Macron contro tutti

Vi piace la Cina? No? Ebbene, non fosse altro perché “pecunia non olet”, sappiate che a Emmanuel Macron invece piace moltissimo. Talmente tanto da aver fatto sollevare (cosa davvero rara) le proteste unanimi del mondo anglosassone e di non pochi Paesi dell’Unione europea, a causa della sua scomoda e controversa presa di posizione in merito al conflitto Usa-Cina su Taiwan. A nulla è valso a Macron trascinarsi dietro come un’appendice “rosa”, in occasione dell’incontro del 7 aprile scorso con Xi Jinping, la povera Ursula von der Leyen che, è sempre bene ricordarlo, rappresenta una creatura prediletta dell’Eliseo, in quanto perfetta bilingue e cittadina franco tedesca, messa alla presidenza della Commissione Europea grazie a un’intesa idilliaca tra Berlino e Parigi.

Dunque, convinto di poter “décharger” (scaricare) le tensioni interne rifugiandosi all’estero in cerca di (vana)gloria, la Grandeur macroniana si è scontrata frontalmente con il treno della protesta del Global West contro la pretesa sciovinista francese di minimizzare il problema delle “Due Cine”. Il casus belli ha preso le mosse, nel corso della conversazione con i giornalisti, dall’affermazione incauta del presidente francese per cui l’Europa non deve “essere coinvolta in crisi che non sono le sue, ponendosi a rimorchio, come presa dal panico, della politica americana”! Invece, l’America sì che va coinvolta, a quanto pare, nel caso dell’Ucraina che, detto fra noi, sarebbe un problema “interno” tutto europeo, come tra l’altro ritiene la maggior parte dei Paesi non allineati che si rifiutano di sanzionare la Russia!

Ma senza gli Usa, che cosa ne sarebbe stato oggi di un’Ucraina sconfitta e annessa al regno di Vladimir Putin, con l’ex Armata Rossa posizionata direttamente ai confini della Ue? E in proposito, si attende da circa settanta anni il mea culpa francese in merito allo scandaloso sabotaggio, avvenuto negli anni Cinquanta, della Difesa comune europea, che non si è mai realizzata grazie proprio alla politica gaullista della “Chaise vide”! E come Macron vorrebbe realizzare oggi la sua “Terza via” a guida francese, ovvero quella “autonomia” strategica dell’Europa boicottata ieri, al momento che attualmente le casse dei Paesi europei sono vuote per scelta o per necessità, causa pandemia e l’accavallarsi delle crisi ucraina, energetica ed economica, con l’inflazione alle stelle? Davvero spera di trarre vantaggio dal fatto che la Francia è rimasta l’unica potenza nucleare della Ue dopo l’uscita della Gran Bretagna? L’intempestività proverbiale di Emmanuel Macron risale ancora prima, al 2019, quando l’ex banchiere divenuto presidente aveva sentenziato come, dal suo punto di vista, la Nato si trovasse in uno stato (operativo) di “encefalogramma piatto” (sic!), mancando così clamorosamente la profezia di un’invasione russa dell’Ucraina che, invece, l’Intelligence Usa aveva pienamente centrato già dall’epoca. E fu così che, incantato dalle sirene gialle, Macron ha fatto il gioco di Pechino (come asserito criticamente da Le Figaro) lasciando credere a Xi che la Francia resterebbe neutrale nel caso di una crisi internazionale nello Stretto di Taiwan. Fatto molto grave, quest’ultimo, se si pensa che l’unica potenza europea ad avere una presenza militare nell’Indo Pacifico è proprio la Francia, con i suoi territori d’Oltremare.

Figurarsi la gioia del senatore repubblicano della Florida, Marco Rubio, che ha colto la palla (o la balla) macroniana al balzo, per dichiarare che se così è, “allora è giusto che gli Stati Uniti si concentrino su Taiwan e sulle minacce cinesi, lasciando agli europei la gestione della guerra in Ucraina”. Rincara la dose il dissidente russo Garry Gasparov, ricordando che “L’Europa è oggi in guerra grazie al fatto che nel 2014 ha evitato il suo coinvolgimento nella crisi ucraina”, a seguito dell’annessione russa della Crimea. Del resto, è fin troppo facile osservare da parte degli esperti internazionali che le crisi di Taiwan e di Kiev rappresentano due facce di una stessa medaglia, in cui il sistema del Gatto e della Volpe sinorussi mira alla decostruzione dell’ordine internazionale edificato dal Global West a partire dal 1945, dividendo le sorti dell’Europa da quelle degli Stati Uniti. Così facendo, Russia e Cina (anche grazie ai “servi sciocchi” sparsi un po’ in tutto il mondo che detestano quanto loro il potere dell’America!) intendono consolidare l’alleanza delle autocrazie contro le democrazie, attraverso il ribaltamento degli attuali rapporti di forza internazionali. L’errore di prospettiva di Macron consolida il suo fallito tentativo precedente, già di per sé piuttosto grave, di ricondurre Putin alla ragione affinché accettasse un onorevole compromesso sull’Ucraina, che invece per Mosca “delenda est”, tale e quale a Cartagine, senza mezze misure possibili.

