Una strage. Secondo l’ultimo aggiornamento di Hrana, l’agenzia di stampa iraniana per i diritti umani, ammonterebbero a 508 le persone uccise durante le proteste divampate nel Paese, inclusi 69 bambini. Un dato impressionante, che si è aggiunto al numero di arrestati (oltre 18mila). Il report, peraltro, ha segnalato che al momento sono andate in scena più di 1.200 manifestazioni di contestazione in 161 città. I dati forniti dall’agenzia, per la cronaca, fanno riferimento al periodo dal 26 settembre al 7 dicembre.

Intanto, Bbc Persia ha indicato l’identità di un adolescente curdo deceduto nel corso delle proteste antigovernative in Iran. E ha postato un video che ha mostrato Amin Marafet, 16 anni, mentre suonava la chitarra a casa. Amin, secondo una prima ricostruzione, sarebbe stato colpito il 30 settembre scorso ad Ashineh, città di confine curda. Le manifestazioni, va ricordato, sono esplose a settembre dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne curda che si trovava sotto la custodia della polizia morale, che aveva tratto in arresto la ragazza a Teheran per “non aver indossato correttamente il velo islamico”.

Infine, in una nota, l’associazione Nessuno tocchi Caino ha detto: “Antonio Tajani, da ministro degli Esteri, dà continuità e concreta attuazione al suo ultradecennale impegno per la moratoria delle esecuzioni capitali in vista dell’abolizione della pena di morte. Ci siamo trovati insieme, e ancora lo siamo, nel difendere la vita, con la libertà e la democrazia… Ha fatto bene Antonio Tajani a convocare l’ambasciatore iraniano a Roma, per chiedergli la sospensione delle condanne a morte, il blocco immediato delle esecuzioni, la sospensione della repressione violenta delle manifestazioni e anche l’apertura di un dialogo con i manifestanti”.

Secondo l’associazione, “quanto accade in Iran – per anni primatista mondiale per numero di pene capitali – bene spiega come nei Paesi in cui principalmente si concentra la pena di morte, cioè quelli illiberali e totalitari, la soluzione definitiva del problema, più che alla lotta contro le esecuzioni”, attiene alla battaglia per la democrazia, “l’affermazione dello Stato di diritto, la promozione e il rispetto” sia dei diritti politici che delle libertà civili.

Aggiornato il 29 dicembre 2022 alle ore 16:31