Negoziati, negoziati e ancora negoziati

È quasi unanime la tesi dei tifosi di Volodymyr Zelensky che l’Ucraina stia combattendo una “guerra di popolo” e che l’esito finale non può non essere la vittoria contro l’invasore russo. Al limite, una vittoria mutilata – la presa del Donbass – in quanto Vladimir Putin ha dovuto rivedere i suoi piani iniziali, ovvero la destituzione di Zelescky e l’instaurazione di un governo fantoccio asservito alla Federazione russa.

I “successi”, tutti da verificare, ottenuti sul campo di battaglia dalle forze armate ucraine sono il risultato di una ferrea volontà del popolo di difendersi dall’oppressione russa ma, soprattutto, delle “armi da difesa” che i Paesi occidentali stanno inviando. Per queste inconfutabili ragioni si deve, senza indugio alcuno, continuare a fornire armi all’esercito ucraino che lotta per “la libertà della sua nazione e per la democrazia in Europa”.

Non deve rilevare il risultato che fornire più armi significa prolungare la guerra e contare più morti e profughi di guerra. Se qualche testa pensante libera da pregiudizi ha una opinione diversa, viene subito bandito e tacitato, senza ombra di dubbio, come filorusso e putiniano. L’eroe senza macchia è il presidente ucraino.

A chi giova il prolungamento sine die del conflitto? Certamente al presidente Joe Biden e al primo ministro inglese Boris Johnson. La guerra ha consentito loro di contenere la crisi di consensi interni in vista delle elezioni di Midterm per Biden e a Johnson per sopire lo scandalo del cosiddetto “Partygate”.

Un altro falco pro invio di armi è il segretario generale della Nato, che non si è limitato al sostegno incondizionato di Zelensky ma ha alzato il tiro avanzando il progetto di una forza dell’Alleanza atlantica dislocata al confine con la Russia. La risposta della Federazione russa è stata immediata e minacciosa.

Qual è il ruolo dell’Europa e dell’Ue nel conflitto russo-ucraino? Nessuno! Gli ordini (catena di comando) vengono impartiti dagli Usa, trasmessi alla Nato e l’Unione europea li esegue senza considerare l’impatto economico che presto diventerà anche crisi sociale. Quando si verificherà che una mente illuminata della politica in Europa si farà promotrice attendibile e affidabile di una seria proposta di negoziato tra le parti in conflitto? Con l’obiettivo, prima di un cessate il fuoco, e poi di una trattativa che definisca una soluzione accettabile tra le parti? La parola d’ordine è: negoziato, negoziato e ancora negoziato!

Aggiornato il 14 aprile 2022 alle ore 13:37