Qatar: Kaili confessa, Panzeri accusa Tarabella

Eva Kaili avrebbe confessato, cedendo alle pressioni degli inquirenti. L’ormai ex vicepresidente del Parlamento europeo, in carcere dal 9 dicembre scorso nell’ambito dell’inchiesta sul Qatargate, come racconta Repubblica, avrebbe ammesso l’esistenza delle valigie piene di soldi. “Conoscevo – avrebbe detto – le attività di Mr. Panzeri. E sapevo che a casa mia c’erano valigie piene di soldi”. Kaili avrebbe ammesso di aver incaricato il padre di nascondere le mazzette di denaro e di essere a conoscenza dell’attività portata avanti dal marito, Francesco Giorgi, con l’ex eurodeputato Pier Antonio Panzeri, entrambi in carcere. Lo scrive il quotidiano belga Le Soir in base a documenti visionati insieme a Knack e Repubblica. Anche Panzeri avrebbe riconosciuto in parte il suo coinvolgimento, accusando l’ex collega socialista Marc Tarabella come beneficiario dei “regali” del Qatar. Secondo la ricostruzione del quotidiano francofono, il giorno del blitz che ha portato agli arresti, Kaili sarebbe entrata nel panico quando la polizia ha fermato il compagno Francesco Giorgi, che aveva appena lasciato il loro appartamento in Rue Wiertz, a poca distanza dal Parlamento europeo. Oltre ad avvertire il padre, fermato poco dopo al Sofitel, un hotel di alta fascia nel cuore del quartiere europeo, mentre tentava di darsi alla fuga con una valigia piena di contanti, l’ex vicepresidente del Pe avrebbe tentato anche di mettersi in contatto con Panzeri e altri due eurodeputati citati nell’inchiesta, dei quali non viene tuttavia indicato il nome.

La flagranza di reato (in casa di Kaili e Giorgi sarebbero state trovate altre banconote) e l’aver provato a inquinare le prove hanno quindi convinto la giustizia belga ad arrestarla. Detenuta nel carcere di Haren, nella periferia nord-oriantale di Bruxelles, la politica ellenica comparirà giovedì 22 dicembre davanti alla camera di consiglio, che dovrà decidere se prolungare la sua detenzione o rilasciarla con o senza condizioni. Prima di confessare, Eva Kaili avrebbe tentato di negare tutto. In precedenza aveva dichiarato: “Non farò la fine di Ifigenia”, non volendo essere sacrificata sull’altare come lo fu Ifigenia nel mito greco. La politica ellenica comparirà giovedì 22 dicembre davanti alla Camera di consiglio, che dovrà decidere se prolungare la sua detenzione o rilasciarla con o senza condizioni. Dal canto suo, Pier Antonio Panzeri, detto il “Panzer”, a differenza di Kaili, non avrebbe parlato con i magistrati. “Su di me non troveranno niente”, avrebbe detto ad alcuni amici fidati. Il “Panzer” è un vecchio dalemiano tutto d’un pezzo. Non avrebbe mai usato uno smartphone. Niente WhatsApp. Nessuna possibilità di essere rintracciato. Come scrive Il Foglio, il telefono di Panzeri sarebbe un “preistorico Nokia. Uno di quei reperti d’archeologia impermeabili ai moderni software d’intercettazione. Inattaccabile a quelle diavolerie che furono la disgrazia di Luca Palamara, l’ex magistrato dell’omonimo scandalo cui si attribuisce l’apocrifa battuta: Mi hanno intercettato, porca trojan!”.

Aggiornato il 20 dicembre 2022 alle ore 15:47