Secondo capitolo di fantapolitica: invadendo l’Ucraina, Vladimir Putin è caduto nella trappola preparata per lui dal Deep State statunitense? Davvero qualcuno pensa che sarebbe stato meglio se il Donbass fosse stato riconosciuto indipendente per evitare, nell’ordine, guerra, crisi energetica ed eccidi di civili innocenti? Una falsa convinzione, evidentemente, dato che anche con l’indipendenza del Donbass restava l’assoluta autonomia di Kiev a scegliere, in quanto Paese libero e democratico, le sue alleanze militari e civili (Nato; Ue).

E l’autonomia-indipendenza del Donbass non avrebbe alterato di una virgola l’enunciato del problema. Ma, che cosa è cambiato in Occidente? È nata la Grande Germania post-merkeliana! In passato, con l’accordo implicito (ma anche esplicito, a volte) degli Usa, Angela Merkel ha potuto svolgere per più di quindici anni il ruolo di interfaccia tra l’America e la Russia di Putin. Dopo la fine dell’era dell’ex cancelliera tedesca, ecco che i due contendenti si trovano messi l’uno contro l’altro, anche se il russo tenta di farsi scudo con il corpo di Xi Jinping. Germania con le mani libere, quindi, e Vladimir Putin versus Joe Biden, ma con uno status enormemente inferiore del primo nei confronti del secondo. Infatti, allo “Zar” non rimangono che le armi del ricatto energetico-nucleare per terrorizzare un’Europa tremebonda (ma non la Nato e l’America!), indecisa su tutto.

Va detto che, oggi, senza l’avallo degli Usa, la Germania non avrebbe mai potuto decidere autonomamente per il proprio riarmo, dato che Paesi come la Polonia non guardano a Berlino per la loro protezione, ma a Washington, più lontana ma molto più sicura. Dato che Russia e Germania sono entrate per secoli in competizione tra di loro per spartirsi la nazione polacca. Putin sa benissimo che l’Ue è un salotto di comari per quanto riguarda tre caratteristiche negative fondamentali che ne costituiscono il difetto di fabbrica, annidato nei suoi trattati cervellotici, zeppi di clausole che impediscono il passaggio rapido ad azioni e decisioni immediatamente operative.

L’unitarietà del comando è solo un sogno lontano, quando invece oggi servirebbe per la Ue una strutturazione politico-decisionale da iperpotenza dotata di una iperleadership, come Cina, Russia, e Usa. Invece, accade l’esatto opposto: decisioni per cui si renderebbero necessari tempi rapidi, sono rallentate dall’esigenza di ricorrere a estenuanti e barocche mediazioni, adottate per di più con il criterio antistorico della unanimità, tranne in rari casi stabiliti per legge. In questo contesto, la produzione legislativa e paralegislativa è devoluta a una serie di strumenti, che vanno dai regolamenti, alle direttive e a un paniere complesso di atti intermedi, affidati a organi esecutivi e decisionali, in cui gli aspetti politici e amministrativi sono ora rigidamente separati, ora del tutto confusi tra loro.

Infatti, tutti i poteri di indirizzo politico e di riforma dei trattati sono di esclusiva giurisdizione del Consiglio europeo dei capi di Stato e di Governo, che decidono di regola all’unanimità; mentre l’intera parte normativa applicativa e secondaria (per modo di dire!) è affidata a una serie di organismi politico-burocratici pletorici e ipertrofici, come la Commissione europea e i Consigli dei ministri della Ue. Poi, c’è un Parlamento della Ue co-legiferante con la Commissione che rappresenta un altro monstrum della insipienza politica di Bruxelles, visto che non esiste un Governo comune! Della disunità organizzata di questa trista Europa fanno poi integralmente parte le assenze suicidarie di politiche comuni di bilancio, fiscalità, difesa e politica estera, rendendo così la Ue quella che è da sempre: un nano politico.

E altrove, come funziona? Prendiamo Washington, dove da sempre comanda il Deep State. Per comprenderne l’intima e sofisticata essenza, è sufficiente un esempio tra tutti: la durata dell’interregno del deus ex machina Edgar Hoover, il più longevo direttore dell’Fbi, che si è fatto vari mandati all’ombra di almeno tre presidenti Usa. La stessa cosa la si ricava dall’analisi delle guerre americane degli anni Novanta e del primo decennio del XX secolo, a proposito del Nation Building e dell’Esportazione della Democrazia. L’America, soprattutto lei, aveva un bisogno disperato di sostituire il nemico planetario perduto (l’ex Urss) con qualcosa di altrettanto solido.

