Afghanistan, bambini costretti a lavorare: sono oltre un milione

“Un sondaggio condotto su 1.400 famiglie in sette province dell’Afghanistan ha rilevato che, dal crollo dell’ex Governo e dalla transizione del potere lo scorso agosto, l’82 per cento di esse ha perso il reddito e il 18 per cento ha dichiarato di non avere altra scelta che mandare i propri figli a lavorare”.  Così “se un solo bambino in ciascuna di queste famiglie viene mandato a lavorare, più di un milione di bambini nel Paese sarebbe coinvolto nel lavoro minorile”.

Queste i dati forniti da un dossier di Save the Children: “Un terzo (34,8 per cento) delle famiglie intervistate ha perso interamente il suo reddito, mentre per più di un quarto (26,6 per cento) le entrate sono più che dimezzate. Le famiglie che vivono nelle città sono state le più colpite, metà di quelle di Kabul ha affermato di aver perso l’intero reddito. La brusca impennata dei prezzi causata dalla crisi economica impedisce a molte famiglie di poter acquistare cibo. Circa il 36 per cento ha riferito che sta comprando gli alimenti a credito al mercato, mentre il 24 per cento ha detto di averlo fatto in precedenza. Quasi 4 famiglie su 10 (pari al 39 per cento di quelle intervistate), prendono in prestito il cibo da quelle più agiate, rispetto al 25 per cento che lo faceva in precedenza. Mentre le famiglie sprofondano ulteriormente nel debito e nella povertà, un afghano su 13 (pari al 7,5 per cento degli intervistati) ha affermato di chiedere già l’elemosina o di fare affidamento sulla carità per sfamare i propri cari”.

Chris Nyamandi, direttore di Save the Children in Afghanistan, ha detto: “Non ho mai visto niente di simile alla situazione disperata che abbiamo qui in Afghanistan. Trattiamo ogni giorno bambini spaventosamente malati che da mesi non mangiano altro che pane. I genitori – ha continuato – devono prendere decisioni impossibili: a quale dei loro figli daranno da mangiare? Mandano i figli a lavorare o li lasciano morire di fame? Queste sono scelte strazianti che nessun genitore dovrebbe fare. Qui il cibo non manca, i mercati sono pieni. Eppure, i bambini muoiono di fame, perché i loro genitori non possono permettersi di pagare il cibo. Ciò avrebbe potuto, e dovuto, essere evitato. Ma non è troppo tardi per impedire ulteriori tragedie se agiamo ora. Stiamo facendo tutto il possibile per fornire alle famiglie l’aiuto di cui hanno bisogno. Ma la verità – ha terminato – è che gli aiuti umanitari possono arrivare solo fino a un certo punto. Questa è una crisi economica e ha bisogno di una soluzione economica. I governi devono trovare un modo per sbloccare fondi vitali e le attività finanziarie, per evitare che la crisi si sviluppi ulteriormente”.

Aggiornato il 15 febbraio 2022 alle ore 14:51