Diritti umani: un focus sul diritto carcerario in Madagascar

Il Madagascar è un grande Stato insulare africano ed è celebre per la sua biodiversità. Regno indipendente nel 1824, sessantuno anni più tardi fu dichiarato dalla Francia un suo protettorato. L’occupazione coloniale non fu incruenta tanto che, fino ai primi del Novecento, la Francia fu costretta a soffocare la resistenza armata e ciò provocò tra i malgasci fra le centomila e le settecentomila vittime. Nel Secondo dopoguerra una grande insurrezione popolare fu stroncata, in modo brutale, ma nel 1958 la Francia fu costretta a concedere l’indipendenza, che divenne effettiva nel 1960. Dopo la presidenza di Philibert Tsiranana, Didier Ratsiraka, instaurò un regime socialista filosovietico, sino a quando, nel 2001 furono indette consultazioni democratiche con l’elezione a presidente di Marc Ravalomanana. Passarono 8 anni e, il 17 marzo 2009, con un colpo di stato Andry Rajoelina assunse il potere. Grazie alla pressione internazionale, tuttavia, nel 2013 vi fu un nuovo ricorso alle urne con l’affermazione di Hery Rajaonarimampianina.

Questo vasto Paese, con immense potenzialità economiche ma con il 70 per cento della popolazione sotto la soglia di povertà, come la maggior parte dei Paesi africani, ha recepito la Dichiarazione universale dei diritti umani con specifica salvaguardia dei diritti, fondamentali senza distinzione “di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione” e, di conseguenza, le altre Convenzioni internazionali ad essa connesse, quali la Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale, la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione verso le donne, la Convenzione contro la tortura e le altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, il Patto Internazionale sui diritti civili e politici, la Convenzione sui Diritti del fanciullo.

Il sistema giuridico, basato sul diritto di derivazione napoleonica, ha subito nel tempo vari aggiustamenti volti a mitigare l’impianto originario del codice penale che prevede la pena di morte per alcuni reati, anche se questa non è stata mai applicata da quando il Paese è indipendente, poiché l’ultima sentenza, fu eseguita, in regime coloniale, nel 1958. Inoltre, il 24 settembre 2012, nel corso della sessantasettesima Assemblea henerale delle Nazioni Unite, il Madagascar ratificò il Secondo protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici per l’abolizione della pena di morte e nel dicembre 2018 votò, nell’Assemblea generale dell’Onu, per la moratoria sull’applicazione della pena capitale.

Tuttavia, a dispetto di ciò, Amnesty Intenational ha denunciato l'orrore del sistema carcerario malgascio a causa della detenzione preventiva e della lunghezza processuale. Si aggiunga che gli impianti penitenziari sono pochi e in molti casi fatiscenti, ciò comporta celle sovraffollate, sporche, buie, prive di aria, di luce. Tali condizioni di detenzione rendono le carceri insalubri e ammalarsi, specie di tubercolosi, è comunissimo.

La prolungata detenzione preventiva, applicata senza eccezioni né per donne incinte, né per minori, viola il diritto alla libertà, il diritto alla presunzione d’innocenza e il diritto a essere trattati con umanità e nel rispetto della dignità umana. Infine, i detenuti, una volta scarcerati, hanno difficoltà di “reinserimento” nella società; molti di loro si ritrovano senza lavoro e in stato di povertà, con ingenti danni biologici.

Occorrerebbe un progetto di riforma legislativo e di applicazione del diritto sostanziale con misure immediate atte a garantire che la detenzione preventiva costituisca un’eccezione, e non una regola. I detenuti, titolari come ogni vivente di diritti umani, vanno anch’essi rispettati e protetti. Uno stato di prigionia, come quello attuale, non garantisce la giustizia, non protegge la società, non riduce la criminalità ma, al contrario, può generare profitti, speculazioni e corruzione

Aggiornato il 10 novembre 2020 alle ore 11:05