Iran, “prigionieri denudati” e carceri sovraffollate

Sospesa l’esecuzione per il 22enne Mohammad Ghobadlou, ritenuto colpevole di “corruzione sulla Terra” per un presunto coinvolgimento nell’uccisione di un agente di polizia durante le proteste in corso da settembre. Questa la decisione presa dalla Corte Suprema iraniana, che peraltro ha confermato la condanna a morte per omicidio ma, allo stesso tempo, ha spiegato che si esprimerà in merito all’appello presentato su un altro capo di imputazione, inerente ai danni contro la sicurezza nazionale (“Moharebeh” cioè inimicizia contro Dio).

L’ufficio della Corte Suprema, come riportato dall’agenzia Irna, ha sottolineato che è stata sospesa “la condanna a morte su richiesta dell’avvocato di Ghobadlou che ha chiesto la sospensione, fino a quando l’inchiesta sul caso di Moharebeh non sarà completata”.

Intanto, registi e attori iraniani – secondo quanto appreso – boicotteranno la quarantunesima edizione del Fajr Film Festival di Teheran e manifesteranno solidarietà con le proteste antigovernative divampate quasi cinque mesi fa a seguito della morte di Mahsa Amini, la 22enne di origine curda deceduta dopo essere stata messa in custodia dalla polizia morale, perché accusata di non aver indossato il velo in modo corretto.

Kiyoumars Pourahmad – regista e scrittore – su Instagram ha scritto: “Ma quale celebrazione? Quale Festival con questo dolore nei nostri cuori e questo anno di sangue e sofferenza?”.

“Ho pianto molte volte nei mesi passati e non ho la forza di partecipare al festival” ha detto Hanieh Tavassoli, mentre l’attore Ali Nasirian ha fatto sapere che non prenderà parte alla kermesse “a causa del dolore che prova a causa dei recenti incidenti nel Paese”. Fardin Khalatbari, noto compositore di colonne sonore, a sua volta ha tuonato sui social: “Non dovremmo dare vergogna la nobile cinema dell’Iran partecipando al Fajr Festival mentre il popolo iraniano è in lutto”.

Le dimostrazioni anti-governative hanno raggiunto anche il mondo dello sport. La nazionale iraniana di futsal – il calcio a 5 femminile – che ha ottenuto il successo nel Campionato dei Paesi dell’Asia centrale (Cafa) che si è tenuto in Uzbekistan, ha rifiutato di cantare l’inno nazionale nel corso della cerimonia di chiusura, come segno di apparente solidarietà con il movimento di protesta in Iran.

Infine, la scrittrice Fariba Hachtroudi – in una intervista apparsa su La Stampa – ha annunciato di aver lanciato una raccolta fondi on-line, per supportare i giovani che stanno protestando contro la Repubblica islamica attraverso l’associazione Mohsen-Hachtroudi. “Per soffocare la resistenza, oltre ad arrestare ed uccidere, il regime mette in ginocchio finanziariamente le famiglie dei giovani che vengono imprigionati – ha rivelato – le cauzioni richieste possono arrivare fino a 100mila euro. Si tratta di cifre astronomiche. Certe volte i genitori dei ragazzi uccisi non possono nemmeno sostenere i costi dei funerali”. E ancora: “Sappiamo bene quello che succede nelle prigioni, ho avuto delle testimonianze a riguardo. Alcuni di loro mi hanno raccontato le minacce subite, che spesso sono anche peggio degli stupri. I prigionieri vengono denudati, insultati e minacciati. Magari non arrivano fino alla violenza sessuale ma è uno stato di maltrattamento permanente. Spesso i giovani neanche raccontano ai loro genitori i violenti interrogatori a cui sono sottoposti, per non farli preoccupare. Mi hanno raccontato di prigioni a Teheran sovraffollate, dove i ragazzi sono tenuti come sardine, con un odore nauseabondo. Non oso poi immaginare cosa avviene nelle province più sperdute, dove non c’è nessun controllo, come il Belucistan o il Kurdistan iraniani”.

Aggiornato il 01 febbraio 2023 alle ore 15:21