Siamo tutti ucraini

La Russia ha invaso l’Ucraina: la guerra è ufficialmente cominciata. Dopo i bombardamenti su vari obbiettivi, le forze russe avanzano e puntano verso Kiev. Si teme un assalto alla sede del governo: ragion per cui il presidente ucraino, Volodymyr Zelens’kyj, è stato nascosto per motivi di sicurezza. Sono in molti a credere che, tra i piani del Cremlino, ci possa essere anche quello di destituire l’attuale presidente, democraticamente eletto, per sostituirlo con un governo fantoccio. Spero che un senso di indignazione e di disgusto abbia pervaso ogni singolo occidentale e che ciascuno di essi abbia pensato, anche solo per un momento, che in questi giorni siamo tutti ucraini. Tutti noi dovremmo sapere da quale parte stare. Abbiamo avuto modo di ascoltare le parole di Vladimir Putin. Chiede la smilitarizzazione dell’Ucraina e la sua “denazificazione”, obbiettivi per i quali egli sostiene di aver “dovuto” inviare le sue truppe in quel Paese.

Bisogna, dice Putin, assicurarsi che l’Ucraina non entri nella Nato e nell’Unione europea o che non possa più rappresentare una minaccia e bisogna ripulire il Paese dai “nazisti” per garantire la sicurezza dei russi (o di quei pochi ucraini che si autopercepiscono come tali) nel Paese. Adesso i nazisti sarebbero gli ucraini? Non quelli che invadono e ragionano secondo la legge del più forte e che conosce solo la violenza come strumento di risoluzione dei conflitti e delle controversie? Non chi non ha alcun rispetto per il diritto internazionale e le istituzioni incaricate di difendere la pace. Non quelli che assassinano i giornalisti critici, che arrestano i dissidenti politici e che perseguitano le minoranze? Se Putin cerca i nazisti, non ha che da guardarsi allo specchio, possibilmente provando vergogna per quello che sta facendo.

Ma che dico? Quelli come Vladimir Putin, banditi ammantati di comando, non hanno coscienza e, dunque, non possono nemmeno provare vergogna. Abbiamo sentito questo grottesco e patetico personaggio sostenere di essere stato costretto dall’Occidente a prendere simili iniziative: già, perché avremmo dovuto lasciarlo fare. Avremmo dovuto starcene con le mani mano a guardare mentre lui si divertiva a smembrare l’Ucraina e chissà quale altra nazione in futuro. Semplicemente non potevamo e non dovevamo: perché, al contrario di Putin e dei suoi killer, noi occidentali abbiamo dei principi morali, che ci impediscono di voltarci dall’altra parte quando qualcuno è in difficoltà e chiede aiuto. Siamo tutti ucraini, perché non possiamo restare indifferenti dinanzi all’aggressione alla libertà di un altro popolo. Perché chi si gira dall’altra parte quando tocca agli altri, dovrebbe sapere che arriverà il giorno in cui toccherà a lui e gli verrà riservata la stessa indifferenza che lui ha riservato agli altri, perché non sarà rimasto più nessuno a indignarsi. Oggi è toccato agli ucraini, ma domani, se non reagiamo, potrebbe essere la volta degli italiani o di qualcun altro. Siamo tutti ucraini.

Perché abbiamo il dovere morale di essere solidali e vicini in ogni modo alle nazioni in lotta per la loro libertà e per la loro indipendenza e contro le angherie, le prepotenze e il bullismo politico di nazioni che, per il solo fatto di essere più ricche, più potenti o più grandi, si credono in diritto di fare ciò che vogliono in casa d’altri e di imporre la loro volontà con la forza. Siamo tutti ucraini. Perché lo stesso senso morale ci impone di pensare che l’Ucraina è una nazione che è stata violata, invasa, bombardata per il solo fatto di aver pensato di aderire a una comunità – quella europea – e a un’alleanza internazionale – la Nato – che non piace al suo vicino; perché il senso di umanità ci obbliga a immedesimarci in quelle persone svegliate in piena notte dalle sirene che annunciano i bombardamenti; in quelle famiglie che stanno scappando e che hanno dovuto lasciarsi alle spalle i loro cari e le loro case; in quelle donne, madri, mogli e figlie, che hanno salutato – col cuore gonfio di orgoglio e di dolore al tempo stesso – i loro figli, mariti e padri arruolati tra i riservisti o che hanno scelto di aderire alle milizie para-militari per difendere la libertà del loro Paese, consapevoli che forse non li avrebbero più visti tornare.

Siamo tutti ucraini, perché solo l’unione tra le nazioni libere – e l’auspicio è che si accolga l’appello di Zelensky e si faccia entrare l’Ucraina nella Nato e nella Ue prima possibile – mettono con le spalle al muro i tiranni come Putin, che sono nemici non di una solo popolo, ma di tutti; che sono una minaccia per la pace, per l’umanità e per lo stesso senso morale del mondo intero. Ringhia e mostra i denti, lo “zar”: un altro prima di lui l’ha fatto. Un altro, circa un secolo fa, imprecava e minacciava di distruggere chiunque l’avesse ostacolato. Un altro, prima di lui, ha intimorito il mondo e l’ha portato sull’orlo della completa distruzione. Ma, alla fine, davanti all’unione delle nazioni intenzionate a difendere la loro e l’altrui libertà, quell’uomo, dopo aver seminato morte, terrore e distruzione si sparò un colpo in testa, rintanato in un sotterraneo come un ratto.

Il suo nome era Adolf Hitler, e la sua fine è quella che, prima o poi, fanno tutti coloro che, in preda a manie di grandezza e deliri di onnipotenza, credono di poter sottomettere il mondo al loro volere. Rifletta il presidente russo, se è capace di farlo su qualunque altra cosa che non sia la sopraffazione e la guerra. Sanzioni ancora più dure? Isolamento economico-finanziario della Russia? Tutto ciò che è necessario. Ma anche le sanzioni più pesanti, quand’anche piegassero l’economia russa, difficilmente fermeranno l’esaltazione e la follia dell’ex agente del Kgb: l’unica lingua che intende è la sua. Per questa ragione, la Nato dovrebbe forse interrogarsi sull’opportunità di attraversare il confine ucraino, così come suggerito da Polonia e Repubbliche Baltiche (che nei piani del Cremlino sono le prossime) e di fermare direttamente la follia omicida e imperialista dei russi e del loro capo: una volta per tutte. Sorridano pure i filo-russi, gli “sciuscià” di Putin, che nonostante tutto questo continuano a pensare che, in fin dei conti, l’Ucraina se la sia cercata e l’Occidente abbia sbagliato nel voler allargare ulteriormente la Nato, che hanno più paura dei contraccolpi economici delle sanzioni che non di ritrovarsi i russi sotto casa o che dubitano della capacità dell’Occidente di tenere testa alla Russia: in genere, i collaborazionisti non fanno una fine migliore dei tiranni ai quali tengono bordone.

Aggiornato il 25 febbraio 2022 alle ore 11:40