“Non ci sarà una guerra mondiale”: intervista a Vito Attolico

Io credo che non ci sarà nessun attacco, almeno nel breve periodo. Putin è un leader astuto ed equilibrato, che sta attirando l’attenzione sul fronte ucraino, per rivedere l’intero sistema di sicurezza europeo, dato che le sue proposte sono rimaste inascoltate e la Russia risulta penalizzata dall’assetto attuale tanto di sentirsi accerchiata”. Dal suo osservatorio di esperto di geopolitica militare abbiamo intervistato Vito Attolico (nella foto in basso), laureato in Relazioni internazionali, ufficiale riservista, vicepresidente nazionale dell’Associazione nazionale dottori in Scienze politiche.

Dottor Attolico, innanzitutto grazie per la disponibilità. In questi giorni la tensione è molto alta: mentre la Russia ha concentrato le sue truppe nei pressi del confine ucraino, gli Usa e la Nato rafforzano la loro presenza militare nei Paesi dell’Est e alcuni membri inviano armi e materiali all’Ucraina. Crede veramente che la Russia sferrerà un attacco nel breve periodo?

Io credo che non ci sarà nessun attacco, almeno nel breve periodo. Vladimir Putin è un leader astuto ed equilibrato, che sta attirando l’attenzione sul fronte ucraino per rivedere l’intero sistema di sicurezza europeo, dato che le sue proposte sono rimaste inascoltate e la Russia risulta penalizzata dall’assetto attuale tanto da sentirsi accerchiata. Ulteriori azioni militari potrebbero portare solo a un inasprimento delle sanzioni, pertanto potrebbe perdere consensi sul fronte interno, dal momento che l’economia ha delle sofferenze e il rublo ha subito una pesante svalutazione in questi anni.

Quando parla di proposte russe cosa intende?

Intendo il dossier inviato a Stati Uniti e Nato nel mese di dicembre, che rappresenta nella sostanza un “trattato di pace e non aggressione” che vorrebbe restaurare l’architettura di sicurezza europea riportandola al 1997, impedendo l’espansione a Est della Nato e quindi anche l’ingresso dell’Ucraina, che in seguito potrebbe interessare anche la Georgia.

I colloqui di Ginevra, Bruxelles e Vienna tra Usa e Russia sono falliti e la maggior parte delle proposte sono state rigettate. Secondo lei, quindi, come potrebbe evolvere lo scenario, se esclude a priori un attacco?

La Russia potrebbe rispondere ai movimenti di truppe Usa e Nato, inviando soldati a Cuba e in Venezuela, installando basi missilistiche e mettendo, quindi, gli Usa nella stessa sua posizione. Inoltre, potrebbe rafforzare la sua collaborazione militare con la Cina. In questo caso, ritengo che la situazione diverrebbe “molto calda”, ricalcando la crisi del 1962.

Quindi potrebbe esserci il rischio di una guerra mondiale?

Capisco il suo timore ma la escluderei a priori. Nessuno ha interesse a provocare una guerra su larga scala, i ricordi dei disastri della Seconda guerra mondiale sono ancora freschi e i canali diplomatici rimangono aperti anche in maniera sotterranea, quando sembra che la situazione stia per precipitare. Facendo un paragone con le trattative commerciali, si alza la posta in gioco per ottenere una parte di quanto si è richiesto e, quindi, si giunge a un compromesso. Anche Joe Biden è un presidente scaltro e possiede uno staff di tutto rispetto. Il presidente americano sa benissimo che il suo fronte interno non è solido e il Paese è diviso, quindi sarebbe impossibile al momento acquisire il consenso popolare per portare gli Usa in guerra. Evidenzio, anzi, che si potrebbero innescare delle reazioni a catena e la Cina potrebbe approfittarne per occupare Taiwan. Proprio negli scorsi giorni ci sono stati dei momenti di tensione. In reazione a un’esercitazione navale congiunta Usa-Giappone, la Cina ha reagito inviando dei caccia nella zona di difesa aerea di Taiwan. Io sono fiducioso e credo si giungerà, in ogni caso, a un compromesso qualunque siano le evoluzioni.

Quindi la Russia, che era stata retrocessa da Barack Obama a “potenza regionale”, vanta una presenza importante sullo scacchiere internazionale e possiede diversi alleati.

