L’arma strategica del migrante, altro che Putin!

Migranti: ovvero la deriva demografica dei Continenti. Ideologicamente, le migrazioni epocali di massa, favorite dal senso di colpa dell’Occidente ex colonialista negriero e sfruttatore, presentano un contenuto assai impattante sulle società-bersaglio di Europa e America del Nord, non dissimile da quello dell’impiego di armi strategiche nucleari, quest’ultimo minacciato a più riprese da Vladimir Putin. Ma, mentre l’Autarca di Mosca sragiona obiettivamente, l’insieme delle centrali mondiali degli Apparatčiki (un termine colloquiale russo per indicare i funzionari a tempo pieno del Partito Comunista sovietico), che rappresenta una nomenclatura elitaria mondializzata e fortemente ideologizzata di funzionari d’apparato progressisti, si muove all’unisono come una qualsiasi mafia planetaria che agisce a danno dei popoli e delle loro identità, facendo riferimento a una miriade di lobby che fanno capo a Ong e a Fondazioni, che sostengono e finanziano l’impegno umanitario per l’accoglienza indiscriminata dei migranti. Questa vasta élite culturale, che proviene dai campus universitari progressisti più prestigiosi d’America e d’Europa, sta infestando come una gramigna inestirpabile le burocrazie europee e onusiane, per promuovere un attacco in grande stile contro le identità nazionali, grazie al suo monopolio dell’informazione sui media e sui social network mondiali.

L’obiettivo dichiarato (vedi il “Migration Compact” che, per fortuna, non è stato firmato né dagli Usa né dall’Italia) è quello dell’eliminazione delle frontiere, in modo da consentire ai Continenti sovraffollati di riversare pacificamente il loro enorme surplus demografico sui territori europei e americani in via di spopolamento, ma molto più benestanti ed evoluti. Così un’informazione ammaestrata promuove nel mondo e giustifica ideologicamente le migrazioni epocali di massa, che hanno l’effetto pratico e i contenuti destabilizzanti di un’invasione pacifica ai fini di sostituire sia etnicamente che culturalmente le spente società occidentali, ormai prive di figli e di forza lavoro a buon mercato. Così l’India, l’Africa e l’America Latina possono permettersi di non adottare politiche severe di contenimento demografico, per creare quell’enorme spinta di massa dei profughi economici destinata ad abbattere con il suo peso abnorme tutti gli ostacoli finora posti dall’esistenza delle frontiere legali e dal diritto di difendere i propri confini internazionalmente riconosciuti. L’individuazione più esatta di questa strategia, che si presenta con molti focus, è ben analizzata dalla stampa conservatrice europea, soprattutto francese, come accade con Le Figaro, che nel suo “Crise migratoire: le bal des hypocrites” ricorda l’aggressione dei migranti illegali muniti di cesoie per la creazione di varchi nelle reti di protezione polacche, in occasione dell’afflusso organizzato di migranti alle frontiere con la Bielorussia, molto simile a quanto avvenuto alla frontiera tra Marocco e Spagna con l’arrembaggio a Ceuta da parte di migranti economici. Questi uomini in buona salute, come quelli che arrivano con i barconi, sono tutti uguali tra di loro: robusti e giovani migranti che pagano migliaia di euro ai trafficanti per giungere a tutti i costi alle frontiere comuni dell’Unione.

Da nessun’altra parte del mondo si assiste all’esistenza di frontiere totalmente porose, e a una simile scellerata tolleranza nei confronti delle reti criminali responsabili del traffico di esseri umani”, sostiene Le Figaro. Organizzazioni che sono divenute maestre nello sfruttare ai propri fini la presenza delle navi delle Ong nel Mediterraneo. Per di più, l’Unione rappresenta la sola organizzazione di Nazioni al mondo ad aver ceduto al ricatto di altri Stati (vedi la Turchia di Recep Tayipp Erdogan), pagandoli lautamente in cambio del maggiore controllo alle loro frontiere dei flussi di immigrati illegali. E così i Paesi europei che si vogliono “politically correct” possono nascondere sotto il tappeto, in cambio di molto denaro, i loro veri sentimenti (dato che gli elettori europei sono del tutto contrari a favorire le migrazioni economiche!), lasciando che a fare il lavoro sporco siano altri Stati. E, ovviamente, non si è “democratici” se si osa domandare ai propri cittadini il loro parere in merito alla sceltabuonista” di vivere in una società multietnica! Ma l’Unione europea dovrebbe rispondere a domande esistenziali per la sua sopravvivenza, quali “vogliamo accogliere più migranti economici”? E, in caso affermativo, a quali ritmi e a quali condizioni? Intanto, però, come tutti sanno il grosso delle presenze di irregolari non è determinato dall’arrivo dei barconi, ma dagli “overstayer”, per cui molte centinaia di migliaia di stranieri che hanno ottenuto un permesso provvisorio di soggiorno di breve durata (per studio o turismo) alla scadenza del titolo, invece di rientrare a casa loro, si immergono e restano praticamente impuniti a lavorare nell’economia sommersa italiana, francese, belga e inglese, in particolare, grazie all’assoluta impotenza amministrativa degli Stati coinvolti di procedere ai relativi rimpatri per grandi numeri.

