L’ossessione russa verso l’Ucraina

Parlare dei principi ideologici che sono alla base della guerra in Ucraina, innesca una serie di ragionamenti che tracimano oltre le “paratie della Storia”. Stalin nel 1927 definì il nazionalismo ucraino “pericoloso”. Su questa base potremmo ricordare che il popolo ucraino è nato su spontanee basi nazionaliste, costruite in un contesto storico articolato e complesso. Grande orgoglio delle origini il Rus’ di Kiev, una organizzazione simile a uno Stato, che bussava alle porte dell’anno 1000 con una società organizzata in rody gorodisšče, ovvero villaggi fortificati, guidati da un governatore o principe, detto Knjaz, supportato da un Veče’, cioè un’Assemblea popolare. Completarono questo sistema sociale i territori, chiamati Volosti, che composero la struttura perimetrale di questo “proto-Stato” che viveva con un impianto economico di stampo comunistico. Ciò viene riportato nel manoscritto del monaco Nestor Letopisec, ovvero “l’annalista”, redatto nei primi anni del XII secolo, che raccoglie e aggrega informazioni, manoscritti, consuetudini, testimonianze tramandate oralmente della “terra russa”. Ma l’Ucraina è anche la culla della cultura religiosa della Russia. Olga, nonna di Vladimiro I a cui viene attribuito il merito della conversione al Cristianesimo orientale del popolo russo, dopo il suo battesimo a Costantinopoli – nel 957 – aprì la strada alla scelta della “religione giusta”. Vladimiro I scelse la religione giusta dopo avere analizzato molti fattori, anche economici, e aver conosciuto l’islam, il Cristianesimo di Roma, preferendo, quindi, il “Cristianesimo dei greci”.

Oggi l’Ucraina sta annegando. Sulle rive assiste una folla di Stati, i più potenti, quelli presenti sempre nelle grandi occasioni storiche. Lanciano “salvagenti”, ma anche “zavorre” intanto che il gorgo russo risucchia speranze, vite, ma soprattutto un futuro diverso dal passato. La pletora di esperti storici e analisti, come per il Covid, tempesta i media con analisi e opinioni, molte presenti anche nei bar. Tanti ipotizzano scenari da “reality”. Ma quello che sta accadendo è un progetto russo abbastanza complesso, che vuole ricostruire una ridotta “cortina di ferro” e sicuramente una Kiev formato Minsk.

Tuttavia, il ruolo che ha avuto l’Ucraina se lo è ritagliato nella storia: è il confine occidentale della Russia, è servito come Stato cuscinetto per Mosca già dall’invasione napoleonica del 1812; Kiev fu evitata dalla Grande Armata, ma rischiò di essere invasa perché ritenuta ricca e utile in un momento particolare dell’offensiva francese. Durante la Prima e la Seconda guerra mondiale, quando la Russia è stata attaccati dalla parte ovest, è stato il territorio dell’Ucraina a “frazionare” l’aggressione: per arrivare a Mosca c’erano da percorrere quasi 1700 chilometri. Quindi, se l’Ucraina dovesse essere non in “mani russe”, Mosca sta a circa seicentocinquanta chilometri di distanza dall’ombra proiettata dalla Nato.

La Russia non ha mai considerato l’Ucraina una nazione come le altre, per esempio al pari della Georgia; l’aspetto strategico ormai è chiaro per i più, meno chiaro è quello legato alla parte emozionale, quella compulsione ossessiva che viene attribuita allo zarVladimiro” (n°!) Putin nei confronti di Kiev, che fa percepire, dal nazionalismo russo, l’Ucraina come una “nazione slava che deve essere sorella”, oltre che il cuore della nazione Rus’ e parte centrale dell’identità russa. Una nazione appunto slava, quindi sollecita forti turbamenti, disapprovazioni e risentimenti tra i russi quando gli ucraini si definiscono in opposizione a essi. Ma la Storia ci narra anche, e soprattutto, atteggiamenti da “Caino”: è vero che hanno un passato scandito sulla stessa strada ma, dopo i cosacchi, gli ucraini sono stati oppressi e dominati dai russi. Solo per ricordare un episodio del secolo scorso, nel 1932-33, durante la Grande carestia chiamata Holodomor, traducibile come “stermino o genocidio per fame”, voluta dall’Unione Sovietica, almeno 7 milioni di ucraini persero la vita a causa della politica commerciale di Mosca, che esportò la produzione di grano ucraino. Quindi l’idea di grande unità tra il popolo russo e ucraino non ha molto senso. Ma va anche detto che oggi gli ideali e i sentimenti, con tutti i loro limiti, sono inquinati dagli interessi geo-strategici e dalle polemiche. I social sono diventati la parte complementare della guerra convenzionale, quella fatta di distruzione e morte.

Ciononostante, gli anatemi e i dogmi impediscono di focalizzare la realtà, come se i fatti fossero tutti piombati. Ormai i dubbi sulla veridicità di quanto viene comunicato sono in crescita. Il lavoro dei media tradizionali è messo ovunque in discussione, dati recenti attestano che circa il 40 per cento della società non crede a quanto viene comunicato. Il controllo critico sui media è pressoché assente, quindi i resoconti dei servizi di intelligence, dei giornalisti e dei diplomatici appaiono strumenti di propaganda piuttosto che di verità, contribuendo a un grave impoverimento intellettuale dell’Occidente. Tuttavia, dire che due forme di propaganda si scontrano significa ridurre al minimo l’osservazione dei fatti. Sì, i canali ucraini, quelli ancora in funzione, ovviamente sono di parte; anche i media occidentali sono naturalmente per il popolo di Maidan (ucraini filo-europei), però gli ucraini non combattono per l’Europa ma per difendere la loro storia, la loro dignità, ma soprattutto la loro autodeterminazione. La verità è che la propaganda russa ha un’arma di convincimento più forte, perché nell’attuale conflitto, contrariamente a un limitato uso delle armi circoscritto appena a quelle convenzionali, dal punto di vista mediatico non ha limiti di utilizzo della forza. Questo porta il Cremlino a decorare i giornalisti allineati come patrioti e a imprigionare per quindici anni, ultima legge di Putin, quelli che cantano fuori dal coro.

Intanto Mosca ha fatto capire, con le cattive, di non poter tollerare una infiltrazione nel suo “spazio vitale”, concetto su cui non si può non ragionare, con la propaganda russa che ri-definisce gli ucraini nazisti e l’Ucraina uno Stato “bastardo”. Un conflitto ideologico, che analizzato con gli strumenti giusti risulta logico; non sottovalutando la dinamica, o ordine mondiale che incombe su tale questa “questione”.

Aggiornato il 22 marzo 2022 alle ore 09:34