Algeria: una nuova era diplomatica

Il dieci giugno il quotidiano algerino El Moudjahid, uno dei sei giornali ufficiali del Paese, ha pubblicato una notizia dove viene manifestata la volontà governativa di “resuscitare” la propria diplomazia per il Nord-Africa: “L’Algeria vuole riconquistare il suo potere diplomatico, soprattutto nella regione del Sahel”. Algeri, con questo comunicato, esprime la determinazione di riconquistare un ruolo nel palcoscenico regionale; ruolo eclissatosi nel 2019 alla fine del ventennale mandato presidenziale di Abdelaziz Bouteflika.

Non è casuale questa presa di posizione dell’Algeria, infatti il ruolo “prenotato” per la regione del Sahel è particolarmente stimolato dall’annuncio del presidente francese, Emmanuel Macron, che ha dichiarato il disimpegno della Francia nell’area occidentale del Sahel, Burkina Faso, Mali e Niger, confermando la fine dell’operazione anti-jihadista “Barkhane”. I governanti algerini stanno tessendo una tela, oltre che diplomatica anche mediatica, che disegna le prossime azioni dirette verso l’Africa; infatti martedì otto giugno dalla emittente del Qatar, Al-Jazeera, il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune ha rilasciato una dichiarazione che ha suscitato molto clamore: “L’Algeria era pronta a intervenire in un modo o nell'altro in Libia”. Il riferimento del presidente era diretto ad un avvertimento fatto in prima persona nel gennaio 2020 nel momento più intenso della “Battaglia di Tripoli” durata dall’aprile 2019 al giugno 2020. In quella circostanza l’allora capitale della Tripolitania era sotto assedio delle eterogenee forze d’assalto del maresciallo Khalifa Haftar, capo della Cirenaica.

Dopo diciotto mesi da quella dichiarazione, rivela Al-Jazeera che quell’avvertimento non era solo retorica. A tal proposito riporta quanto detto da Tebboune: “Non accettiamo che la capitale di un Paese maghrebino e africano sia occupata da mercenari”. È chiaro che il riferimento era alla massiccia presenza dei combattenti russi della Wagner Security Company operanti nelle fila delle truppe di Haftar. Come sappiamo, l’assedio di Tripoli fu respinto grazie al decisivo appoggio militare della Turchia al Governo di Faïez al-Sarraj: in quella occasione Ankara fu supportata anch’essa da mercenari ma siriani, perlopiù jihadisti e scampati dalle macerie dell’ex Stato islamico.

L’Algeria, sin dalla sua indipendenza nel 1962, tramite la sua Costituzione ha fatto del non interventismo un aspetto da cui non si poteva prescindere. Tuttavia con il referendum il primo novembre 2020 è stata approvata la revisione costituzionale, dove la Legge fondamentale algerina fa espressamente riferimento “all’invio di unità dell’Esercito popolare nazionale all’estero”. Così la Costituzione rivista permette la proiezione dell’Algeria su possibili scenari internazionali con il proprio esercito, previa approvazione dei due terzi dei voti espressi in ciascuna Camera del Parlamento, come cita l’articolo 91. Così, come recita l’articolo 31 della Costituzione, anche le missioni di pace sono previste “nel quadro del rispetto dei principi e degli obiettivi delle Nazioni Unite, dell’Unione africana e della Lega araba”.

Ora il palcoscenico geopolitico nel Nord-Africa assume un altro attore protagonista. Le osservazioni su questa nuova apertura vanno valutate sui rapporti che Algeri intratterrà con Ankara sulla questione libica e sul complesso scenario del Sahel occidentale, dove Francia, Stati Uniti e varie “intelligence” internazionali hanno completamente fallito nella lotta al jihadismo. La prima prova per l’Algeria sarà la modalità con cui affiancherà Burkina Faso, Mali e Niger nei controversi rapporti con il terrorismo islamico rappresentato dallo Stato islamico nel Grande Sahara e con il Gruppo di Sostegno all’Islam e ai Musulmani (Gsim) legato ad Al-Qaeda. Ricordo che la causa principale del fallimento dell’operazione internazionaleBarkhane, è stata l’impossibilità da parte della Francia di controllare che i governi del Sahel intrattenessero rapporti diretti con i gruppi jihadisti. Inoltre, l’ultimo vertice Usa-Unione europea di inizio settimana ha visto la Cina oggetto di accese critiche, ma comunque protagonista, ricordando che l’Algeria ha tradizionali rapporti con la diplomazia e con l’economia cinese.

Aggiornato il 17 giugno 2021 alle ore 11:48