Elezioni in Germania, rischio ingovernabilità

I risultati delle elezioni in Germania delineano un quadro di assoluta incertezza. Un fatto è certo: la Cdu-Csu ha perso. Ma la Spd, nonostante il 25,7 per cento, non ha vinto. Ma Olaf Scholz, il leader socialdemocratico invoca l’opposizione per gli eredi di Angela Merkel. Anche se il vantaggio sui conservatori, secondo un conteggio ufficiale provvisorio annunciato stamattina dalla Commissione elettorale federale, è minimo. Il campo conservatore Cdu-Csu ha ottenuto il 24,1 per cento dei voti, il peggior risultato della sua storia, mentre i Verdi sono arrivati al terzo posto, con il 14,8 per cento, seguiti dal Partito liberale Fdp, con l’11,5 per cento. “Non si può dire altro quando si perdono così tanti voti. Una sconfitta”, ha detto il capo della Csu bavarese Markus Soeder in conferenza stampa, commentando i risultati dell’Unione.

Armin Laschet ridimensiona la sua rivendicazione della cancelleria. Quella formulata ieri sarebbe stata “un’offerta” e non appunto una rivendicazione, avrebbe precisato parlando al direttivo della Cdu, secondo quanto riporta la Welt. “Nessuno può rivendicare il governo e non è quello che ho fatto io ieri”, ha spiegato secondo il giornale che cita una fonte interna. “Noi siamo pronti ad altre coalizioni se il semaforo non dovesse funzionare”, l’aggiunta di Laschet, in riferimento alla possibile coalizione composta da Spd (rossi), Liberali (gialli) e Verdi. “Cdu e Csu non hanno soltanto perduto molti voti, ma hanno anche avuto il messaggio dagli elettori che adesso non potranno più stare al governo, ma dovranno andare all’opposizione”, ha detto Olaf Scholz a Berlino, in uno statement alla sede dell’Spd dopo la vittoria. “Gli elettori hanno espresso la loro volontà in modo molto chiaro: hanno rafforzato Spd, Verdi e Liberali. E questi tre devono guidare il nuovo governo”. “Si vede qui un Spd molto felice! Due vincitrici e un vincitore”, ha detto ancora Olaf Scholz, al fianco di Franziska Giffey, che ha vinto le elezioni a Berlino e sarà la prima sindaca della capitale, e al fianco della ministra presidente uscente Manuela Schwesig, che ha trionfato nel Land del Meclemburgo-Pomerania Anteriore.

“Una coalizione social-ecologica-liberale ha saldi presupposti nella storia. Ed è quello che dovremo fare”, ha detto ancora Scholz, dopo l’incontro col direttivo. Scholz ha ricordato “la coalizione social-liberale di successo” che ha governato il paese dal 1969 fino al 1982 e la stagione di governo con i verdi che tutti ricordano. “La Germania è sempre stabile”, ha detto Olaf Scholz, aspirante cancelliere dell’Spd commentando i risultati delle elezioni e le attese sulla prossima coalizione. E questo nonostante l’attuale incertezza sulla futura coalizione, ha spiegato. “Nessuno deve cercare di dominare l’Unione europea”. “Ci deve essere una buona collaborazione fra nord e sud, est e ovest. L’Ue deve crescere insieme e faremo in modo che l’Europa cresca meglio insieme”, ha concluso Scholz, sottolineando che questo è uno dei tratti distintivi della sua linea.

“Ieri abbiamo vissuto una pesante sconfitta”, ha detto il candidato di punta Dieter Bartsch della Linke, in conferenza stampa a Berlino, commentando il risultato (4,9 per cento). “Andranno tratte le conseguenze”, ha aggiunto. Bartsch ha citato “l’immagine frammentata e scissa” rimandata dal partito negli anni scorsi, concausa dell’esito delle urne. “Noi saremo all’opposizione”, ha sentenziato. Gli ultimi mesi del quarto mandato dell’ormai ex cancelliera Angela Merkel sono costellati da una serie di errori che hanno condannato il suo partito alla sconfitta. Un insuccesso storico. Si profila come il peggior risultato di sempre. Nei primi mesi della pandemia di Covid-19 Berlino era stata portata ad esempio come modello di gestione dell’emergenza sanitaria persino da testate britanniche euroscettiche come il Telegraph. Un anno dopo il quadro si era ribaltato. Lo scorso marzo la campagna vaccinale andava a ritmo lentissimo, con appena il 2 per cento della popolazione immunizzata in un mese, una percentuale che Israele raggiungeva in un giorno.

