Addio al Grande Crociato: Europa e America in crisi di identità

A pensar male… sarebbe, infatti, così assurdo ipotizzare che la figuraccia Usa a Kabul abbia avuto nello sfondo un chiaro, occulto disegno del Deep State, che tutto sapeva a priori sull’inaffidabilità e inconsistenza delle forze regolari afghane? Con quale obiettivo? Ad esempio, riassegnare all’America il ruolo di Grande Crociato dell’Occidente contro (lo scontato?) ritorno del terrorismo islamico. In questo scenario, si svuoterebbero di nuovo gli arsenali dopo aver dato l’avvio, con la benedizione Onu, a una nuova operazione di polizia internazionale a guida americana, dietro alla quale si ricompatterebbero giocoforza Russia e Cina, che hanno da temere quanto Biden dal ritorno in forze di emirati, califfati e Stati islamici di varia natura, a ridosso dei loro confini. Tuttavia, oggi e sempre più in futuro, l’aggressione all’Occidente avverrà attraverso la forma sublimata del… tritolo digitale veicolato dai cyber-attack su scala mondiale (pratica sciagurata in cui si sono già distinti, con sempre crescente efficacia e aggressività, Stati come Israele, Iran, Russia, Cina, Corea del Nord). Questa forma di terrorismo delocalizzato consente di produrre danni immensi alle comunità civili, bloccandone le grandi reti di distribuzione, come quelle dell’energia elettrica, del gas, dei carburanti, delle infrastrutture ospedaliere e sanitarie, e così via, “senza” ricorrere all’orrendo spargimento di sangue innocente causato dagli attentati suicidi e, soprattutto, “senza” rischiare rappresaglie militari nell’impossibilità pratica di risalire all’aggressore originario, criminale o statuale che sia.

Occorre notare che organizzazioni terroristiche internazionali, come l’Isis e Al Qaeda, hanno già raggiunto un discreto livello nell’utilizzo delle tecnologie digitali, che offre loro intrinsecamente la concreta possibilità di mettere a fattor comune il patrimonio acquisito di conoscenze informatiche, condividendolo con le varie agenzie del terrore islamico e con la restante galassia fondamentalista. All’interno di quest’ultima, ha ripreso saldamente il suo posto il futuro Stato talebano, che potrà così investire nei cyber-attack tutto il suo potenziale finanziario occulto, derivante dal commercio internazionale illegale dell’oppio e dei suoi derivati, di cui l’Afghanistan è il primo produttore mondiale! Così il fondamentalismo islamico riverserà lo… sterco di Satana (rappresentato dal “dio” denaro e dal suo schiavo fedele della tecnologia) sull’Occidente empio e corrotto che lo ha creato, erodendone dalle fondamenta il futuro delle sue giovani generazioni, con la diffusione capillare del vizio della droga e con l’ausilio esterno del degrado valoriale autoindotto dalla depravazione da social. Ed è qui che servirà davvero una Santa Alleanza dell’Occidente per mettere in comune i giacimenti autoctoni di materia grigia, sia nel settore prioritario della ricerca e sviluppo di tecnologie digitali, sia in quello dell’Intelligence per contrastare e ridurre quanto più possibile i traffici mondiali di stupefacenti. Perché, poi, il timore universale (mai espresso!) è di imbattersi, a proposito di terrorismo digitale, nel virus informaticopandemico”, tipo Covid-19, in grado di infettare praticamente tutti i computer del mondo.

Paradossalmente, proprio le civiltà arcaiche, tipo Afghanistan e altre Nazioni digitalmente arretrate, ne riceverebbero il minimo danno possibile, mentre quelle “chiuse” che avranno sviluppato compiutamente una loro Internet autonoma, come Cina Russia, Iran, sarebbero altrettanto protette dalla contaminazione globale della Rete. La crisi afghana, tuttavia, esalta un altro aspetto della fragilità occidentale, mettendo in mostra la sua intrinseca incapacità di gestire le grandi migrazioni che investono l’Europa e gli Stati Uniti. Come al solito, i regimi autoritari (Russia e Cina, in particolare) non hanno alcun problema di questo tipo, in quanto i loro autocrati assoluti non necessitano di alcun consenso interno per procedere a politiche di chiusura e di respingimento dell’immigrazione illegale che si riversa sui loro confini. La caduta di Kabul ha generato un vespaio e un autentico tsunami di ritorno del politicamente corretto, che si vede defraudato del suo strumento privilegiato della conquista democratica delle civiltà intolleranti attraverso la penetrazione e implementazione (con le armi) dello Stato di diritto all’occidentale, di cui l’emancipazione femminile costituisce uno dei pilastri fondamentali, assieme ai diritti inviolabili delle minoranze e della comunità Lgbt.

Altro aspetto: la sorte delle donne afghane. Qui la nebbia, a proposito delle soluzioni possibili che le riguarda, è davvero totale. Che cosa si intende, in pratica? Se si pensa a esfiltrazioni di massa, allora si è fuori da ogni possibile rationale: con quale operazione si porteranno oltre frontiera molte centinaia di migliaia di persone, senza la totale collaborazione del Governo afghano in carica?

Queste persone, oltre a essere donne, hanno radici profonde nella loro società di appartenenza, e i relativi legami affettivo-familiari non possono essere recisi con una decisione dall’alto, che si vorrebbe a… carattere umanitario! Una autentica follia, a ben vedere, dato che si tratterebbe di collocare fuori dai confini nazionali metà della popolazione afghana! Tempo fa, divenne virale una vignetta in cui il “nano” geografico dell’Italia era inserito all’interno della mappa continentale dell’Africa, con la dicitura “come pensate che molte centinaia di milioni di potenziali profughi africani possano stare larghi dentro l’Italia (o l'Europa)?”.

Altro aspetto fondamentale: tutti i movimenti liberal e politically correct, compreso il MeToo, e soprattutto le organizzazioni femministe mondiali non hanno mai condotto una seria campagna contro l’Islam oscurantista degli Stati musulmani in cui la Sharia è legge dello Stato, con tutto ciò che ne consegue per la compressione dei diritti, soprattutto nel caso delle donne. Quando mai si è levata una voce possente al femminile contro le pratiche segregative e discriminatorie messe in atto nei confronti delle donne da parte di governi islamici come l’Iran, la Turchia, l’Arabia Saudita e gli altri Paesi del Golfo, per non parlare di Hamas a Gaza e degli Hezbollah in Libano, nonché delle enclave separatiste musulmane all’interno di grandi città europee, come Bruxelles e Parigi? Trionfa, come si vede, la Grande Ipocrisia!

Aggiornato il 25 agosto 2021 alle ore 10:09