Il ruolo del Patriarcato di Mosca nella “questione ucraina”

Il Dipartimento per l’informazione e l’istruzione della Chiesa ortodossa ucraina ha riferito che i sotterranei dei luoghi sacri di Kiev stanno dando rifugio ai civili che sfuggono ai bombardamenti. Tuttavia, se gli ortodossi europei e del Vicino Oriente, anche se divisi dai diversi patriarcati, chiedono la fine dei combattimenti, i vertici della Chiesa ortodossa russa indugiano con ambigue allocuzioni. Infatti, il Patriarca di Mosca, Cirillo I, al secolo Vladimir Mikhaïlovitch Goundiaïev, ha sì chiesto alle parti in conflitto di fare il massimo per evitare la strage di vittime civili, ma non ha chiesto la fine dei combattimenti. Per contro, da parte ucraina, il metropolita di Kiev e di tutta l’Ucraina ortodossa, dopo il 2014 (annessione della Crimea da parte russa), “sua Beatitudine Onuphre di Kiev” ha chiesto a Vladimir Putin di porre fine alla guerra fratricida. Una posizione chiaramente diversa rispetto al Patriarca russo.

Russia e Ucraina condividono una storia comune che è stata segnata da numerosi scontri, sia politici che militari, spesso toccando anche la sfera religiosa. Gli scontri interconfessionali sono causati dalle dispute e dalle controversie per il riconoscimento delle rispettive Chiese, e l’appartenenza confessionale a un particolare Patriarcato: Costantinopoli o Mosca o il più recente Kiev. Russia e Ucraina sono prevalentemente ortodossi, circa il 73 per cento della popolazione russa e il 79 per cento della popolazione ucraina. La Russia conta il più grande numero di popolazione ortodossa del mondo, l’Ucraina è terza dopo l’Etiopia. Allo stesso tempo, l’ortodossia russa e l’ortodossia ucraina sono divise. Le politiche di questi due Paesi sono molto intrise di cultura religiosa e rappresentano uno strumento di azione per il potere politico. Ricordo che sia la Russia che l’Ucraina hanno tra le loro popolazioni protestanti e cattolici, ma anche ebrei buddisti, seguaci di varie sette e musulmani.

La Chiesa ortodossa russa è posta sotto l’autorità del Patriarcato di Mosca e le gerarchie religiose collaborano con il potere politico. Comunque, il rapporto tra Stato e religione è complesso ed è spesso un rilevatore di cambiamenti politici e sociali. Questa influenza sui fedeli e sul popolo si è particolarmente mostrata durante la campagna presidenziale di Vladimir Putin nel 2000. Il potere, quindi, si basa sull’ideologia religiosa per riunire l’elettorato e per far convergere il sostegno attorno a esso. I politici hanno stretti legami con la Chiesa ortodossa, tanto è che il sostegno della gerarchia ortodossa è ricercato da tutte le forze politiche. In questi giorni Vladimir Putin sta giocando anche la carta della “fede”, utilizzando la rivalità tra la Chiesa ortodossa ucraina, legata al Patriarcato di Mosca, e quella riconosciuta dal Patriarcato di Costantinopoli. Infatti, Putin sta accusando l’Ucraina di aver represso gli ortodossi legati al Patriarcato di Mosca. Così la Chiesa ortodossa russa, che storicamente ha un rapporto ben definito con il potere, conferma oggi una comunione di obiettivi con la politica.

Nel famoso discorso televisivo di Putin del 21 febbraio, quando riconobbe l’indipendenza dei due Stati separatisti filorussi nel Donbass, ha criticato l’Ucraina per aver represso gli ortodossi legati al Patriarcato di Mosca. Putin ha una concezione ovviamente tradizionale del Cristianesimo, una concezione del ruolo della Chiesa che potremmo definire “maurrassiana” (Charles Maurras, 1868-1952). Infatti, per Putin la Chiesa è un fattore di ordine e di influenza, un patto solido tra il Cremlino e la Chiesa ortodossa russa e che considera e usa il Patriarcato di Mosca anche come arma diplomatica. A livello “numerico”, la Chiesa ortodossa ucraina annessa al Patriarcato di Mosca rappresenta circa il 40 per cento della globalità del “patrimonio”: clero, istituzioni educative e numero di fedeli. Quindi, se l’Ucraina dovesse separarsi completamente da Mosca, è chiaro che per il Patriarcato di Mosca sarebbe una perdita devastante. C’è quindi una convergenza di interessi tra la politica di Vladimir Putin e la politica ecclesiastica di Cirillo I.

Oggi Kiev è la culla dell’ortodossia russa che conta circa 25 milioni di fedeli. Più della metà di loro afferma di appartenere al Patriarcato di Kiev. Questa Chiesa autocefala è stata eretta nel 2019 dal Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I. Dallo scisma causato dalla caduta dell’Urss, la Chiesa ortodossa ucraina è stata origine di contesa tra il Patriarcato di Costantinopoli e quello di Mosca. Un altro fattore che lega la Russia all’Ucraina è che Mosca è cosciente che non può contemplare un distacco netto da Kiev, perché è la culla dell’ortodossia russa. Infatti, il “principato” Rus di Kiev è il luogo del battesimo di tutte le Russie, e dove nel IX secolo i primi ortodossi del mondo slavo si convertirono.

Il 23 febbraio Papa Francesco ha lanciato un appello al digiuno e alla preghiera per la pace, da celebrarsi il 2 marzo (mercoledì delle Ceneri); ma il sentimento anticattolico è abbastanza forte nel patriarcato di Mosca e questo non rende efficace nessuna preghiera proveniente dall’altra “testa del Cristianesimo”.

Aggiornato il 02 marzo 2022 alle ore 09:18