Presidenziali Colombia: è ballottaggio

Da un lato Gustavo Petro, 62 anni, ex guerrigliero di sinistra, sindaco di Bogotà dal 2012 al 2015. Dall’altro Rodolfo Hernandez, 77 anni, indipendente, imprenditore edile, sindaco di Bucaramanga dal 2016 al 2019. Ecco i due profili che si sfideranno nel ballottaggio per le elezioni presidenziali in Colombia il 19 giugno. Petro ha ottenuto al primo turno di domenica scorsa il 40 per cento dei voti, mentre Hernandez si è accaparrato un sorprendente (almeno stando ai sondaggi) 28 per cento.

Per Gustavo Petro è la terza corsa alle presidenziali. Si è presentato come protettore degli emarginati, dei giovani e dei poveri, promettendo di affrontare come prima cosa la fame e la disuguaglianza. Si è avvicinato alla politica nel 1973, dopo il colpo di Atato che in Cile destituì Salvador Allende. Ancora minorenne, a 17 anni entra nel gruppo di guerriglia urbana M-19, anche se dichiara di non aver mai combattuto, avendo avuto solo un ruolo organizzativo nel corpo d’insurrezione. Nel 1985 viene catturato e torturato dall’esercito regolare, per poi restare in carcere due anni. Nel ’90 il Movimiento firma un accordo di pace con il Governo colombiano, nel 2006 diventa senatore e successivamente sindaco. Il candidato vuole sfruttare la sua posizione di ex guerrigliero per riaprire il dialogo con l’Esercito di Liberazione Nazionale (Eln), l’ultimo gruppo armato indipendente. I critici lo dipingono come un populista radicale che guiderà la Nazione verso un declino in stile venezuelano. Petro ha risposto scagliandosi verso il dominio da Repubblica delle banane, anche se le sue idee sulla risposta al cambiamento climatico hanno polarizzato l’opinione pubblica. Infatti, il senatore vorrebbe eliminare gradualmente l’esplorazione del petrolio greggio, importante fonte di reddito per la Colombia.

 

Rodolfo Hernandez viene descritto dall’opinione pubblica come il “Donald Trump della Colombia”. Ingegnere di formazione, ha fatto fortuna costruendo case popolari nella natia Piedecuesta, vicino al confine con il Venezuela, negli anni Settanta. Non è iscritto a nessun partito politico. E il punto cardine del suo programma presidenziale è la lotta alla corruzione. Abile e carismatico oratore, Hernandez, l’autoproclamato “re di TikTok”, ha ancora delle indecisioni riguardo ai grandi problemi del Paese. Nel giro di poche settimane ha fatto un’inversione di rotta, passando dal sostegno al fracking e all’uso del veleno glifosato per distruggere le coltivazioni di coca, al rifiuto di entrambi. È diventato famoso durante il suo mandato da sindaco per le dirette Facebook settimanali in cui rispondeva alle domande dei cittadini. Durante la sua carica è stato sospeso per tre mesi, accusato di aver schiaffeggiato un consigliere. Questa macchia sul curriculum non ha fermato il politico-imprenditore, che ha invitato i suoi elettori a “schiaffeggiare la corruzione” in uno dei suoi slogan durante la corsa alle urne.

Hernandez ha seguito il voto di domenica in costume da bagno, bevendo birra accanto alla piscina di casa, secondo i video diffusi dai media. La destra ha già dichiarato che voterà per Hernandez, provando a spostare l’ago della bilancia lontano dalla sinistra.

Aggiornato il 31 maggio 2022 alle ore 08:38