Venti di guerra tra le due Coree

Cresce la tensione nella penisola coreana. Una nube di fumo ha invaso la zona industriale di Kaesong, la città nordcoreana al confine con la Corea del Sud. La notizia battuta dall’agenzia del Sud Yonhap fa riferimento all’esplosione udita anche a chilometri di distanza, avvenuta nell’ufficio di collegamento intercoreano. L’ufficio di collegamento era stato inaugurato appena due anni fa, il 14 settembre del 2018, per facilitare gli scambi e la cooperazione intercoreana favorita dagli incontri al vertice tra Pyongyang e Seul. Contatti rallentati negli ultimi mesi, anche a causa dell’emergenza Coronavirus. Dopo le minacce dei giorni scorsi in cui Pyongyang aveva dichiarato di voler invadere con l’esercito la zona demilitarizzata al confine, Kim Yo Jong, la sorella del leader nordcoreano Kim Jong Un, è passata ai fatti. Aveva detto che la Corea del Sud avrebbe assistito “una scena tragica a proposito dell’inutile ufficio di collegamento completamente al collasso” come rappresaglia per l’incapacità di Seul di impedire agli attivisti di far volare volantini di propaganda oltre il confine. L’esplosione è avvenuta alle 14.50 ora locale. Il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha convocato il Consiglio di sicurezza nazionale.

In una nota rilanciata dall’agenzia di stampa ufficiale Kcna, lo stato maggiore dell’esercito nordcoreano ha annunciato lo studio di un “piano di azione per il ritorno dell’esercito nelle zone che erano state demilitarizzate a seguito degli accordi Nord-Sud. Il nostro esercito – prosegue la nota – si trova in stato di massima allerta per garantire una pronta risposta militare, ed attuare qualunque direttiva” proveniente dal Partito del lavoro e dal governo. Le Forze armate della Corea del Sud hanno intensificato le attività di sorveglianza e monitoraggio della Corea del Nord. Complessa la situazione in cui si trova il presidente sudcoreano, Moon Jae-in. Secondo quanto riferito dall’agenzia Yonhap, Moon ha convocato una riunione d’emergenza con gli alti funzionari della sicurezza per studiare le prossime mosse diplomatiche.

Prima dell’esplosione, il presidente Moon aveva sollecitato le due Coree a proseguire il confronto sui progetti congiunti perseguibili senza il coinvolgimento della comunità internazionale, ed aveva inoltre aggiunto che i due paesi non potevano più permettersi di attendere che lo stato delle relazioni bilaterali e il regime sanzionatorio a carico di Pyongyang migliorassero. Il presidente sudcoreano ha dunque provato fino in fondo a disinnescare la durissima reazione del Nord alle recenti campagne di volantinaggio contro il regime nordcoreano intrapreso da una associazione privata del Sud, esortando, tra l’altro, il Nord ad aderire allo spirito della dichiarazione intercoreana del 15 giugno 2000. Nel frattempo la tivù nordcoreana ha informato i cittadini che l’ufficio di collegamento intercoreano di Kaesong è stato distrutto: segno che, questa volta, Pyongyang ha intenzione di fare sul serio.

La Corea del Sud adesso esprime “rammarico” per la demolizione dell’ufficio di collegamento intercoreano di Kaesong da parte della Corea del Nord, ma minaccia di rispondere “con forza” se Pyongyang peggiorerà la situazione. Lo ha comunicato la Casa Blu, l’ufficio del presidente sudcoreano Moon Jae-in, che ha convocato il Consiglio di sicurezza nazionale per discutere le contromisure alla mossa di Pyongyang. La distruzione dell’ufficio di collegamento è “un atto che tradisce la speranza di tutto il popolo che vuole lo sviluppo delle relazioni intercoreane e la pace durevole nella penisola coreana”, si legge nel comunicato diffuso dall’agenzia Yonhap. “Mettiamo in guardia la Corea del Nord che se intraprenderà ulteriori azioni che aggravano la situazione, risponderemo con forza”.

Aggiornato il 16 giugno 2020 alle ore 14:15