La rinascita nucleare francese: l’idea di Macron

In Francia, complici forse le elezioni presidenziali, non si dorme. Edf – il colosso dell’elettricità francese – sta completando l’acquisizione delle fiches azionarie di General Electric, il colosso nordamericano che possiede il cuore delle centrali nucleari, ovvero le turbine Arabelle, le più potenti del mondo, utilizzate anche Oltralpe.

Nel mezzo di una crisi mondiale dell’energia che ricorda quella degli anni Settanta, il presidente Emmanuel Macron si è recato in visita a Belfort, dopo un tentativo di pacificazione in Ucraina e in Russia. A Belfort ha visitato l’impianto della Ge Steam Power System e ha annunciato un ambizioso piano di rilancio del nucleare. Macron sostiene la costruzione di sei nuove centrali Epr (le Epr2) e poi di altre otto entro il 2050. Non manca un annuncio greenwashing – ma non troppo – perché 50 parchi eolici offshore nuovi non sono certo una bazzecola e perché l’eolico offshore in Corsica e sulla costa atlantica e bretone rende certo più del fotovoltaico su cui abbiamo perso anni di chiacchiere in Italia. Come già ho scritto su L’Opinione, la Sardegna sarebbe ambiente ottimo per l’eolico offshore… possibilmente entro la fine del secolo (se solo finisse il diluvio di chiacchiere di cui siamo tutti ricoperti, che sembra quasi uno sputo universale da Arca di Noé!).

Macron conferma, inoltre, che l’impianto di Belfort, dove si producono le turbine Arabelle, passerà a Edf e che ciò darà buone garanzie ai lavoratori che vi lavorano. Il piano di 14 nuove centrali offrirà in più nuovi posti di lavoro. L’inizio della costruzione del primo impianto è previsto nel 2028, con fine lavori entro il 2035. La Francia prevede anche un miliardo di euro per la costruzione di mini reattori Smr. Sulle altre energie rinnovabili, il discorso è rimandato.

Non vogliamo qui ricadere nel meschino gioco delle tifoserie nazionali. Non si tratta di tifare pro o contro il nucleare, ma di ragionare con criteri scientifici. Di sicuro, Parigi ha già un piano di indipendenza energetica nazionale per i prossimi decenni (che la Francia comunque aveva già, grazie alle sue centrali nucleari). Noi ci chiediamo: dove sono Draghi e il suo modo di agire meno partitocratico e più rapido e manageriale? Se va bene, il nostro piano per l’energia, a parte i sussidi a famiglie e imprese (alle aziende toccherà poco perché sono energivore e i sussidi saranno limitati), sembra consistere al più nella riapertura dei pozzi di gas e petrolio già esistenti (nell’Adriatico dove tutti trivellano a parte l’Italia). E allora: cosa facciamo, continuiamo a chiacchierare e a intervistare in tv don Abbondio, Bertoldo e Bertoldino?

Aggiornato il 12 febbraio 2022 alle ore 09:39