La guerra mondiale dei bottoni

Quando le superpotenze abbaiano alla Luna

Ricordate il film La guerra dei bottoni? Una storia di ragazzi vivaci, organizzati in bande avverse (un po’ la New York di oggi, solo infinitamente meno violenta e assai più romantica) che, però, si mettono d’accordo tutti assieme per la difesa comune di una causa giusta. Ecco, il mondo delle grandi potenze di domani, le loro presupposte e temute confrontation sono destinate a risolversi allo stesso modo. La causa comune è la più fondamentale che ci sia: la sopravvivenza della nostra specie (agguerrita e fastidiosa, si direbbe) su questa Terra. Quindi, la tanto temuta Terza Guerra Mondiale non ci sarà. Nell’ipotesi peggiore in cui dovessero scatenarsi degli scenari limitati di guerra con l’invasione di una parte del territorio nemico (siamo, però alla fantascienza: vi immaginate la Nato che invade la Russia o i marines che approdano sulla costa cinese del Mar Meridionale di Cina?), il ricorso alle armi nucleari tattiche o ai neutroni potrebbe essere incluso nel pacchetto “mettiamoci d’accordo o ci faremo troppo male”. Totalmente escluso, sempre che i decisori abbiano un minimo di buon senso, l’utilizzo di missili balistici intercontinentali o le nuove armi da Star Wars per distruggere una gran parte del territorio nemico. In questo caso, non resterebbe nessun Highlander, malgrado quello che pensino i tanti Dottor Stranamore (quello dell’Arma-fine-di-mondo) sparsi nei vari Pentagoni e Board strategici della Terra.

Tanto più che nessuno dei protagonisti della Triade geostrategica (Usa, Cina e Russia) si è mai sognato di lasciare le chiavi della famosa valigetta (che contiene i codici per l’autorizzazione al lancio della offensiva, o controffensiva nucleare) nelle mani dell’Uomo solo al comando, sia esso Xi Jinping, Putin o lo stesso Biden. Ma, in quest’era digitale, incombe su tutti noi un pericolo ben peggiore dell’incubo nucleare, se possibile: quello dei missili ipersonici antisatellite, da un lato, e delle armi spaziali cielo-terra, dall’altro, che possono essere lanciate da basi “ancorate” nella stratosfera. In questo caso, non si va incontro all’Armageddon nucleare ma a qualcosa di altrettanto destabilizzante, per quei quattro e passa miliardi di persone che vivono (in Occidente, come nel Medio e Lontano Oriente) al di sopra della soglia assoluta di povertà, disponendo di risorse tecnologiche avanzate e di know-how strategici nel campo del digitale e della cybersecurity. Chiunque della Triade ottenesse la supremazia in tal senso (con una rete di satelliti difesi da batterie spaziali antimissile), controllerebbe di fatto il mondo e potrebbe in un colpo solo annientare la mente neuronale, gli occhi e l’udito del suo diretto avversario, cancellandone preventivamente le difese e riportando le popolazioni vinte all’era pre-digitale, una sorta dell’età della pietra per l’uomo contemporaneo.

Rischio che si sovrappone a quello minore già in atto: infatti, nell’atmosfera terrestre geostazionaria e al di sopra di essa girano un mare di detriti e di relitti tecnologici pronti a cadere sulla terra, o a colpire e mettere fuori uso satelliti strategici per le telecomunicazioni, le previsioni meteorologiche, la sorveglianza satellitare e l’internet veloce. Ora, viene da chiedersi: Cui prodest? Nemmeno a un pazzo potrebbe venire in mente di girare l’interruttore alla Stranamore, per cancellare il livello di benessere (anche minimale) che contraddistingue i popoli di questo mondo globalizzato. Né il Grande Timoniere, temutissimo per il suo potere assoluto che esercita su 1,4 miliardi di persone, grazie al suo Partito Unico; né l’aspirante Zar russo; né tantomeno il traballante Presidente democratico americano potrebbero mai assumersi la responsabilità di spegnere la luce del giorno sulla terra, condannando i propri popoli alla fame, alle malattie e al sottosviluppo. Perché, oggi, il modello che nessuno vede oltre la soglia del dio Denaro, è proprio quello dei vasi comunicanti: se tu che stai in alto abbassi un po’ del tuo tenore di vita, permetti a me che sto in basso e dall’altra parte del mondo di vivere un po’ meglio, in proporzione quasi-diretta al livello della tua rinuncia. Questo è, in definitiva, accaduto negli ultimi trenta anni con il tremendo balzo in avanti socio-economico della Cina capital-comunista e, in parte, della cristianissima Russia ex comunista.

