Von der Leyen: “Avanti su price cap e aiuti a Kiev”

Lapidaria e diretta la risposta della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, alle parole di Vladimir Putin al Forum economico di Vladivostok. L’autocrate russo ha infatti dichiarato che la Russia non fornirà più petrolio, gas e carbone laddove questo fosse contrario ai suoi interessi: vale a dire nel momento in cui l’Unione europea dovesse approvare il famoso tetto al prezzo dell’energia proveniente da Mosca, sul quale a ottobre inizierà la discussione a Bruxelles. La presidente della Commissione europea replica che non vale più la pena stare a sentire quello che dice Putin, il quale non sa fare altro che ricattare. La priorità – dice la von der Leyen – è quella di mettere in sicurezza l’Europa sul piano energetico e proteggere i cittadini dell’Unione, anche e soprattutto rispetto alle manipolazioni del mercato del gas poste in essere dalla Russia e all’impiego “militare” che questa ha fatto dell’energia, col chiaro intento di affossare l’economia europea e di destabilizzarla, fomentando divisioni e tensioni al suo interno.

Il tetto al prezzo del gas verrà proposto – afferma la presidente Ue – con un obbiettivo molto chiaro: tagliare alla Russia i proventi coi quali sta finanziando la sua atroce guerra contro l’Ucraina. Già da adesso, la Federazione non è più il principale fornitore di gas dell’Europa, grazie alle politiche di diversificazione poste in essere. Quello che sta facendo Putin col gas – prosegue la von der Leyen – è un “giochetto cinico” ai danni dell’Europa. Per questo motivo, l’Unione ha il dovere di contrastare il caro-energia anche con l’introduzione di un price cap sul gas importato via gasdotto dalla Russia e di mitigare i costi esorbitanti delle bollette canalizzando gli extra-profitti delle società energetiche verso le famiglie e le imprese in difficoltà.

La presidente si sofferma inoltre su un dato non sempre messo sufficientemente in luce, vista anche la sua importanza: è praticamente impossibile che la Russia possa esportare altrove il suo gas. Quando Putin dice di voler rimpiazzare il mercato europeo con la quello cinese, bisognerebbe ricordargli che non esistono le infrastrutture necessarie per una simile manovra e che la loro costruzione richiederà degli anni: nel frattempo, la Russia sarà già sprofondata in una recessione dalla quale difficilmente riuscirebbe a uscire prima di un decennio, come rivela Bloomberg venuta in possesso di informazioni segrete provenienti dagli economisti vicini a Putin. In più, quand’anche la Russia dovesse riuscire a piazzare il suo gas sul mercato cinese, difficilmente questo verrebbe pagato allo stesso prezzo dell’Europa: un po’ perché la Cina non è un’economia di mercato e un po’ perché si troverebbe a negoziare in una posizione di forza rispetto alla Russia, del cui gas resterebbe uno tra i pochi potenziali acquirenti. Di conseguenza, non è nell’interesse di Putin chiudere il rubinetto.

L’Unione non arretrerà neanche nel suo proposito di continuare a sostenere finanziariamente e militarmente Kiev – aggiunge la presidente, facendo eco alle parole del capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, che nei giorni scorsi aveva sostenuto la necessità, per l’Europa, di cominciare a mandare i propri istruttori militari ai resistenti ucraini. Nonostante le difficoltà e le minacce, la presidente conclude dicendosi sicura del fatto che la determinazione e l’unità del Vecchio Continente alla fine prevarranno. Al netto delle misure che l’Unione si accinge ad adottare e che sono ormai divenute una questione di fondamentale importanza per la tenuta dell’economia europea, fa piacere constatare come finalmente si sia capito che non bisogna dare alcun peso alle minacce del Cremlino e che queste sono il segno più chiaro ed evidente delle difficoltà in cui versa la Russia, con una guerra che ha capito di non poter vincere, isolata non dal mondo ma dalla parte di mondo che conta e che fa la differenza, vicina a sprofondare in una crisi economica dalla quale difficilmente uscirà tutta intera e prossima a cadere sotto l’influenza di una Cina che finge di esserle amica ma che, in realtà, non vede l’ora di farne una sua colonia politico-economica.

Aggiornato il 09 settembre 2022 alle ore 11:48