“L’incidente” dell’elicottero ucraino

Che cosa sta succedendo realmente nel conflitto russo-ucraino? Dalle pagine di questo giornale avevo di recente espresso dubbi sull’effettivo andamento della guerra, che è stata innescata dalla invasione dell’esercito della Federazione Russa con il supporto delle milizie filo-russe del Donetsk e del Lugansk. Ritenevo, quantomeno fuorviante, l’informazione dei media occidentali che davano per vincente l’esercito ucraino sui russi. Ormai si ipotizzava la sconfitta ingloriosa dell’ex Armata Rossa, con le truppe degli invasori in enorme difficoltà. La riconquista dei territori occupati era solo una questione di tempo. Perfino la stessa penisola di Crimea sarebbe stata strappata alla Federazione Russa.

L’incidente (incidente?) di mercoledì 18 gennaio, relativo alla caduta dell’elicottero ucraino che trasportava il ministro degli Interni, Denys MonastyrsKyj, il viceministro Yevgeny Yenin e il segretario di Stato del ministero, Yuriy Lubkovich, fa sorgere degli interrogativi. Pare che le persone che si trovavano nelle vicinanze abbiano sentito una forte esplosione. È stato un incidente o sono stati i russi a provocare la caduta dell’elicottero, che ha di fatto azzerato tutta la struttura apicale del ministero degli Interni ucraino?

Dopo la riconquista di parte dei territori occupati, era passata la convinzione che le sorti della guerra stessero rapidamente cambiando a favore dell’Ucraina. Lo stesso presidente Volodymyr Zelensky sembrava potesse muoversi con una certa sicurezza sulla parte dell’Ucraina sotto il controllo del proprio esercito. Il politologo americano Edward Luttwak, che non può essere certamente considerato un estimatore di Vladimir Putin, ha affermato in una intervista rilasciata al quotidiano Il Giornale: “Gli ucraini devono mettersi in testa che non potranno mai avere una vittoria totale e i russi devono vincere almeno una battaglia, così che Putin possa dire di aver vinto la guerra e non si creino situazioni esplosive in Russia”.

Considerazioni queste, alla luce dei fatti, assolutamente condivisibili. Un sano pragmatismo diplomatico imporrebbe di valutare quale potrebbe essere il “minore dei mali” per la risoluzione del conflitto. Un onorevole compromesso o una guerra senza fine dagli esiti ancora più drammatici?

Aggiornato il 20 gennaio 2023 alle ore 17:25