Stati Uniti e Regno Unito uniscono le loro voci a Israele e indicano l’Iran come responsabile dell’attacco alla petroliera Mercer Street, costato la vita a due membri dell’equipaggio (un cittadino britannico e uno rumeno). Giovedì la nave è stata bersagliata da due droni suicidi mentre navigava al largo della costa dell’Oman. Il vascello, di proprietà della giapponese Taihei Kaiun Co., è gestito dalla Zodiac Maritime, parte dell’omonimo gruppo del miliardario israeliano Eyal Ofer. Non è la prima volta che una nave collegata alla Zodiac subisce un attacco: in giugno, la nave cargo Csav Tyndall, mentre navigava nell’Oceano Indiano settentrionale, è stata danneggiata da un’esplosione, le cui cause sono ancora ignote. Forse un semplice incidente o forse qualcosa di più.
Saeed Khatibzadeh, portavoce del ministero degli Esteri iraniano, ha affermato ieri che “il regime sionista ha creato insicurezza, terrore, violenza. Queste accuse riguardo al coinvolgimento dell’Iran sono condannate da Teheran”, sottolineando anche che già altre volte Israele ha rivolto accuse simili al suo Paese. La risposta dello Stato ebraico non si è fatta attendere e aiuta a comprendere quale sia la linea che il nuovo premier Naftali Bennett intende adottare in situazioni simili. Nella riunione del governo di ieri, il primo ministro ha dichiarato che “l’Iran, in maniera codarda, sta cercando di schivare le proprie responsabilità. Quindi lo dichiaro inequivocabilmente: l’Iran ha condotto l’attacco contro la nave”. Nei giorni precedenti, altri esponenti del governo israeliano avevano rilasciato dichiarazioni, come il ministro degli Esteri Yair Lapid, che ha sostenuto il fatto che “l’Iran non è solo un problema di Israele, ma un esportatore di terrorismo, distruzione e instabilità che ci danneggia tutti”, aggiungendo che “il mondo non deve stare in silenzio di fronte al terrorismo iraniano, che danneggia anche la libertà di navigazione” e che sia necessaria una dura risposta. Il sito israeliano di news Yenet ha citato un ufficiale, il cui nome non è specificato, secondo cui “sarà difficile che Israele chiuda un occhio su questo attacco”. Tutte dichiarazioni, queste, che preannunciano un aumento considerevole della tensione nell’area, ma mai quanto le parole di Bennett: “In ogni caso, sapremo come trasmettere il messaggio all’Iran”.
Londra e Washington, pur allineate con Israele, hanno commentato l’accaduto con parole decisamente meno forti, tipiche dell’equilibrata ed (decisamente troppo) educata diplomazia occidentale. Oggi, il segretario di Stato per gli affari esteri del Regno Unito Dominic Raab ha indicato come “molto probabile” la responsabilità iraniana nell’attacco, un atto “deliberato e una chiara violazione delle leggi internazionali”. Il Regno Unito, ha aggiunto, è al lavoro con i partner internazionali per stabilire una “risposta coordinata”. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha commentato che l’accaduto “minaccia la libertà di navigazione attraverso questa via marittima cruciale, le spedizioni, il commercio internazionale, e le vite di coloro che si trovano sulle navi coinvolte”. Gli altri Stati nell’area, per ora, non hanno rilasciato dichiarazioni.
Questo attacco non è il primo rivolto a navi collegate, in qualche modo, a Israele. Esse hanno cominciato ad essere dei bersagli dal 2019, circa un anno dopo il ritiro dell’allora presidente Donald Trump dal nuclear deal con l’Iran. Ufficiali dello Stato ebraico hanno ripetutamente accusato il governo di Teheran di essere il mandante di questi attacchi, tutti parte della shadow war tra le due nazioni. L’attacco alla Mercer Street è stato il più sanguinoso dall’inizio del conflitto. Israele stesso è sospettato di aver condotto numerosi attacchi contro l’Iran e, proprio il mese scorso, la più grande nave da guerra iraniana ha preso fuoco (in circostanze misteriose) ed è affondata, mentre si trovava vicino allo Stretto di Hormuz. Non serve essere dei complottisti per ricollegare questa (inspiegabile) tragedia, per la Marina militare iraniana, alla lunga serie di attacchi ad altri vascelli di entrambe le parti.
Restiamo in attesa di ulteriori sviluppi. In particolare, sarà interessante vedere come si muoverà il premier Bennett, già sostenitore, in passato, della necessità di attaccare direttamente l’Iran e non le sue appendici secondarie, come gli Hezbollah. Le sue parole lasciano intendere un qualche tipo di reazione, nel prossimo futuro, e rincuora il fatto che non sembri incline ad attendere le mosse della ben più lenta diplomazia occidentale. Forse basterà la sua energia a dare uno scossone a tutti gli altri Paesi danneggiati dall’aggressività di Teheran.
Aggiornato il 02 agosto 2021 alle ore 12:56