Le esercitazioni di Seoul e Washington saranno di nuovo motivo di tensioni con Pyongyang?

Anche quest’anno si ripropone la questione legata allo svolgimento dell’esercitazione militare annuale tra Corea del Sud e Stati Uniti, prevista per il mese prossimo. Come avvenuto nel recente passato, continuano a persistere inquietudini che tali manovre militari possano provocare in qualche modo la Corea del Nord e far deragliare gli sforzi per riprendere il dialogo in fase di stallo tra le due Coree. La Corea del Nord potrebbe utilizzare queste attività come pretesto per eventuali provocazioni, proprio durante i primi mesi della nuova amministrazione americana. Pyongyang in passato ha denunciato lo svolgimento di tali esercitazioni perché punterebbero a preparare un’invasione del suo territorio.

Le esercitazioni tra gli alleati di solito si basano su una serie di piani di emergenza congiunti che delineano una serie di procedure per gestire una vasta gamma di scenari, come una guerra in piena regola scatenata da attacchi o invasioni da parte del Nord. Nonostante le lamentele di Pyongyang, l’addestramento di posto di comando (Cp) simulato al computer probabilmente si svolgerà comunque. Al momento sono in corso consultazioni tra Seoul e Washington per decidere i dettagli, comprese le dimensioni e il calendario. I due alleati hanno sempre organizzato le più importanti esercitazioni combinate due volte l’anno, mentre hanno svolto quelle su scala ridotta durante il resto dell’anno. Lo scorso anno hanno rinviato “indefinitamente” il programma primaverile previsto a causa della pandemia di Coronavirus, mentre l’esercitazione estiva si è svolta in modo ridotto nel mese di agosto.

Sono in corso anche colloqui sul test Foc (Full operational capability), che ha lo scopo di verificare se Seoul sia in grado di soddisfare le condizioni per riprendere il controllo operativo in tempo di guerra (Opcon) delle truppe sudcoreane controllate dagli Stati Uniti. Il test avrebbe dovuto tenersi nel 2020, ma le due parti non sono state in grado di farlo a causa della situazione Covid-19. Non è stato fissato un tempo esatto per la transizione, sebbene l’attuale amministrazione di Moon Jae-in spera di assumere il controllo operativo entro il termine del mandato (maggio 2022) di Moon Jae-in, attuale presidente sud-coreano.

Il trasferimento a Seoul dell’Opcon in tempo di guerra procederà come previsto solo se supererà la valutazione della Foc (Final operational capability). Nel caso contrario, il trasferimento Opcon potrebbe essere rimandato. Appena assunto l’Opcon, un generale coreano sarà posto a capo del Combined forces command (Cfc), mentre il comandante delle Forze Usa in Corea e attuale capo della Cfc fungerà da vicecomandante. La Corea del Sud avrebbe dovuto assumere il controllo operativo delle forze congiunte (Opcon) già alla fine del 2015 ma il ministero della Difesa sudcoreano aveva chiesto che il trasferimento venisse ritardato ancora una volta. La richiesta era stata motivata dal terzo test nucleare nordcoreano all’inizio del 2013. La questione delle esercitazioni militari combinate ha evidenziato un dilemma politico per Seoul, che ha cercato di utilizzare le esercitazioni per accelerare il processo di ripresa dell’Opcon in tempo di guerra da Washington, cercando però di evitare al contempo di infiammare la tensione transfrontaliera.

(*) Tratto da Il Nodo di Gordio

Aggiornato il 16 febbraio 2021 alle ore 13:51