Le cronache dal Sahel generalmente narrano dei cruenti ed indiscriminati attacchi jihadisti che si moltiplicano nell’area dei tre confini Burkina Faso, Mali e Niger. Tali aggressioni, oltre che destabilizzare la popolazione colpita, creano delle crepe nell’ambito della gestione politica della nazione. Il fallimento della missione francese, supportata dagli Usa, nella regione è motivata anche dalla complicità tra i governi locali e i gruppi terroristici; atteggiamento questo ha determinato anche un teorico invigorimento delle varie milizie anarco jihadiste.

Ma l’area del Sahel occidentale è troppo importante dal punto di vista strategico, anche per la presenza di ricche miniere d’oro, per poter essere lasciata in mano a organizzazioni terroristiche che si riconoscono nello Stato islamico nel Grande Sahara o nel Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani, notoriamente legato ad Al-Qaida. Così quel ancora teorico disimpegno occidentale nell’area ha spinto il G5 Sahel ad intraprendere azioni di antiterrorismo che hanno portato alcune ore fa all’annientamento di un organizzato gruppo terroristico.

Ricordo che la forza congiunta del G5 Sahel (G5S) o Alleanza del Sahel, nata nel 2014, comprende cinque stati del Sahel: Burkina Faso, Mali, Mauritania, Niger e Ciad. Il loro compito è quello di controllare e combattere la crescente diffusione del jihadismo, come anche lottare contro la criminalità organizzata, ma ha anche compiti di sorveglianza sui fattori che contribuiscono all’indebolimento della regione, come il cambiamento climatico o la eccessiva crescita demografica. Queste sfide che accomunano in un quadro intergovernativo di cooperazione gli stati del G5S, necessitano sia di una risposta armata che politica. Inoltre nel 2017 è stata creata, nell’ambito della sicurezza la Joint Force del G5 Sahel, voluta da Francia, Germania e nel complesso da tutta l’Unione europea, composta oggi da 25 partner tecnici e finanziari dediti a ottimizzare gli aiuti erogati per lo sviluppo, dove la Francia ha un ruolo centrale.

In questa ottica, le forze congiunte del G5 Sahel, come accennato, meno di un giorno fa hanno distrutto una base terroristica ubicata in Burkina Faso, nella famigerata area dei tre confini, (Burkina Faso, Mali, Niger). Questo campo jihadista è stato lo scenario di uno scontro che ha sterminato circa trenta componenti del gruppo, oltre al recupero di una importante quantità di materiale bellico, anche con tecnologia sofisticata come droni, cellulari, Gps, moto e pickup tattici. Tra i terroristi uccisi sono stati identificati anche tre francesi a dimostrazione che i vari membri del jihadismo sub sahariano hanno un curriculum di formazione molto probabilmente sviluppato con l’affiliazione all’Isis. La fonte di tale accadimento è locale e sui vari media ancora non è stata data.

Aggiornato il 22 giugno 2021 alle ore 12:32