Nelle sue ultime apparizioni Vladimir Putin sta dando sfoggio di una notevole fantasia nel leggere i “fatti che lo riguardano”, facendo trapelare, però, una non tanto velata voglia di affievolire l’incendio che ha innescato, anche se causato – secondo lui – da fisiologici, quindi inevitabili, eventi. Questa può essere l’interpretazione di quanto pronunciato, giovedì 27 ottobre, in occasione della conferenza internazionale di Valdaj, città situata nell’oblast di Novgorod. In questa occasione, ha affermato che il mondo è entrato nel suo decennio più pericoloso dalla fine della Seconda guerra mondiale. E il conflitto in Ucraina è un esempio della lotta contro il dominio occidentale. Nel suo intervento, ha sostenuto che la guerra che sta conducendo in Ucraina è parte di un “cambiamento tettonico dell’intero ordine mondiale”. Una visione geopolitica troppo russocentrica, anche alla luce di una nuova, accennata, politica estera che il presidente cinese Xi Jinping pare voglia avviare.
Putin ha così cesellato un discorso piuttosto monotono, sicuramente sentito dagli astanti ma probabilmente non ascoltato. Ha ribadito il “momento storico”: un decennio fino al 2030 pericoloso e imprevedibile, ma importante per gli equilibri mondiali. Ha ammesso poi che l’Occidente non è così unito. Cosa abbastanza vera ma che ritengo non particolarmente necessaria. Ha detto che il pianeta è in una “situazione rivoluzionaria”, forse non conoscendo la “storia dell’umanità”, dove la guerra è un elemento fisiologico e che la ricerca della pace è solo teorica. Quindi, secondo lui, l’attacco all'Ucraina fa parte di questo “cambiamento dell’Ordine mondiale”. Inoltre, ha notato che “la Russia non sopporterà mai il diktat dell’Occidente aggressivo e neocoloniale”. E che l’offensiva contro l’Ucraina è una lotta per la sopravvivenza stessa della Russia. Su questa linea ha estratto dal “cilindro” la teoria secondo cui l’Ucraina sta per attivare la “bomba sporca” – come se esistesse la bomba pulita – che chiamerei meglio “bomba ibrida”, cioè un ordigno dove, oltre all’esplosivo convenzionale, viene aggiunto materiale radioattivo. Ha esortato, quindi, l’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, a recarsi in Ucraina per accertare quanto affermato. In risposta l’Aiea, tramite un comunicato stampa emesso nella serata di giovedì 27 ottobre, ha assicurato che visiterà a breve due siti ucraini, anche su richiesta di Kiev, al fine di verificare la situazione riguardo all’aspetto nucleare.
Putin, successivamente, ha attenuato le sue passate minacce di ricorrere a ogni arma a disposizione, non menzionando l’arma atomica, e definendole eventuali risposte a una azione nucleare ucraina: “Non abbiamo mai parlato della possibilità di usare armi nucleari. Abbiamo solo risposto alle dichiarazioni di altri Paesi”. Infine, ha concluso con una litania accusatoria contro Stati Uniti, per aver rappresentato l’unico Paese al mondo ad aver usato armi nucleari, nel 1945, contro uno Stato non nucleare, il Giappone. Circa la situazione economica della Russia, ha sottolineato che il peggio è passato. Un nuovo equilibrio dell’economia russa si è creato: a breve termine sarà sicuramente un vantaggio. Si è poi conclusa la giornata con la richiesta di Sergej Lavrov, ministro degli Esteri russo, diretta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di avviare una indagine internazionale sul coinvolgimento di Washington nel presunto sviluppo di armi biologiche in Ucraina.
Nel suo complesso, il monologo di questo ex “mediocre agente” del Kgb, così è stato giudicato, il quale al momento del crollo del muro di Berlino, nel 1989, era assegnato nella Germania dell’Est, sollecita molti interrogativi. Per esempio: lo spirito di questa guerra è veramente ideologico? E ancora: furono veramente una difesa dell’unità del Russkiy mir, il mondo russo e l’odio per l’invadente Occidente che spinsero lo zar Putin a giocarsi tutto per ricercare gli splendori di un impero traballante? Ma la domanda più inquietante è: e se da parte di coloro che hanno deciso l’aggressione ci fosse stato un enorme equivoco sulle ragioni dell’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio?
Una cosa pare abbastanza certa: più questa guerra va avanti, più si logorano le motivazioni russe. E più ci si abitua a questo “paradosso geopolitico”, il quale poteva avere “effetti territoriali” in altre epoche storiche, ma che oggi affoga nell’anacronismo.
Aggiornato il 02 novembre 2022 alle ore 10:10