Terzo mandato per Lula: il Brasile è diviso

Luiz Inácio Lula da Silva, ex sindacalista, ex presidente, l’uomo che ha puntato tutto sulle disparità sociali e sull’ecologia, ha vinto le presidenziali in Brasile contro Jair Bolsonaro. Tuttavia, la promessa di unità del Paese non inizia col piede giusto. Lula si è imposto sul presidente uscente con appena due milioni di voti di vantaggio (su 215 milioni di abitanti). Il candidato di sinistra ha raccolto il 50,9 per cento delle preferenze, mentre Bolsonaro il 49,1 per cento. Una vittoria di “corto muso”, in una delle campagne elettorali più violente di sempre, che ha necessitato dell’intervento dell’Alta Corte di Stato.

Oltre alle congratulazioni – arrivate in giornata – dei leader dei Paesi del Sud America, arrivano i complimenti di Emmanuel Macron, di Joe Biden (che dovrà sottostare alle elezioni l’8 novembre prossimo) e dell’alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri, Josep Borrell. Anche alcuni rivali politici si sono aperti al dialogo. Nello specifico, il governatore di San Paolo – la capitale del Brasile – Tarcísio Gomes de Freitas, repubblicano e “fedele” di Jair Bolsonaro, sottolinea che il risultato delle urne “è sovrano”.

“È stata una tornata elettorale dura – dice – mostra che il Paese è diviso in due, una parte progressista e una conservatrice. Manterremo il dialogo possibile con il Governo Lula”. I numeri “interni” alla nazione, però, sono tutt’altro che favorevoli al neo-presidente. Tredici dei 27 Stati brasiliani sono governati da oppositori di Lula, che può contare sull’appoggio di soli 10 governatori.

Sono di pacificazione le prime dichiarazioni del leader di sinistra, al suo terzo mandato – i primi due dal 2003 al 2011 – a guida del Paese. “Il Brasile ha bisogno di pace e unità – spiega Lula, dopo aver convocato la stampa in un albergo di San Paolo – dal primo gennaio governerò per tutti i brasiliani e non solo per quelli che mi hanno votato. È tempo di riunire la famiglia. A nessuno interessa vivere in un Paese perennemente in guerra. È tempo di deporre le armi”.

La vittoria delle elezioni, per il presidente, appartiene al “popolo brasiliano. Non è una vittoria mia o del mio partito, ma di un immenso movimento democratico. La maggioranza (dell’appena 51 per cento, ndr) del popolo ha lasciato detto chiaro che desidera più democrazia. Vuole più libertà, più uguaglianza e più fraternità”.

Aggiornato il 31 ottobre 2022 alle ore 15:09