Le immagini dei tre piccoli migranti morti abbandonati su una spiaggia libica stanno facendo il giro del mondo da ormai tre giorni, e vanno ad aggiungersi ad una lista divenuta ormai – secondo il parere di molti – decisamente troppo lunga. Come è evidente stanno suscitando ovunque indignazione e profondo dispiacere. A pubblicarle su Twitter (e già questo dovrebbe spingere le rette coscienze a porsi delle domande) è stato il fondatore dell’Organizzazione non Governativa “Opern arms”, Oscar Camps. Si vede un neonato col viso riverso a terra, in mezzo alla sabbia; un altro con le braccia aperte e uno coperto di stracci. Per certi versi, ricordano le immagini del bambino siriano di tre anni trovato senza vita sulla spiaggia di Bodrum, nel settembre 2015, dopo il naufragio dello scafo sul quale viaggiava insieme alla sua famiglia alla volta dell’Europa.
Il fondatore della Ong in questione scrive: “Sono ancora sotto shock per l’orrore della situazione, bambini piccoli e donne che avevano soltanto sogni e ambizioni sono abbandonati da tre giorni su una spiaggia di Zuwara in Libia. Non interessa a nessuno. Corpi abbandonati. Vite dimenticate. L’orrore tenuto lontano perché scompaia. Vergogna Europa!”.
Confesso di detestare profondamente questo genere di moralismo da due soldi. Confesso di essere intollerante nei confronti di questo umanitarismo spicciolo e semplicistico che si limita a considerare i principi astratti senza preoccuparsi della loro applicazione pratica e delle conseguenze che la stessa potrebbe comportare. Confesso di non sopportare chi si straccia le vesti come Caifa – simbolo evangelico di ipocrisia e di moralismo ottuso, per l’appunto – avendo come unico obbiettivo quello di formulare sentenze ed elargire condanne.
Caro signor Camps, chi le scrive è un italiano – e quindi un europeo – fiero di esserlo e che non prova la benché minima vergogna, che non si sente affatto responsabile per il dramma che vivono i migranti, per le morti in mare. Dico questo a costo di sembrare cinico e insensibile, e lo dico perché i veri responsabili di simili tragedie non sono quelli che sostengono la necessità di limitare i flussi migratori, ma i tifosi del “c’è posto per tutti”.
La vergogna non è dell’Europa, caro signor Camps: in nessun modo possiamo essere accusati di essere noi la causa di tragedie come quelle che lei – probabilmente animato dal desiderio di pubblicizzare il suo nome, la sua attività e le sue credenze ideologiche lucrando sulla disgrazia di quei piccoli – ha ritenuto opportuno sbattere in faccia al mondo intero. Non è una colpa non poter accogliere tutti coloro che pensano di venire a cercare fortuna da queste parti. Non è una colpa non disporre delle infrastrutture necessarie per farlo. Non è una colpa non voler chiedere ai nostri cittadini un sacrificio che non sono disposti e che non potrebbero sostenere. Non è una colpa rispettare il loro diritto di vivere in realtà sicure.
Non è una colpa non voler calpestare il loro diritto di proprietà obbligandoli a versare una quota ancora più alta delle loro entrate e a dover condividere i loro spazi con individui che in nessun modo hanno acconsentito ad ospitare o ad accogliere. Che lei ci creda o no, caro signor Camps, i governi non sono fatti per obbligare la popolazione a subire passivamente le scelte prese da qualche politico o burocrate rinchiuso nelle stanze dei palazzi. I governi non sono padroni dei cittadini. I governi esistono per proteggere quei cittadini dalle minacce esterne ed interne: ciò vuol dire che esistono per servirli, per subire la loro volontà e adeguare ad essa le loro scelte politiche. Non il contrario.
E la maggior parte di quei cittadini – con buona pace per lei, che probabilmente non ha la minima idea di cosa voglia dire convivere con immigrati poco disposti ad integrarsi, a lavorare e a contribuire al benessere della società – non è disposta ad accogliere altri migranti. E quei pochi che lo sono dovrebbero provvedere ad accoglierli coi loro soldi e con le loro risorse: la beneficenza, infatti, oltre a dover essere liberamente scelta (e non imposta coattivamente), si fa coi mezzi propri (non coi soldi degli altri che non intendono affatto contribuire per quel fine). Dunque, caro signor Camps, a dover provare vergogna non sono i cittadini europei o i relativi governi che, conformemente al fine per cui esistono, cercano di interpretarne gli orientamenti, la sensibilità, la volontà e di difenderne gli interessi.
A dover provare vergogna sono gli scafisti dal volto umano come lei e i suoi compari. Siete voi che create illusioni e false speranze a dovervi vergognare. Sono le vostre mani ad essere sporche di sangue. Sono le vostre coscienze ad essere gravate dalla responsabilità per quelle morti. Tutti coloro che hanno perso la vita tentando la traversata del Mediterraneo a quest’ora sarebbero ancora vivi, se non fossero stati incoraggiati dalla prospettiva di essere salvati da voi, specie di novelli corsari, banditi del mare, pirati del XXI secolo. Se quelli come lei, caro signor Camps, si decidessero – una buona volta – a diventare membri produttivi e utili della società, invece di ostinarsi a perseguire fini umanitari con i mezzi altrui, le posso garantire che molti migranti si asterrebbero dal tentare un viaggio che li porterebbe a morte certa.
Se ciò non avviene è perché sono sicuri che, in caso di naufragio, qualcuno li metterà in salvo. Questo li spinge a correre il rischio e a morire numerosi. Rifletta su questo, caro signor Camps. Si assuma le sue responsabilità, invece di scaricarle su altri. E soprattutto la smetta di tormentarci con questi toni da pulpito: non riuscirà – come usano fare quelli come lei – a farci sentire in colpa e a spingerci così ad accettare un simile ricatto morale.
Aggiornato il 27 maggio 2021 alle ore 09:57