Migranti in Lituania: Lukashenko sfida l’Unione europea

Usare i migranti come arma: questa è l’accusa mossa lunedì 12 luglio dall’Unione europea al presidente bielorusso (e dittatore de facto) Alexander Lukashenko, che avrebbe permesso l’apertura di una nuova rotta per l’immigrazione clandestina in risposta alle sanzioni imposte al suo Paese e al supporto dato dall’Ue agli oppositori del regime. È la Lituania il bersaglio di questo afflusso di persone, per la maggior parte provenienti direttamente da Iraq e Turchia.

Il Paese baltico e la Bielorussia sono in pessimi rapporti da mesi. Vilnius ha garantito asilo politico a importanti membri dell’opposizione bielorussa e proprio nella capitale lituana era diretto il volo Ryanair Fr4978 dirottato il 23 maggio scorso dalle autorità di Minsk per arrestare il dissidente Roman Protasevich.

Gabrielius Landsbergis, ministro degli Esteri lituano, ha affermato che i migranti provenienti dalla Bielorussia siano stati trasportati direttamente dall’Iraq e dalla Turchia, con la promessa che non sarebbero stati fermati alla frontiera con la Lituania (e l’Ue). Una vera e propria operazione, orchestrata per mettere il piccolo Stato baltico nella stessa situazione in cui, abitualmente, si trovano i Paesi di confine della Comunità europea, come Grecia, Spagna e Italia, che sono però dotati di infrastrutture e organizzazioni più o meno sufficienti a gestire il costante afflusso di rifugiati.

La Lituania non ha una preparazione adeguata ad affrontare questa “guerra ibrida” mossa dalla Bielorussia all’intera Ue. Decine di strutture lungo il confine sono state riconvertite a centri di detenzione, da cui si stanno registrando le prime fughe. Il Governo di Vilnius ha dichiarato lo stato di emergenza e approvato martedì 13 luglio una legge che restringe di molto il diritto all’asilo, permettendo alle autorità lituane di trattenere i migranti e i richiedenti asilo per sei mesi dopo il loro arrivo e di espellerli subito, in caso di respingimento della richiesta, senza aspettare il processo d’appello.

“La legge è una potenziale violazione dei diritti umani e non è conforme alle norme europee” ha commentato la direttrice della Croce rossa lituana, Egle Samuchovaite e diverse testimonianze sembrano darle ragione. Una ragazza somala di 19 anni ha descritto alla Reuters lo stato disastroso delle condizioni igienico-sanitarie di uno dei degli edifici riconvertiti, una scuola in disuso vicina al villaggio di Vydeniai, mentre altri hanno sostenuto che, dopo nove giorni dall’arrivo, nessuno ha dato loro la possibilità di richiedere asilo né ha fornito un traduttore o informazioni sul prossimo futuro e il loro status. Tutte effettive violazioni delle norme europee che, tra le altre cose, permettono ai richiedenti asilo di presentare la loro richiesta nel primo Paese d’arrivo, un elemento che le nuove leggi lituane cercando di bloccare.

La tensione nel Paese sta crescendo. Gli abitanti delle zone rurali esprimono preoccupazione per la presenza dei migranti e diversi gruppi di attivisti anti-immigrazione sono stati dispersi dalla polizia mentre pattugliavano il confine con la Bielorussia. Il ministro Gabrielius Landsbergis ha in piano, per la settimana prossima, di visitare Ankara e Baghdad, nel tentativo di dialogare con i rispettivi governi e porre un freno ai voli carichi di migranti diretti a Minsk. Ha inoltre auspicato una risposta comune da parte dell’Ue nell’affrontare questa emergenza.

Non è ancora chiaro se le autorità comunitarie provvederanno alla ridistribuzione dei migranti. Per ora l’unica certezza è che Frontex è stata nominata responsabile della gestione della situazione al confine lituano. In due comunicati sul proprio sito, l’agenzia ha fatto sapere di aver inviato dozzine di guardie di confine, veicoli e ufficiali esperti nel Paese, per aiutare le autorità locali nella gestione della situazione.

L’Ue si è opposta a Lukashenko e alle sue politiche autoritarie e repressive. In risposta, il regime bielorusso ha colpito dove l’Europa si è sempre dimostrata debole e divisa: la questione migranti.

“Noi non fermeremo nessuno. Loro non stanno venendo da noi, ma dall’illuminata, calda ed accogliente Europa” ha affermato il presidente bielorusso, perfettamente conscio del fatto che le sue azioni potrebbero avere gravi conseguenze sulle strutture comunitarie.

L’immigrazione è un tema delicato, che ha sempre trovato i Paesi divisi e in contrasto. Questa nuova rotta, puntata direttamente al cuore dell’Europa, non farà che esacerbare l’eterno dibattito che anima le sale di Bruxelles. L’approvazione di leggi in contrasto con le norme comunitarie da parte del Governo lituano, inoltre, rischia di allargare ancora di più la discussione e coinvolgere argomenti e Stati attualmente in aperta lotta con le istituzioni europee, come Ungheria e Polonia (l’eterno principio capriccioso del “perché lui sì e io no?”).

Potrebbe bastare così poco, 1700 persone, per assestare un duro colpo alle strutture già traballanti di una Comunità europea che, ogni giorno, si ritrova sempre più sfilacciata.

Aggiornato il 16 luglio 2021 alle ore 16:16