Il danno d’immagine fu ben sintetizzato da un velenoso editoriale del quotidiano spagnolo El Pais, secondo il quale “i reiterati errori del governo tedesco hanno sradicato ogni pregiudizio sulla competenza e la superiorità germanica”. “La Germania non è così speciale dopo tutto”, aggiunse la testata spagnola con un tocco di ‘schadenfreude’, “è solo superiore la differenza tra la percezione e la realtà”. La complessa architettura regolatoria tedesca mostrò tutti i suoi limiti in una situazione di emergenza. La proverbiale tendenza di Merkel a procrastinare le se ritorse contro. I ritardi nell’applicazione delle restrizioni e di misure cautelari come l’obbligo di mascherina contribuirono a far risalire i contagi e gli estenuanti bracci di ferro con i Lander ebbero un ruolo notevole nell’imporre al processo decisionale un ritmo insufficiente. Sullo sfondo, la protesta ‘No vax’ dei ‘Querdenker’, i “pensatori laterali” le cui tumultuose contestazioni erano diventate un appuntamento settimanale a Berlino.

Agli errori nella lotta al Covid è legata in parte la frenata dell’economia. Pochi giorni fa l’istituto Ifo ha abbassato dal 3,3 per cento al 2,5 per cento le previsioni di crescita per il 2021. Il tasso di disoccupazione è previsto in calo dal 5,6 per cento al 5,1 per cento ma le diseguaglianze economiche continuano a crescere e, se il settore dei servizi appare in decisa ripresa, l’industria manifatturiera, cuore dell’economia teutonica, è stretta nella morsa di colli di bottiglia (in primis la scarsità di chip e altri beni intermedi) che inizieranno a pesare presto: nel 2023 il Pil è atteso dall’Ifo in crescita di appena l’1,5 per cento dopo il rimbalzo del 5,1 per cento previsto per il 2022. Se la locomotiva tedesca perde slancio è anche per la politica dello “schwarze null”, del deficit zero, portata avanti dalla Cdu, che non ha consentito gli investimenti in infrastrutture, dall’alta velocità alla banda larga, della quale la Germania ha così bisogno.

L’errore di Laschet in cabina elettorale, con la scheda piegata in modo da lasciar intravedere il voto, ha suggellato una campagna elettorale fiacca e poco convincente, che ha costretto Merkel a scendere in campo per sostenere un candidato che ogni giorno perdeva terreno a favore di un ben più energico Scholz. Il governatore del Nord-Reno Vestfalia, Land messo in ginocchio dalle inondazioni, la aveva spuntata per il suo profilo moderato, il più vicino a quello di Merkel. Ma, semplicemente, non è Merkel. Se è vero che il concorrente Friedrich Merz, con un profilo più di destra, avrebbe reso molto complicata un’intesa con i Verdi, Laschet, grigio e poco carismatico, è stato un ripiego dopo che Merkel aveva visto bruciarsi la sua seconda delfina Annegret Kramp-Karrenbauer (la prima, Ursula von der Leyen, è finita a Bruxelles) con il pasticciaccio brutto della Turingia, dove la Cdu aveva flirtato con l’estrema destra di Afd dopo le amministrative. Il giovane ministro della Salute, Jens Spahn, era apparso per un certo periodo come una possibile alternativa ma gli errori nella gestione della pandemia ne fecero tramontare presto la stella.

Eppure i conservatori un candidato perfetto lo avevano: il popolare capo della Csu, ramo bavarese della Cdu, Markus Soeder, che pochi mesi fa si chiamò però fuori dalla corsa affermando di volersi dedicare solo alla Baviera. Soeder aveva probabilmente compreso che quello era il peggior momento possibile per tentare la corsa alla cancelleria e si è messo con saggezza in disparte nel momento del disastro annunciato.

Aggiornato il 27 settembre 2021 alle ore 15:49