Mali-Russia: cooperazione militare in espansione

Mentre il sistema dell’informazione, in linea generale, suggella il falso isolamento diplomatico del Cremlino, salvo dover a volte indugiare sulla sudditanza del residuo “satellite sovietico” – la Bielorussia – circa la fornitura all’esercito di Mosca di droni tattici di fabbricazione iraniana, sull’apparentemente tacita ambiguità cinese e sui fiorenti acquisti di petrolio russo dall’India, il potente ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, rafforza ulteriormente i rapporti militari con il Governo del Mali.

Così, martedì 7 febbraio, tra le ombre proiettate dalla comunicazione di massa occidentale, filtra che il capo della diplomazia russa abbia intrapreso un iter diplomatico visitando i suoi partener africani, al fine di assicurarli che i rapporti sono solidi e garantiti. Ricordo che la Russia fornisce circa il quarantanove per cento delle armi vendute sul mercato africano ed è il primo partner mondiale in Africa in riferimento a tale settore. In particolare, Lavrov – durante il suo “pellegrinaggio africano” lungo oltre 13mila chilometri – visita prima il piccolo Stato monarchico dell’Eswatini, in Sudafrica, poi la fedele Angola e infine l’Eritrea. Ma, soprattutto, è da considerare la tappa di Lavrov in Mali, con il quale esiste una lunga tradizione di cooperazione, suggellata già tra il 1960 al 1968 sotto il presidente Modibo Keïta. Quest’incontro ha un valore sia politico che simbolico. Infatti, lo Stato pluri-golpista del Mali è da oltre un anno il punto più critico della presenza russa in Africa, dove i Wagner godono di grande fiducia e immani spazi di azione, anche per la loro battaglia contro il dilagante jihadismo; ma anche perché sono subentrati, prepotentemente, dopo il fallimento delle varie missioni francesi e internazionali, come quelle denominate Barkhane e Takuba.

Va considerato, poi, che in molti Stati africani l’operato di Vladimir Putin, il suo autoritarismo neo-zarista e la modalità di gestione del Paese sono apprezzati e presi come esempio dalle fiorenti antidemocrazie africane. In vari casi anche “l’Operazione speciale” russa in Ucraina è ritenuta come una conforme risposta al corrotto e strozzino Occidente. Le visite della diplomazia di Mosca in questi Paesi, ma soprattutto i forti rapporti con il Mali, amplificano la credibilità della presenza russa nella regione e sviluppano quella fascinazione ideologica che attecchisce in queste aree con una facilità dilagante. Per l’appunto, tale afflato con il Mali sta contagiando in maniera sostanziale anche il Governo del vicino Burkina Faso, altro Stato in fibrillazione politica e sotto lo schiaffo jihadista, che da tempo manifesta la sua posizione filorussa. Ma le avance di Mosca non attraggono solo Bamako (capitale del Burkina Faso). Non a caso, l’eco della presenza russa sta risuonando in tutta l’area del Sahel, sulla fascia sub-sahariana, come in buona parte del Continente africano.

A oggi, l’immagine che gli Stati africani hanno dei colossi/avvoltoi – Usa, Cina e Unione Europea – è diversa da quella che percepiscono della Russia. Infatti, mentre il Cremlino sta godendo di una crescente “empatia politico-commerciale” con l’Africa, Washington, Pechino, Bruxelles e Francia (in testa) faticano a stabilizzare i loro rapporti nel quadro di una ricostruzione delle relazioni internazionali, in molti casi resi ancora più complessi dai tentacoli di Mosca.

Come è chiaro, al centro di questa politica africana la Russia mette “pane e piombo”. L’Africa sta attraversando la più grave crisi alimentare di questi ultimi anni. E la Russia, confermando la fornitura di cereali tramite i suoi esportatori e mercanteggiando il non ostacolo dei cereali ucraini, mantiene le promesse fatte, garantendo l’affidabilità nel rispetto del testo firmato il 23 luglio 2022 a Istanbul. In più, Lavrov tiene a sottolineare che i bombardamenti in Ucraina non colpiranno mai le zone di stoccaggio dei cereali. A tal proposito, afferma come gli attacchi russi abbiano preso di mira solo le infrastrutture militari, distanti dai punti di stoccaggio e di imbarco dei cereali ucraini.

Tuttavia, al momento le carte che la Russia sta giocando in Africa sembrano imbattibili. Nonostante buona parte dell’informazione tenga poco in considerazione le operazioni diplomatiche russo-africane, i consensi, i legami e i rapporti di Mosca con molti Stati del Continente sono solidi e in crescita. Ma di che cosa ha bisogno oggi l’Africa? Di democrazia? Forse no e non è la sola. Ma, minimalisticamente parlando, sicuramente necessita di cibo e di armi. E dato che la Russia non ha nei propri scaffali la “merce della democrazia”, “spaccia” cibo, armi e anche fascino politico.

Aggiornato il 14 febbraio 2023 alle ore 10:20