La Russia è tutt’altro che una potenza regionale è ancora una grande potenza mondiale. Abilmente è riuscita a espandere la sua presenza militare in diversi Paesi del globo. Infatti, possiede basi militari in Bielorussia, Kazakistan, Siria, Ossezia Meridionale, Tagikistan, Transnistria, Kirghizistan, Armenia, Abkhazia. Inoltre, indirettamente è presente con la Wagner Group in diversi Paesi tra cui la Libia, precisamente in Cirenaica a protezione della Mezzaluna Petrolifera, in Mozambico e da dicembre in Mali a protezione del governo locale contro i jihadisti, ponendosi di fatto in concorrenza con i contingenti italiani e francesi presenti in loco. La Wagner Group è una compagnia militare privata, che vanta solidi legami con il Cremlino. La Russia, inoltre, fa parte della Shangai Cooperation Organisation che comprende anche la Cina e si estrinseca in una collaborazione economica e militare. Come detto sopra, intrattiene solidi rapporti con Cuba e il Venezuela di Nicolás Maduro. In più, sovente esegue esercitazioni congiunte con l’Egitto e si paventa una sua espansione in Sudan e Vietnam.

Come vede la posizione degli alleati europei in seno alla Nato sulla questione Ucraina?

Nonostante i proclami e le dichiarazioni di questi giorni, credo che la posizione all’interno non sia univoca. Alcuni Paesi come l’Italia, la Germania e la Turchia non hanno nessun interesse ad alzare la tensione e a rompere i rapporti con la Russia, dato che hanno forti interessi commerciali ed energetici, pensi solo al Nord Stream. Proprio in Germania appare evidente questo tentennamento. Infatti Berlino, a differenza di altri Stati che stanno inviando armi, sta inviando in Ucraina solo un ospedale da campo e il capo della marina militare, il viceammiraglio Kay-Achim Schönbach si è dimesso dall’incarico per i suoi commenti a favore di Putin e sullo status della Crimea. Cerchiamo di essere realisti: in Europa, in questo momento, sarebbe anche difficile affrontare una guerra dopo due anni di pandemia, di restrizioni e di crisi economica; il fronte interno non terrebbe e, inoltre, parecchi europei non vedono i russi come nemici! Dagli anni 2000 gli scambi sia turistici che commerciali tra Russia ed Europa sono stati intensi, anche i diversi popoli si sono avvicinati tra loro e tanti sono i russi che oramai risiedono in Europa.

Del ruolo dell’Italia che ci dice?

Non intendevo parlare dell’Italia ma lei è bravo e lo ha notato. Il nostro Paese è distratto dalle elezioni per il Presidente della Repubblica, ma anche qui il tema della crisi Ucraina sta condizionando l’elezione di alcune figure di grande spessore. Leggevo sui giornali che era stato ventilato il nome di Franco Frattini, ma c’è chi ha avanzato delle perplessità perché, per alcuni, è troppo filorusso. Non condivido questa posizione, perché Frattini ha anche dato il suo contributo per l’invio delle nostre truppe in Iraq per supportare gli alleati americani, ha mantenuto sempre una posizione di equidistanza ed è stato uno degli artefici dell’integrazione della Russia nella Nato con il Vertice di Pratica di Mare del 2002. Penso che l’Italia, in questo momento, abbia bisogno di una figura istituzionale equilibrata, con un grande spessore internazionale che possa collaborare con il Governo e il presidente del Consiglio per porci da mediatori e spingere al massimo la diplomazia. Il nostro ruolo storico, sebbene sempre all’interno dell’Alleanza Atlantica, è stato quello di ponte tra Est e Ovest. Tra l’altro, non è nel nostro interesse nazionale rompere la storica amicizia con la Russia. Anzi, dal ruolo di mediatore potremmo guadagnare degli spazi in Libia, ad esempio in Cirenaica. Con una Pratica di Mare bis potremmo guadagnare posizioni sia all’interno dell’Alleanza sia agli occhi dalla Russia. Negli ultimi anni sembriamo non avere più una politica internazionale e il nostro ruolo sembra marginale, tanto che spesso non siamo invitati agli incontri ristretti a cui partecipano Germania, Francia, Regno Unito e Usa.

Infine, ci svela come mai ha questo interesse per le questioni che riguardano la Russia?

Ho sempre nutrito interesse per la Russia fin da giovane, la mia prima tesi di laurea triennale è stata sulle relazioni Nato-Russia dopo la caduta del Muro di Berlino. Sono stato in Russia con l’Università di Bari, prima per un viaggio studio poi mentre stavo conseguendo la laurea magistrale. Sono stato inviato a San Pietroburgo per una ricerca sull’Assedio di Leningrado e dal 2009 mi divido tra Bari e la città di Pietro il Grande. Ho conseguito poi uno short master in Geopolitica e Studi strategici e, attualmente, sono cultore della materia nella cattedra di Dinamiche demografiche, migrazioni e sviluppo presso l’Università di Bari. Credo nella pace tra i nostri popoli e, per un rilancio dell’integrazione della Russia all’interno della Nato, la situazione in Ucraina può e deve essere risolta con la diplomazia. Abbiamo una storia, una cultura e un credo religioso in comune: la nostra città unita con la Russia dalla venerazione di San Nicola ce lo dimostra. I pericoli sono ubicati altrove, ma di questo ne parleremo magari una prossima volta.

Aggiornato il 26 gennaio 2022 alle ore 13:02