Il tribunale penale di Anversa, in Belgio, ha confermato nella sua sentenza, il 4 febbraio 2021, che l’Europa per la teocrazia iraniana è terra per le sue scorribande. I quattro imputati arrestati tra il 30 giugno e il primo luglio del 2018 con le mani nella marmellata, sono stati condannati per tentato omicidio terroristico e per appartenenza a un’organizzazione terroristica. In particolare, Assadollah Assadi, il diplomatico in carica di stanza a Vienna e membro dell’Intelligence del regime iraniano, è stato condannato a 20 anni di reclusione, in quanto capo del piano della mancata strage.
Assadi il 22 giugno 2018 aveva portato con sé 550 grammi di polvere Tatp (perossido di acetone) in una valigia 24 ore su un aereo di linea. Il materiale confezionato a Teheran era lo stesso potentissimo esplosivo artigianale usato dall’Isis nel 2015. Al suo arrivo a Vienna, Assadi era sotto il controllo dell’antiterrorismo austriaco (Bvt) che temeva che il suo incarico di terzo segretario a Vienna, dove viveva con la sua famiglia, in realtà fosse una copertura per le sue attività più importanti. Nassimeh Naami e suo marito Amir Saaduni, che il 30 giugno erano stati intercettati sulla tangenziale di Bruxelles mentre trasportavano nella propria automobile la bomba contenente 550 grammi di polvere Tatp, un detonatore e il telecomando, nascosti nel beauty-case della donna, sono stati condannati rispettivamente a 18 anni e 15 anni di reclusione oltre la revoca della cittadinanza belga. La Corte penale di Anversa ha dimostrato, senza ombra di dubbio, che moglie e marito si stavano recando al raduno dell’opposizione iraniana con un ordigno esplosivo per effettuare un attacco letale, sotto la guida operativa di Assadollah Assadi. La somma in denaro di circa 226mila euro, che la coppia aveva ricevuto da 120 fonti diverse, è stata confiscata dalla Corte. L’ultimo imputato, Mehrdad Arefani, anch’esso con cittadinanza belga, in contatto con l’intelligence dei mullà e da molto tempo infiltrato tra i simpatizzanti dei Mojahedin del popolo, arrestato il pomeriggio del 30 giugno nella sala del raduno dagli agenti antiterrorismo francesi, è stato condannato a 17 anni di reclusione con la revoca della cittadinanza. Secondo la Corte, Arefani ha svolto il ruolo di coautore del tentato omicidio terroristico al meeting iraniano.
Durante il procedimento in tribunale, il Consiglio nazionale della Resistenza iraniana e altre personalità presenti allo stesso raduno della Resistenza iraniana a Villepinte, nei pressi di Parigi, si sono costituite parte civile. In particolare, Maryam Rajavi, l’obiettivo principale dell’attentato, nella sua testimonianza durata otto ore, ha descritto la struttura piramidale del terrorismo sanguinario del regime iraniano. Tutte le decisioni sono assunte nel Consiglio di sicurezza nazionale alla presenza del presidente del regime Hassan Rouhani e del ministro degli Esteri, Javad Zarif e approvate successivamente da Ali Khamenei. Il regime iraniano, preso con le mani, nel sacco ha adottato più strategie per salvare il suo uomo o perlomeno diminuire la portata dell’accaduto. Dapprima ha rivendicato che Assadi godeva dello status diplomatico; come se un diplomatico avesse licenza di trasportare esplosivo con l’aereo pieno di passeri per pianificare una strage. La Corte penale di Anversa ha stabilito che Assadi godeva di tale immunità diplomatica solo in Austria, lo Stato ospitante in cui era accreditato. Pertanto, può essere perseguito per atti commessi in Paesi diversi dallo Stato ospitante. Anche il suo arresto in Germania, il 1 luglio 2018, è legale poiché è stato arrestato durante le sue vacanze familiari, detto da Assadi, non legate al lavoro. La Corte ha deciso, tuttavia, che il principio dell’immunità dello Stato non impedisce al tribunale di esaminare il coinvolgimento dello Stato iraniano, o la possibilità di coinvolgimento dei suoi servizi di sicurezza.
Infine, il tribunale ha rilevato che i quattro imputati facevano parte di un gruppo terroristico più ampio all’interno di uno specifico servizio di intelligence iraniano. Infatti, dalle indagini approfondite, condotte da Germania, Belgio, Austria, Francia, gli inquirenti hanno potuto delineare i movimenti di Assadi, grazie anche a molti materiali ritrovati nella sua automobile intercettata in Germania. In particolare, un block-notes verde, dove il diplomatico-terrorista annotava appuntamenti, trasferte e spese per la sua attività di spionaggio e di terrorismo. Dalle carte del tribunale trapela che Assadi ha visitato 289 località in undici Paesi diversi, 13 volte l’Italia con tappe a Milano e Venezia. Il regime ha tentato anche di indicare Assadi come un elemento deviato, pratica molto usata dovunque. Ma le prove erano talmente numerose e schiaccianti che i legali del regime lo hanno sconsigliato subito. Assadi, durante la detenzione, ha ricevuto mole visite degli uomini dell’intelligence di regime con la copertura del ministero degli Esteri. Visto lo status diplomatico di Assadi, viste le parole dei giudici di Anversa, sorgono due domande: se sia il caso che il regime iraniano fondi i due ministeri degli Esteri e delle Informazioni e se non sia caso di chiedere conto a Javad Zarif, ministro degli Esteri del regime del comportamento criminale del suo diplomatico nel territorio europeo. Ricordiamo che lo stesso Assadi in prigione aveva minacciato: “Se la decisione del tribunale belga dovesse essere sfavorevole, i gruppi armati sarebbero pronti ad agire!”.
L’efficacia del 007 del regime iraniano, sebbene abbia operato in zone calde come l’Iraq, è inversamente proporzionale alla sua spietatezza. L’attentato pianificato a Teheran e guidato dal poco professionale Assadi doveva combinare una vera e propria carneficina nel raduno della Resistenza iraniana a Villepinte, dove erano presenti decine di migliaia di partecipanti. Bisogna anche ammirare la magistratura belga che ha tirato diritto, mostrando un’indipendenza e coraggio nel condannare l’atto terroristico del regime di Teheran. Ora che un tribunale ha messo il timbro sulla natura terroristica della teocrazia al potere in Iran, aspettiamo di vedere le reazioni delle cancellerie europee, considerando che ogni condiscendenza da parte di queste viene interpretato dal regime come una debolezza. Bisogna mettere in conto che il terrorismo fa parte integrante della politica estera della teocrazia al potere in Iran. Tutto sommato il piccolo Belgio, cuore anche politico dell’Europa, ha mostrato molto coraggio, ora tocca all’Unione europea e ai singoli Paesi del Vecchio continente correggere la loro politica nei confronti di un regime debole, aggressivo e bocciato dal suo popolo. Si tratta della dignità del Vecchio continente e della sicurezza dei suoi cittadini.
Aggiornato il 08 febbraio 2021 alle ore 11:19