L’abile ponderazione cinese nella “questione ucraina”

La Cina sta assumendo un ruolo nella crisi ucraina all’altezza della sua fama. Ricordo quanto detto nel 1975 dall’allora presidente del Mozambico, Samora Machel, leader del Fronte di Liberazione, alla vigilia dell’indipendenza dal dominio portoghese, quando ringraziò l’aiuto della Cina salutandola come “un retrovia strategico e degno di fiducia”. Erano gli anni in cui si compiva la decolonizzazione africana e la Cina aveva avuto un ruolo determinate con il suo soft power penetrante politicamente e ideologicamente, ma non platealmente invasivo.

Nel contesto geopolitico attuale Pechino ha mostrato, nelle prime ore, una certa sorpresa nell’assistere all’invasione russa dell’Ucraina. Dopo l’inizio dell’offensiva russa di giovedì 24 febbraio, la diplomazia cinese ha osservato una “astensione” nel manifestare la propria posizione, rafforzando l’idea che fosse quantomeno inaspettata l’azione russa. Alcuni fattori hanno poi supportano questa ipotesi. Per primo, proprio il silenzio di Xi Jinping per tutto il giorno di giovedì: mentre diversi leader occidentali tentavano di contattarlo, il presidente cinese si è reso indisponibile a un confronto, giustificando il suo atteggiamento con impegni di politica interna, dovendo presiedere alla sessione annuale del Parlamento cinese calendarizzata per il 4 marzo. Risulta che l’unico contatto avuto da Xi Jinping è stato con Vladimir Putin, ma solo il giorno dopo nel tardo pomeriggio. Tuttavia, la diplomazia cinese, strutturata molto diversamente da altre diplomazie, ha assunto in brevissimo tempo modalità acrobatiche, come cauta partner dei russi, ma convinta sostenitrice della negatività della azione militare, assumendo una posizione di condanna all’estensione dei blocchi militari, con riferimento alla Nato, e impegnandosi, contemporaneamente, a favorire una soluzione di pace veloce.

Ma le strette relazioni tra Cina e Russia avevano già avuto un precedente significativo il 4 febbraio, quando Xi Jinping e Vladimir Putin si sono incontrati in un vertice di valore strategico elevatissimo, dove i due presidenti hanno rafforzato la loro partnership proprio all’apertura delle Olimpiadi di Pechino, venti giorni prima dell’attacco russo all’Ucraina. I due amici, Xi Jinping e Vladimir Putin, nell’ambito delle Giochi olimpici invernali, hanno dimostrano la loro affinità e intesa agli Stati che hanno boicottato l’evento sportivo. In quella occasione fu espressa da parte sia di Putin che di Xi Jinping una accusa verso gli occidentali per l’allargamento della Nato.

Ma Vladimir Putin, in quella occasione, ha svelato a Xi Jinping il suo obiettivo? Non è dato sapere se il “Cesare russo abbia celato, al presidente cinese, la sua intenzione di invadere l’Ucraina, tuttavia è credibile che lo abbia fatto, valutando le strategie da applicare in certe circostanze. È infatti plausibile che Putin possa aver avvertito Xi Jinping della volontà di intervenire nel Donbass, magari con il riconoscimento delle due Repubbliche indipendentiste, ma probabilmente ha omesso di esternare il suo vero obiettivo che era arrivare a Kiev e magari a Occidente del fiume Dnepr. Questo potrebbe spiegare il temporeggiamento nel reagire del leader cinese al momento dell’attacco russo all’Ucraina: infatti, il primo giorno “silenzio diplomatico”, poi il venerdì l’astensione del voto a favore della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che deplorava l’intervento, quindi senza un voto contrario. Poi, mercoledì 2 marzo la Cina si è astenuta dal votare la risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che condannava l’aggressione. Tutto ciò demarca quel moderato sostegno cinese verso la Russia. L’abilità diplomatica cinese sta dimostrando la sua essenza, anche in questo caso. Il suo tradizionale soft power sta dando importanti frutti; la sua ideologica non ingerenza palese negli affari interni di un Paese, nel rispetto della “sovranità”, la rende agile tra gli ostacoli geostrategici, ma anche un’abile camminatrice sul borderline delle diplomazie. Va ovviamente ricordato che l’aspetto dei rapporti economici cinesi con l’Occidente in generale – e con l’Europa in particolare – è un’altra motivazione del tiepido appoggio a Putin. Proprio la forte e inaspettata reazione sanzionatoria applicata dall’Occidente alla Russia, queste sono sanzioni con effetti, la rende necessariamente prudente. Come vediamo bene, l’Europa è un cliente cruciale per lo sviluppo economico cinese, nonché tracciato e tappa del mega investimento della “seconda via della seta”; quindi impensabile per i cinesi poter subire anche la minima sanzione.

Un ulteriore aspetto è quello dei rapporti economici della Cina con l’Ucraina. Non se ne parla molto ma va ricordato che, secondo The Guardian, 6mila cinesi vivono e lavorano in Ucraina. Inoltre, i rapporti cino-ucraini esistono dal 1992, un anno dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Anche in questo caso la Cina, come per l’Africa, è il primo partner commerciale dell’Ucraina. Mercoledì 2 marzo, il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi si è incontrato con il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, al centro del dialogo ovviamente la guerra, ma anche i rapporti commerciali, sottolineati da Wang Yi che ha riferito che la sicurezza di un Paese non dovrebbe andare a scapito di altri Strati. Affermazione molto pragmatica, che evidenzia il concetto che la sicurezza regionale non può essere raggiunta estendendo le alleanze militari verso la Nato. In fine i rapporti tra Mosca e Pechino; questi Stati hanno bisogno di un’intesa reciproca nella loro comune opposizione al modello democratico occidentale, anche se ormai moribondo e agli Stati Uniti. Hanno, inoltre, relazioni commerciali molto importanti inerenti alla fornitura di gas russo alla Cina, e Pechino gode di garanzie russe sull’eventuale sostegno a un intervento su Taiwan, per ora immaturo.

Come possiamo notare, le articolazioni della Cina nel contesto della crisi ucraina sono multiformi; si regolano tra appoggi tiepidi alla Russia, necessità economiche con l’Occidente, relazioni commerciali con l’Ucraina, critiche agli atteggiamenti Nato. Tutto ciò conferma l’enorme abilità della Cina a camminare sui “gusci di uova geopolitici”.  

Aggiornato il 10 marzo 2022 alle ore 09:13