Turchia, manca un mese al voto: il piano di Erdogan

Manca un mese esatto alle elezioni presidenziali e parlamentari in Turchia – previste per il 14 maggio – e il presidente Recep Tayyip Erdoğan si prepara in cerca di una seconda riconferma, che ad oggi pare tutt’altro che scontata. Il capo di Stato ha presentato un manifesto elettorale, presentato dal palazzetto dello sport di Ankara, gremito di persone. Il leader turco, accompagnato dalla moglie Emine, si è “esibito” per un’ora e mezza sul palco dello stadio, incitato dalla folla. L’obbiettivo principale della proclamazione del manifesto: il proselitismo. “Il lavoro più importante sarà spiegare il manifesto faccia a faccia alla gente, nelle case, strade e quartieri”, ha dichiarato Erdogan. L’economia ha un posto di rilievo nel programma del presidente, un tema essenziale del dibattito politico in Turchia.

Il capo di Stato, dopo aver (in controtendenza) portato avanti una politica di taglio degli interessi – con l’inflazione al 50 per cento (cinque mesi fa era al 100 per cento) – ha promesso di far scendere la svalutazione della moneta “a cifra singola”, contemporaneamente alla creazione di 6 milioni di posti di lavoro nel prossimo quinquennio. Tra i vari impegni presi nel discorso ai suoi sostenitori, Erdoğan si è prodigato per alzare ulteriormente il salario minimo (da 10.600 lire turche a 16mila), di quasi raddoppiare il volume delle esportazioni e di puntare, con nuovi investimenti, ad aumentare le entrate provenienti dal turismo. Per gli studenti, il presidente ha promesso di azzerare l’imposta sull’acquisto di smartphone e computer, e per i più poveri una struttura di assistenzialismo sociale rinnovata.

Il programma di Erdogan prevede una Banca della famiglia, finanziata interamente dalle entrate provenienti dal gas. Un sostegno “materiale e morale” ai nuclei familiari tradizionali. Il presidente sottolinea quest’ultimo aggettivo, ricordando ai movimenti Lgbtq che, finché ci sarà lui a capo del Paese, in Turchia il “nucleo familiare sarà protetto da movimenti deviati”. Un altro nodo importante del manifesto di Erdoğan riguarda l’energia. Ad Ankara ha ricordato che la centrale nucleare di Akkuyu sarà presto operativa, e che il gas scoperto nel Mar Nero raggiungerà in un futuro non lontano le coste del Paese. Ma, come spesso si dice, di buoni propositi è lastricata la strada dell’inferno. Messe da parte le virtuose promesse del presidente, l’attenzione dei media e degli elettori turchi è focalizzata sul terremoto che ha disastrato il Paese lo scorso febbraio. Erdoğan aveva promesso che non ci sarebbe voluto più di un anno per la ricostruzione. Martedì scorso, il capo di Stato ha dichiarato che 319mila case saranno costruite entro un anno, e altre 650mila durante il quinquennio che verrà, qualora venisse rieletto.

Aggiornato il 13 aprile 2023 alle ore 16:29