Youssef Balla: Algeria ha intera responsabilità nella controversia sul Sahara

L’Algeria ha l’intera responsabilità della creazione e perpetuazione del contenzioso regionale sul Sahara marocchino. Ne è convinto Youssef Balla, ambasciatore del Regno del Marocco in Italia in un’intervista a Radio Sparlamento in cui ripercorre quando accaduto nella zona cuscinetto del Guerguerat dal 13 novembre scorso. “Le milizie armate del polisario, sostenute dall’Algeria, si erano introdotte in territorio marocchino, e precisamente nella zona cuscinetto di Guerguerat che il Marocco ha messo sotto la responsabilità dell’Onu per garantire il cessate il fuoco in base all’accordo del 1991 – ha spiegato -. I separatisti, sfruttando anche civili come scudi umani, hanno compiuto atti di banditismo e bloccato la circolazione di persone e merci tra Marocco e Mauritania, oltre a provocare gli osservatori militari della missione Minurso”. In questa pericolosa escalation, ha aggiunto l’ambasciatore, il Marocco, in sintonia e aggiornamento con l’Onu, “è stato costretto ad intervenire esercitando il suo diritto in una zona di sovranità nazionale nel sahara marocchino”. Si è trattato, ha precisato Balla, “di un’azione pacifica delle forze armate del Marocco che si è conclusa senza alcun contatto con i civili, consentendo il ritorno alla normalità e alla circolazione civile e commerciale con la Mauritania”.

In questa escalation, per il diplomatico marocchino, “l’Algeria ha l’intera responsabilità della creazione e perpetuazione del contenzioso regionale sul Sahara marocchino”. Sarebbe infatti l’Algeria a creare, finanziare, armare e intrattenere questo gruppo separatista. Per Balla, l’Algeria “ha l’intera responsabilità della situazione delle popolazioni dei campi di Tinduf, prive di libertà; ha la responsabilità di trasferire le sue competenze di sovranità nel suo territorio ad un gruppo armato per controllare dei campi di rifugiati, in violazione del diritto umanitario; ha la responsabilità del rifiuto del censimento da parte dell’Onu di questa popolazione per poterle dare la protezione umanitaria internazionale e lo status giuridico di rifugiati, di cui è adesso privata”.

L’ambasciatore ha posto poi l’attenzione sulle connessioni del polisario col terrorismo jihadista e con il crimine organizzato. “Paesi come la Spagna o gli Stati Uniti – ha spiegato – hanno avvertito della deriva jihadista del polisario e del fatto che i campi di Tinduf in Algeria stanno diventando terreni fertili per reclutare jihadisti e hanno espresso la loro preoccupazione sull’impatto di questa situazione sulla sicurezza nella regione mediterranea”. Inoltre, ha continuato Balla, “i dirigenti del polisario, tra cui il loro capo Brahim Ghali, sono stati denunciati presso la giustizia spagnola, per crimini di lesa umanità, violazione dei diritti umani e sparizioni forzate, che sono stimate di 358 persone dall’associazione degli spariti del polisario, ragione per la quale lo stesso Ghali non può viaggiare in Europa dove è emesso un mandato di cattura”. Secondo i servizi dell’intelligence occidentali, ha sostenuto l’ambasciatore, il polisario non si fa scrupolo di rapire, come è accaduto con una cooperante italiana nel 2011, ma anche addestrare e utilizzare i bambini reclutati dai jihadisti, il che dimostra un preoccupante salto di qualità nella strategia terroristica.

(*) Tratto da lapresse.it

Aggiornato il 27 novembre 2020 alle ore 14:01