Molestie McDonald’s

Solo da McDonald’s (o quasi). Si moltiplicano i casi di razzismo, sessismo, molestie, discriminazioni e persino violenza sessuale contro i dipendenti del colosso americano di fast food in Francia. Ormai sono più di ottanta i casi e le testimonianze raccolte sia dagli organi di informazione, come “StreetPress” e “Mediapart” che dal collettivo MacDroits, composto da dipendenti ed ex dipendenti. Nei giorni scorsi, ci sono stati si-in e manifestazioni davanti la sede dell’azienda, dopo le prime mobilitazioni di sette mesi fa. Le iniziative hanno dato coraggio a molti ex dipendenti, che anche tramite i social network hanno denunciato casi di molestie. McDonald’s si è subito impegnata, fanno sapere i portavoce del collettivo MacDroits, a screditare le testimonianze, il che ha incentivato ulteriormente il movimento a proseguire la sua battaglia e a manifestare.

Dalle inchieste giornalistiche emergono anche casi di insulti per l’eccessiva grassezza dei dipendenti, osservazioni ricorrenti sul fisico delle ragazze, molestie morali. “Alle hostess, i manager uomini chiedono esplicitamente di indossare la gonna, mettere il rossetto, fare la ceretta alle gambe e anche di astenersi dall’indossare i collant”, rivela una dipendente a “StreetPress”. E tra le pratiche comuni di McDonald’s, fanno sapere gli interessati, ci sono anche osservazioni stigmatizzanti e ironie pesanti su dipendenti gay e bisessuali. In base alle denunce, l’assegnazione dei compiti è scandita dall’avvenenza fisica e dal colore della pelle. “Se sei una ragazza bianca ti mettono alla cassa, se un uomo di colore vai in cucina, e se hai oltre 50 anni e magari sei un po’ menomato fisicamente vai nel retro a tagliare i pomodori”, afferma un’ex dipendente a “Mediapart”. Se sei una donna in sovrappeso, secondo le testimonianze, al massimo puoi ambire a friggere le patate o a pulire i locali.

In Francia, scrive “StreetPress”, “i dipendenti sono usa e getta: sei una donna, sarai un oggetto, usiamo il tuo seno per vendere hamburger; sei grasso, vecchio e brutto, ti facciamo friggere le patatine nascosto in fondo alla cucina”. In un comunicato stampa, McDonald’s dichiara di aver offerto in più occasioni la disponibilità “a ricevere una delegazione per ascoltare le loro proposte e assicurarle della nostra piena e totale determinazione a lottare contro qualsiasi manifestazione di comportamento inappropriato e inammissibile, contro ogni forma di discriminazione sessuale, di genere e di origine”. Almeno quaranta persone oggetto di molestie hanno affermato di aver informato la propria direzione e il più delle volte non è stato fatto nulla. Il collettivo fa riferimento al codice del lavoro, che indica che il datore di lavoro ha l’obbligo di prevenire, sanzionare e porre fine a qualsiasi atto di molestia o discriminazione il prima possibile. Molti altri, però, vanno letteralmente a sbattere contro un muro. O sono incoraggiati a dimettersi o non sono prese sul serio e preferiscono tacere. Lo scorso maggio, una coalizione internazionale di sindacati tra cui l’Effat (Federazione europea dei sindacati alimentari) ha presentato una denuncia contro McDonald’s per “molestie sessuali sistemiche”.

Aggiornato il 11 novembre 2020 alle ore 12:21