Geopolitica e geoeconomia: quali prospettive per il 2023?

Il 2022 è stato segnato dalla guerra in Ucraina, che ha deflagrato un sistema geopolitico all’apparenza stabile, ma che in realtà vacillava da decenni. La cosa evidente è la nascita di un multilateralismo che ora stenta a proiettare, nel sistema geostrategico, una qualche parvenza di tracciato che possa condurre a definire alleanze o congiunture comuni. Queste fratture hanno portato ad aumentare la divergenza tra le cosiddette democrazie liberali e i concreti poteri illiberali che, stimolati dalla instabilità dell’Europa orientale” (di centro), prolificano e rincorrono i rispettivi progetti.

Questo “fenomeno tellurico”, geopolitico e geoeconomico, è in una evidente escalation, che nel 2023 non potrà che acuirsi. Anche se queste fratture hanno decretato, finalmente, un indebolimento della globalizzazione, che tuttavia è un connotato piuttosto occidentalistico in quanto la maggior parte del Pianeta la subisce debolmente, gli effetti di questa crisi sistemica si materializzeranno soprattutto nella vita quotidiana della maggioranza della popolazione vivente, soprattutto nel centro-nord del Globo. L’inflazione, le guerre, un impoverimento generalizzato, le politiche europee non orientate verso logiche positive. Poi il vertiginoso costo del denaro, un paradosso socio-economico che porta l’aumento dei tassi di interesse che, comunque lo si voglia giustificare, contrasta con le politiche sociali, anche nazionali, tese a sostenere le difficoltà e le disparità della popolazione europea. Ma quanto potrà protrarsi questa situazione alla luce di tutto questo?

Sicuramente, comunque vada la “questione Ucraina”, la cicatrice geopolitica non potrà guarire almeno nei prossimi cinque anni. Ma questo stato di cose pone un altro interrogativo: quale modello di società si sta creando e si definirà nel prossimo futuro? Come sappiamo dalle basi della “dottrina antropologica, una delle caratteristiche migliori dell’essere umano è “l’adattabilità”. Inoltre, più è veloce questo processo di adeguamento alla nuova condizione, più sarà positiva, costruttiva e utile la risposta. L’umano si è adattato a vivere in ogni condizione: guerre continue, assenza di libertà, anarchia, carestie, ambienti naturali ostili. Quindi il nuovo modello di società sarà fisiologicamente plasmato su un nuovo sistema, come accaduto migliaia di altre volte. Ma un cambiamento complessivo nell’approccio geopolitico si sta già delineando: un allontanamento globale dall’occidentalismo. Così, sia dal Brasile, dove Luiz Inácio Lula da Silva ha chiaramente dato pari responsabilità sia a Vladimir Putin che a Volodymyr Zelensky sulla causa della guerra, come dal Senegal, dove il presidente golpista Macky Sall ha condannato ambedue i belligeranti, la divisione tra nord e sud è evidente ed in crescita. Quello che si è creato è l’inizio di un fisiologico shock sociologico, finora occultato dalla “corrente dominate”, come si dice con lessico italiano, meglio conosciuto come mainstream. Insomma, è stata nascosta la spazzatura sotto il tappeto, ma la sporcizia resta. Non aver reso noto questo processo sta portando a una transizione non pianificata, diretta verso una nuova organizzazione del sistema. Quindi, una transizione non preparata che avverrà in modo incontrollato. E ciò è stato evidenziato in questi ultimi tempi, dove atteggiamenti blandi assunti, volutamente, su certe situazioni di valore geopolitico, hanno portato al punto che la quantità di crisi che colpiscono il nostro sistema, apparentemente globale, superano le capacità materiali e finanziarie del sistema stesso, allo stesso tempo necessarie per affrontarle (vedi la “questione” tra Serbia e Kosovo).

Criticità geopolitiche: Russia, “Occidente”, Ucraina, Iran, Corea del Nord, Cina, Yemen, Libia, Siria, Kurdistan siriano-turco-iraniano–iracheno, l’area balcanica in fibrillazione, il jihadismo in buona parte dell’Africa, l’immigrazione incontrollata, solo per citare alcuni “casi”. Queste si aggiungono ai limiti tangibili del sistema, come le criticità a gestire e organizzare le fonti energetiche: estrazione, trasformazione della materia prima in energia. E, infine, la distribuzione. Tutto ciò mentre un sistema alternativo di trasformazione dell’energia non è pronto a subentrare. E si procede mettendo “toppe” alle esigenze energetiche quotidiane. Ricordo che la questione energetica è alla base di ogni sistema economico, quindi della creazione di ricchezza.

Una situazione, quella che stiamo vivendo, che proietterà la sua eredità – fatta di “debiti generalizzati” – verso il 2023. Tuttavia, una tale criticità, tendente al collasso, offre agli Stati la possibilità di mantenere un controllo sulla massa, utilizzando le grandi multinazionali e soprattutto i gruppi finanziari. Così il sistema, applicando il controllo delle masse tramite un doping socio-mediatico che narcotizza la società, riesce a sopravvivere.

Un accenno di tale modalità operativa l’abbiamo avuta, nel nostro piccolo, quando è stato utilizzato nel periodo della psico-info-pandemia il famigerato “stato di emergenza”, ultima carta giocata da un micro-Sistema fallimentare. Con la differenza che nella nostra contemporaneità, grazie alla “comunicazione globale”, le conseguenze sono più “stupefacenti” che in passato. Poiché il progresso tecnologico, sotto tutti i suoi aspetti, agendo sul controllo delle masse, concede al burattinaio di turno uno spazio di azione di un’ampiezza senza precedenti.

Quindi, anche un rapido accordo tra ucraini e russi, messo sul piatto dei negoziati già oltre due mesi fa e sovente rispolverato, al fine di evitare un’escalation ad ampio raggio, appare poco probabile nel breve periodo, salvo l’estromissione dal potere, in qualsiasi modo, dello Zar Putin I, “vaticino dell’atomica, che abbrevierebbe i tempi. Ma intanto anche nel 2023 la massa sarà controllata e vivrà, in un Mondo spaccato, la sua “apocalisse noiosa”.  

Così viene da chiedersi: il multilateralismo, frutto della frattura geopolitica”, potrebbe consentire di risolvere situazioni geopolitiche complesse? Probabilmente sì, ma avrà i suoi tempi.

Aggiornato il 09 gennaio 2023 alle ore 09:38