Fuori di qui, non c’è vita sul pianeta. Anche la svolta della Green Economy, nonché la strategia del Decoupling Occidente-Cina, non possono che essere giocate all’interno di questa scatola del meccano globale. Perché proprio quest’ultima costituisce la cassetta integrale degli attrezzi che rappresenta, volenti o nolenti, il patrimonio comune, e nella quale sono contenuti tutte le possibili decisioni e gli strumenti pacifici di condizionamento, persuasione e dissuasione tra i componenti della Triade. Non esiste un ritorno possibile al passato. Occorre ribadire che, nei confronti di Santa Madre Russia, subito dopo il 1991, l’Europa ha commesso l’errore gravissimo di non proporre nell’immediato ai suoi leader disorientati un nuovo patto per un’Alleanza strategica politico-militare a livello continentale, facendo esattamente il contrario per escluderla definitivamente dal novero dei nostri potenziali alleati naturali. Del resto, noi stessi ci siamo rifiutati di riconoscere nella Costituzione europea (bocciata nel 2005 dal referendum francese) le nostre comuni radici cristiane! Qui davvero la gattina frettolosa (impersonata dalla Germania riunificata, proprio grazie alla rinuncia dei russi a difendere militarmente l’autonomia della Ddr!) ha partorito i gattini ciechi, che ci stanno trascinando per i capelli a far rivivere politicamente, da un lato, una nuova Cortina di Ferro con Mosca e, dall’altro, una Seconda Guerra Fredda con Pechino.

Con quali vantaggi per le generazioni europee attuali e future non lo si capisce. Ovvero, lo si capisce benissimo, in verità, visto che l’estromissione della Russia post-comunista, che poteva trenta anni fa comodamente essere inserita come futuro Stato membro nell’anello più esterno della Ue, ha dato modo alla ex-Prussia di ricostruire di fatto, almeno economicamente, il suo ex impero centrale, con l’ingresso nella Ue di Paesi dell’Europa dell’Est, ex comunisti pure loro e con le economie a pezzi, tali e quali a quella russa dell’epoca! Rimane un vero mistero il perché tutti gli altri Paesi fondatori della Comunità europea (e noi italiani in testa a tutti, visti i legami fortissimi che abbiamo mantenuto durante il regime sovietico e dopo la sua caduta) abbiano lasciato le mani libere a Parigi, Londra e soprattutto Washington di fare della Russia eltziniana la Cenerentola d’Europa! Almeno, l’America ha una valida giustificazione nell’aver voluto demolire e umiliare a tutti i costi il suo avversario storico, dato che con la Guerra Fredda ci aveva rimesso un sacco di soldi, dovendo mantenere noi tutti sotto il suo ombrello protettivo, militare ed economico e, quindi, aveva una fondata ragione per vendicarsi dello spauracchio dell’Orso sovietico.

Ma noi, che motivo avevamo, in fondo? Pensiamo a quanto fosse cosmopolita e poliglotta la corte degli Zar, che ha lasciato nascere, riverito e deificato i suoi grandissimi scrittori e musicisti, immersa com’era nel multiculturalismo (vero) della Mittleuropa. Dovremmo anche oggi imitarli, come quando si mischiava il sangue dei principi e delle principesse nobili degli imperi di allora (inglese, francese, prussiano e austroungarico), per costruire legame, stemperare tensioni, intessere un dialogo diplomatico oltre le visioni politiche e dei governi nazionali di parte. Altro che Nato, carri armati e missili: l’unica risorsa vera e condivisa è la Cultura e una storia comune che non hanno nulla a che fare con la faccia feroce che oggi contrappone Putin, Biden e un’Europa senz’anima.

Aggiornato il 20 dicembre 2021 alle ore 13:19