Le sanzioni fanno male alla Russia, Putin rischia con gli oligarchi?

Rublo a picco, Borsa di Mosca chiusa da giorni e cittadini in coda ai bancomat. Le sanzioni economiche imposte a Mosca da Unione europea, Gran Bretagna e Stati Uniti, per fermare la guerra in Ucraina colpiscono al cuore la finanza russa. La Sberbank, la banca statale russa, nonché il più grande istituto di credito dell’est Europa, ha comunicato mercoledì la decisione di lasciare il mercato europeo, dopo che, meno di ventiquattro ore prima, la Bce aveva giudicato la filiale europea dell’istituto a rischio fallimento.

La promessa della Ue e degli alleati di fare tutto il possibile per isolare la Russia, e per paralizzare la capacità di Putin di finanziare la sua macchina da guerra contro l’Ucraina, si sta concretizzando e ha già costretto la banca centrale russa ad aumentare il tasso d’interesse per i prestiti dal 9,5 per cento al 20 per cento annuo. “La Russia è sul punto di essere scollegata dal sistema economico mondiale”, aveva dichiarato nei giorni scorsi il segretario di Stato francese per gli Affari europei, Clement Beaune, invitando l’Unione europea ad essere “consapevole” dei suoi punti di forza nel gestire il conflitto ucraino.

Nell’attuale situazione sembra che tra alcuni oligarchi stia montando un certo dissenso nei confronti di Putin e della guerra che ha iniziato. Secondo una stima fatta da Forbes, il crollo del rublo è costato agli uomini d’affari russi circa 128 miliardi di dollari. Una enormità. Il primo magnate a prendere apertamente le distanze dalle scelte del Cremlino è stato Mikhail Fridman, fondatore di Alfa, la maggiore banca privata del Paese. Domenica scorsa Fridman, commentando il conflitto in Ucraina, ha parlato di “tragedia inutile”. Lo ha seguito a ruota l’industriale del settore minerario Oleg Deripaska che, con un post sul suo canale Telegram, ha chiesto “negoziati immediati” per fermare la guerra.

Nelle scorse ore, poi, il patron del Chelsea Roman Abramovich, non ancora colpito dalle sanzioni del governo britannico, ha annunciato con una lettera pubblicata sul sito del club londinese l’intenzione di cedere la società. Inoltre, ha precisato, “ho incaricato il mio team di creare una fondazione di beneficenza in cui verranno donati tutti i proventi netti della vendita. La fondazione – si legge nel comunicato – sarà a beneficio di tutte le vittime della guerra in Ucraina”.

Forse è vero, come dicono alcuni analisti, che senza Putin gli oligarchi non sono nessuno, ma è altrettanto certo che se il presidente russo perdesse il loro appoggio si indebolirebbe. Al momento resta intoccabile, ma non è escluso che il suo destino possa essere influenzato dal conflitto che ha innescato. Perché se la situazione dovesse aggravarsi, e con essa anche lo scenario economico del Paese, rischierebbe di rimare “troppo solo”, pronto per essere colpito dai gruppi politici di opposizione, magari sostenuti proprio da quegli oligarchi sempre più insoddisfatti dell’isolamento della Russia. A quel punto, come sperano in molti, potrebbe aprirsi una fase di crisi politica.

Aggiornato il 04 marzo 2022 alle ore 10:50