Dopo l’11 settembre 2001, uno dei migliori candidati sembrava essere il Terrorismo islamico, solo che quest’ultimo, pur avendo una destabilizzante, grandissima portata ideologica antioccidentale, non aveva nulla di planetario, essendo militarmente confinato in aree molto ristrette del Medio Oriente, e pertanto non poteva di certo surrogare il ruolo dell’ex Urss. Così, nell’ottica del Deep State, si è un po’ troppo lasciato dilatare il fenomeno dell’Isis, noncuranti delle sue stragi genocidiarie, per poi fare un esperimento in corpore vili su quanto fosse facile la sua eradicazione totale come abbozzo di Stato islamico. A questo punto, con la devastazione globale prodotta dalla pandemia e dagli enormi rischi associati dall’estensione planetaria delle catene di valore (ad esempio, i principi attivi degli antibiotici sono di fatto un monopolio della Cina!), il Deep State ha chiarito a se stesso “Chi” sarebbe davvero stato il migliore candidato per divenire il nemico planetario irriducibile dell’Occidente, individuandolo correttamente nel blocco Cina + Russia (+ India + Sud America, eventualmente).

Strumentalmente, in venti anni si è lasciata ampia libertà economica a Pechino, per farne un’immensa isola di sfruttamento di manodopera a buon mercato, ai fini degli interessi del capitalismo americano. E, forse, anche l’inerzia apparente sul suo massivo riarmo si colloca in questa linea di supplenza ideologica, in sostituzione dello sconfitto comunismo sovietico. Alla Cina si è poi lasciato associare come avversario geostrategico la Russia di Putin: dopo che l’America aveva girato la testa dall’altra parte per Cecenia, Georgia, Siria, Libia, Donbass e Crimea, Mosca è stata presa in trappola dal Deep State, facendole credere che anche l’Ucraina sarebbe andata di pari passo, mentre invece la Cia preparava il trappolone del riarmo militare di Kiev, facendo la danza della pioggia perché Putin decidesse pro-invasione.

Il calcolo come si vede è stato precisissimo: non ne uscirà vivo lo “Zar” dalla caduta di immagine e dalle enormi perdite militari che fin da ora e fino a chissà quando sarà costretto a subire. E qui il colpo da maestro del Deep State è stato quello di sostenere e formare in tutti i modi l’esercito e la Resistenza ucraini, determinatissimi a difendere l’unità territoriale del proprio Paese, costi quel che costi in termini di vite umane. Nel calcolo di depotenziamento del nemico russo, è previsto che la guerra di Putin e la resilienza militare ucraina possano durare anni, grazie alle armi modernissime che vengono e verranno fornite dagli americani al Governo di Kiev. Putin si è fatto fregare, quindi, versando un mare di sangue innocente, sacrificato al suo delirio di onnipotenza, e procurando all’Ucraina distruzioni talmente enormi che nessuno le dimenticherà per un secolo a venire!

Lo Stato russo, grazie al combinato disposto di sanzioni ed emorragia di riserve monetarie per tenere in piedi la sua folle guerra di invasione, va rapidissimamente incontro alle conseguenze attese dal Deep State: il Default e i moti sociali di rivolta verso il regime, a causa della paurosa scarsità di Panem et circenses che caratterizzerà di qui ai prossimi anni la società russa e, soprattutto, la campagna profonda che vota in massa per Putin.

Ma, analizzata dal Deep State, anche la Cina è un gigante d’argilla. Lo si è visto con il siero antivirale Covid. Se un giorno si dovesse imporle le stesse sanzioni che oggi applichiamo a Putin, il tasso di crescita del suo Pil scenderebbe sottozero, facendo sprofondare centinaia di milioni di cinesi nella povertà precedente alle riforme economiche di Deng. Morale? Il Deep State sta garantendo da un secolo che l’America resterà sempre la più forte di tutte le altre nazioni al mondo. Per colpa nostra, certo.

Aggiornato il 08 aprile 2022 alle ore 12:00