Si preferisce, così, cedere al ricatto della regolarizzazione postuma che conviene a tutti, datori di lavoro e migranti, ma non certamente al contribuente perché almeno fino alla loro emersione quei posti di lavoro in nero non fruttano un solo euro di tasse al Governo italiano che, al contrario, è obbligato a fornire assistenza sanitaria, trasporti e scuole anche a chi regolare non è! La Francia non è di certo messa meglio di noi, per quanto riguarda l’efficacia dei provvedimenti adottati dal prefetto o dall’autorità giudiziaria competente, ai fini dell’espulsione dal territorio nazionale degli stranieri in posizione irregolare. In Francia, il decreto di allontanamento corrisponde alla sigla “Oqtf” (“Obligation de quitter le territoire francais”) e in più del 90 per cento dei casi non viene rispettato. Secondo i dati del ministero dell’Interno francese evidenziati dal quotidiano Le Monde dell’11 novembre (“Le Gouvernement pris au piège de sa rhétorique”, in cui si stigmatizza Emmanuel Macron che tre anni fa, come fece Matteo Salvini, promise di mandare a casa loro tutti gli irregolari!), nel 2021 è stato ottemperato solo l’8,2 degli all’incirca 122mila Oqtf. Un’inutile fatica di Sisifo, visto che molti fanno finta di uscire, per poi rientrare da qualche altra parte, grazie alla porosità del sistema e alle complicità interne che fanno anche riferimento alla presenza etnica dei migranti regolarizzati. In materia di esecuzione dell’Oqtf e a confronto con gli altri Paesi europei, nel 2019 la Francia con il suo 14,3 ha fatto in percentuale molto peggio di Germania (53), Danimarca (51,8), Spagna (32,6), Italia (24,1), Grecia (21,4). Per cui, osserva Le Monde, i dati dimostrano come abbia funzionato molto meglio la strategia del ritorno assistito.

Le Figaro del 14 novembre prende di mira proprio il paradosso dell’Ocean Viking, che considera un “pericoloso precedente”, avvertendo che il soccorso ai naufraghi in base al diritto del mare non ha nulla a che vedere con la pretesa successiva di migranti e Ong di sbarcare in un porto europeo, lontano molte centinaia di miglia dal luogo del salvataggio. Del resto, non c’è nessun diritto riconosciuto ai comandanti delle navi umanitarie di scegliere a loro discrezione quale sia il porto più sicuro. Infatti, dai dati di bordo l’Ocean Viking passa il 20 di ottobre a 60 chilometri dal porto tunisino di Sfax (che tra l’altro ospita un presidio dell’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, abilitato all’esame delle domande d’asilo!) per poi arrivare in Sicilia dopo una navigazione di 800 miglia, alle quali se ne aggiungono altre 700 per arrivare al porto francese di Tolone! Morale: il fatto che la Ong non si sia fermata a Sfax è la dimostrazione pratica che “Sos Méditerranée non vuole solo salvare vite umane, ma portare i migranti in Europa. Così facendo però le Ong coinvolte danno obiettivamente una mano ai trafficanti, arrivando persino in taluni casi a contattarli direttamente per poter recuperare le imbarcazioni”.

Alcuni video girati da Frontex parlano molto chiaro in questo senso. Pieno sostegno, quindi, all’Italia che con i suoi 90mila immigrati sbarcati nel 2022 ha evidenziato come la Ocean Viking non rischiasse alcun naufragio una volta entrata nelle acque territoriali italiane. Per cui è stato giusto far sbarcare i più fragili, rifornendo la nave di tutto il necessario e non impedendole di proseguire la sua traversata fino in Francia. Allora, conclude Le Figaro, ci si salva solo tutti assieme, decidendo che nella Ue vale il principio assoluto per cui non si può entrare in Europa se lo si fa illegalmente! Ottimo suggerimento per il Governo Meloni!

Aggiornato il 18 novembre 2022 alle ore 10:20