qualcosa come 2,8 milioni di tentativi illegali di varcare la frontiera, grazie alla legge antipandemia denominata “Title 42” del 2020, che autorizzava un esame ultrarapido e semplificato delle richieste di asilo. Dall’11 maggio di quest’anno, è tornata in vigore la norma ordinaria del “Titolo 8” rafforzata, per cui è previsto un sistema del tipo “il bastone e la carota” (sulla falsariga delle attuali scelte del Governo italiano), in cui si facilitano gli ingressi legali con contestuale inasprimento delle sanzioni per quelli irregolari. In caso di respingimento della domanda, gli irregolari non potranno più presentare richiesta d’asilo per i successivi cinque anni. In futuro, quindi, il Presidente Joe Biden dovrà inventarsi qualcosa di nuovo per arginare la forte pressione migratoria ai confini con il Messico. Ma la sua intenzione è fin d’ora abbastanza chiara, visto che ha già mobilitato 1.500 effettivi dell’esercito da affiancare alla Polizia di Frontiera o, in sigla, Cbp (Customs and Border Protection ). Intere città del Texas ai confini con il Messico, come Laredo ed El Paso, hanno dichiarato lo stato di emergenza per fare fronte all’aumento vertiginoso delle richieste d’asilo, rendendo la vita un po’ più dura ai migranti che si affidano ai “coyotes” per passare il confine.

Le norme contenute nella legge “Titolo 42” (già in scadenza ad Aprile 2022 e prorogata di un anno a causa delle proteste di numerosi Stati governati dai repubblicani), in vigore fino a pochi giorni fa, prevedevano procedure accelerate ed espulsioni rapide sulla base della sicurezza sanitaria anti-covid, rinviando ai loro Paesi di origine (ovvero, in Messico, in funzione di accordi pregressi) i migranti non aventi diritto all’asilo. Attualmente, la linea scelta dall’Amministrazione Biden è di fissare una quota mensile di 30.000 richieste d’asilo per i cittadini provenienti da Cuba, Haiti, Nicaragua e Venezuela, purché gli interessati presentino, attraverso modelli precompilati, la relativa domanda presso gli sportelli del Cbp, rinunciando in tal modo a entrare illegalmente negli Stati Uniti.

Il tutto ammonta in previsione a 100.000 nuovi ingressi regolari al mese, compresi i ricongiungimenti familiari da El Salvador, Guatemala e Honduras. Tuttavia, il piano americano relativo ai respingimenti dei non aventi diritto all’asilo non può fare a meno della collaborazione con il Messico, che è il migliore candidato possibile per riprendersi i migranti irregolari provenienti da altri Paesi sudamericani con i quali gli Stati Uniti non hanno accordi di riammissione. Del resto, occorre registrare il netto fallimento delle politiche di contenimento dell’immigrazione illegale negli Usa, tenuto conto che i respingimenti sono aumentati di ben otto volte dal 2018, attestandosi ai 2,4 milioni dello scorso anno. Come si è visto nel caso del Venezuela, non funziona come valido deterrente (un memento per il Governo Meloni) il binomio tra ampliamento dei flussi legali e inasprimento delle violazioni per chi tenti di passare illegalmente il confine. L’esperienza dimostra come la diminuzione dei tentativi di ingresso presenti soltanto un carattere temporaneo, con decine di migliaia di migranti che stazionano in qualche limbo all’interno del territorio messicano, in attesa di un allentamento dei controlli alla frontiera statunitense, come è accaduto per il “Titolo 42”.

La stessa Amministrazione Biden stima per i prossimi mesi un picco delle richieste d’asilo a 13.000 al giorno! Anche nel caso americano, la migliore soluzione per fronteggiare il problema dei profughi economici appare quella dell’individuazione di centri regionali di accoglienza ed esame delle richieste d’asilo all’interno di Paesi limitrofi come il Guatemala e Colombia. Nello scorso aprile, il governo Usa ha annunciato l’adozione entro 60 giorni di un piano di emergenza per impedire ai migranti di arrivare al confine nord, attraversando un tratto molto pericoloso di foresta denominato Darién Gap, collocato tra Colombia e Panama. Nei primi tre mesi di quest’anno, gli attraversamenti in quel punto della frontiera sono infatti aumentati di sei volte rispetto all’analogo periodo precedente, passando da 14.000 a 87.000, coinvolgendo soprattutto migranti provenienti da Cina e India. Come si vede, la “Fortress West” è sotto attacco in tutto l’Occidente e il mito della sostituzione etnica è uno scherzo, a confronto!

Aggiornato il 15 maggio 2023 alle ore 13:23