Sembra strano, ma la Francia stenta a capire che non può esistere una posizione di equidistanza quando le crisi si trasformano in conflitti aperti: o si sta di qua, o di là. Perché non si tratta di rendersi autonomi tra due “Blocchi”, ma di scegliere da che parte stare nel caso dell’attuale contrapposizione lacerante tra Autocrazie e Democrazie. Tanto più che non esiste una possibile “terza via su Taiwan”, dato che tutto l’Occidente dipende in maniera strategica dalle forniture taiwanesi di semiconduttori avanzati. Se Taipei cadesse in mani cinesi, ebbene anche il futuro tecnologico dell’Occidente per i prossimi due decenni dipenderebbe dalla buona volontà di Pechino. Così come l’America non ha potuto fare altro che re-ingaggiarsi sull’Europa (abbandonando per il momento la propria concentrazione geopolitica e militare sull’Asia) per contrastare l’egemonia della Russia, potenza nucleare revisionista e imperialista, altrettanto dovrà fare l’Europa tenendo ben saldo il suo ruolo nell’Indo Pacifico (in cui si concentrano i due terzi della popolazione e del Pil mondiali), da dove vengono oggi le più gravi minacce alla pace mondiale. Se cadesse Taiwan, sarebbe una vittoria eclatante delle Autocrazie sulle Democrazie, condannando Paesi come l’Australia, il Giappone e la Corea del Sud a scegliere se dotarsi a loro difesa dell’arma nucleare o, viceversa, venire a patti con la potenza emergente cinese. In un caso come nell’altro, una vera tragedia per l’ordine internazionale occidentale e la compattezza del Global West!

Quindi, a che gioco intende giocare Macron rinunciando ad allinearsi nel campo di coloro che dicono che solo una forte deterrenza da parte dell’Occidente unito può scoraggiare la Cina dall’intraprendere l’avventura, altamente rischiosa, della riconquista militare di Taiwan? Nel corso della sua visita in Cina quale significato intendeva dare l’inquilino dell’Eliseo, lasciando che Total sottoscrivesse in yuan anziché in dollari il suo contratto per l’acquisto di idrocarburi cinesi? Così facendo non si va forse a favore della strategia di “decoupling” valutario, voluta da Xi, al fine di creare le premesse per una de-dollarizzazione degli scambi internazionali, togliendo automaticamente peso (politico) alle sanzioni imposte alla Russia (nonché all’Iran) e calcolate sulla base della valuta americana? Perché Macron si è intestardito a ritenere che Xi Jinping fosse un “game-changer” in grado di mediare positivamente su Putin per mettere fine al conflitto in Ucraina, regalando così al leader cinese il ruolo insperato di arbitro e di pacificatore sul continente europeo? Senza poi stare a contare che Xi è oggi il miglior amico e alleato di Putin, dato che ne tiene a galla l’economia, acquistando a prezzi stracciati materie prime energetiche che la Russia non può più vendere al Global West. Anche se per ora Pechino si astiene dal vendere a Mosca le armi che le mancano, pur non lesinando la componentistica elettronica “double-face” per la costruzione di missili.

Macron, inoltre, sta gravemente sottovalutando la strategia cinese che da tempo mira a organizzare un forte fronte antioccidentale alleandosi con Russia, Brasile e Sud Africa (denominati collettivamente “Brics”, compresa la Cina) per mettere fine all’ordine americano post-1945. Obiettivo che Xi non può conseguire senza il pieno sostegno di Putin, il solo suo sodale che può consentire un reale cambiamento dei rapporti di forza nel mondo, da un secolo a questa parte. Ma, a parte tutto ciò, come si può solo immaginare che Putin possa pubblicamente cedere alle richieste di pace di Xi, senza che ciò dimostri il suo fallimento e il vassallaggio di Mosca rispetto a Pechino? La mossa di Macron sembrerebbe quella del famoso “rimbalzo del gatto morto” in Borsa: così, tanto per dare un segnale di vita che qualcosa si muove, con la Francia come protagonista. E, del resto, essersi portato dietro la von der Leyen non ha garantito a Macron di ridurre l’attuale disallineamento tra la politica francese verso la Cina e quella della Ue: Ursula fa da poliziotto cattivo, condividendo la posizione ferma di Washington su Taiwan, mentre Macron, al quale l’astuto Xi ha venduto il miraggio di un mondo tripolare Usa-Cina-Europa, recita la parte di quello buono, proclamando la sua neutralità rispetto al dossier taiwanese. Triste bilancio per lui e per Noi!

Aggiornato il 21 aprile 2023 alle ore 11:13