Taiwan: l’ossessione cinese

Mao Zedong, tra il 1949 e l’inizio del 1950, era preoccupato per una eventuale intromissione militare degli Stati Uniti a Taiwan. Quindi allertò i suoi generali.

Oggi, il presidente cinese Xi Jinping prevede che i “separatisti” di Taiwan – concezione, questa, priva di fondamento storico possano avere grandi capacità di resistenza in caso di aggressione cinese. La Cina e Taiwan sono state separate dalla fine della guerra civile (1949). Adesso, la presidente taiwanese, Tsai Ing-wen, ha affermato che essere annessi alla Cina non è accettabile. Taiwan ha una popolazione di 24 milioni e la Cina la considera una delle sue province mancate.

Pechino, il 25 dicembre, ha condotto esercitazioni militari intorno a Taiwan, accampando la motivazione come una risposta alle collusioni di Washington con Taipei, interpretate come plateali provocazioni. Questa cooperazione tra l’Isola e gli Stati Uniti è stata ravvivata dall’ex presidente americano, Donald Trump e ha messo immediatamente alla prova le relazioni tra Usa e Cina. Infatti, Pechino vede con profonda insofferenza questo legame, a causa dell’importante sostegno militare che da diversi decenni gli statunitensi danno a Taipei, ovviamente inteso da Pechino come un atto ostile. In tale quadro, Li Zhaoxing, ministro degli Esteri cinese, sabato scorso ha condannato l’adozione da parte del Parlamento Usa della National defense authorization act sulla difesa, una legge che impegna dieci miliardi di dollari in aiuti militari a Taiwan, compresa la fornitura di armi. Eppure, i precedenti accordi tra Washington e Taipei, ovviamente, rimangono pietre miliari di questo sodalizio, come una serie di misure per approfondire i legami. Tra questi, il Taiwan travel act del 2018, che consente scambi informali tra funzionari statunitensi e taiwanesi e il Taiwan assurance act del 2019, che ha permesso la vendita di una serie di stock di armi.

Shi Yi, supervisore dell’area orientale dell’Isola, ha comunicato che in questo “gioco di forza” il Pla, l’Esercito popolare di liberazione cinese, ha effettuato – il 25 dicembre – esercitazioni nello spazio aereo e marittimo intorno a Taiwan, impiegando milizie di intervento rapido, insieme a forze speciali. Una comunicazione (fonte Pla) ha mostrato una foto scattata da un aereo da ricognizione che evidenziava delle alture di Taiwan, a dimostrazione della vicinanza del velivolo dall’Isola.

La prospettiva di un’invasione cinese è al centro delle analisi internazionali, impegnando sia l’Occidente che i Paesi limitrofi in prospettive strategiche da adottare in caso di rischi concreti. Infatti, Xi Jinping, eletto presidente a ottobre per il terzo mandato consecutivo, ha chiarito che la “riunificazione” di Taiwan con la Cina non può attendere le generazioni future. Da tempo, le sue pressioni diplomatiche, economiche e militari, hanno gravemente deteriorato le relazioni tra Pechino e Taipei. È noto che Pechino abbia un grande vantaggio militare. E nel caso che la Cina dovesse invadere l’Isola, l’esercito di Taiwan sarebbe largamente inferiore in termini di personale militare: secondo quanto stimato dal Pentagono, ha a disposizione ufficialmente meno di novantamila soldati, contro circa un milione di militari cinesi.

Questa criticità, con tendenza esponenziale, ha indotto Taipei a rafforzare il proprio sistema di difesa. L’intervento sull’esercito è stato quello di programmare l’allungamento della durata del servizio militare obbligatorio, proprio come contrappeso alle “performance” cinesi registrate ai suoi confini. Infatti, Tsai Ing-wen ha dichiarato che l’attuale leva ha la durata di quattro mesi, non adeguata alle eventuali prospettive di impegno militare. Pertanto, il 27 dicembre, la presidente Tsai, nel quadro di una conferenza stampa sulle “pressioni cinesi”, ha detto che il servizio obbligatorio di leva sarà prolungato a un anno. La riforma, in una visione ottimistica, dovrebbe entrare in vigore nel 2024 e sarà applicata ai nati dopo il primo gennaio del 2005.

Intanto, Taiwan sta aumentando la flotta aerea, acquistando nuovi aerei da combattimento e missili anti-nave, al fine di rafforzare le sue difese, oltre che a intensificare l’addestramento dei riservisti. Ma pare che il tutto sia ancora insufficiente in caso di un attacco. Così, l’esercito cinese, Pla, si allena quotidianamente sul The joint island attack campaign – “Campagna di attacco dell’Isola” – un piano specificatamente istruito per conquistare Taiwan. Questa è una pianificazione altamente sofisticata, continuamente aggiornata, che sostiene l’inevitabilità dell’invasione, prevista dal Pcc, Partito Comunista cinese. Secondo quanto emerge da alcune fonti di analisi statunitensi e dal Project 2049 Institute, il Pla – in applicazione del The joint island attack campaignpresume di impegnare tra trecentomila e un milione di soldati in tre fasi, che si svilupperanno su due settimane prima della presa di Taipei. Brevemente: una guerra elettronica contro i satelliti Usa, attacchi informatici, bombardamenti, blocco totale, navale, aereo e spaziale, azione terrestre devastante fino a Taipei.

Ma si sa: tra programmare e mettere in pratica c’è di mezzo il mare dello stretto di Taiwan e non solo. Così, “l’ossessione cinese” permane.

Aggiornato il 29 dicembre 2022 alle ore 10:56