Turchia e coronavirus: il coprifuoco imperfetto

Sabato 18 aprile e domenica 19, Costantinopoli (Istanbul) ha vissuto la sua seconda esperienza con il coprifuoco. Il primo “contenimento obbligatorio e totale”, quello del 13 aprile, si era dimostrato piuttosto confusionale, un coprifuoco annunciato forse con poco preavviso, che ha creato panico tra la popolazione. Le 31 province del Paese che sono state interessate da tale disposizione, hanno fatto l’esperienza della “restrizione totale” ritenuta necessaria a causa di una repentina diffusione del Covid-19. Secondo il rapporto quotidiano pubblicato sull’account Twitter del ministro della Salute, Fahrettin Koca, oltre 33mila persone sono state sottoposte a screening nelle ultime 24 ore, complessivamente risultano quasi 170mila i contagiati e circa 1500 le persone decedute per causa pandemica.

Va considerato che Istanbul conta 16 milioni di abitanti e rappresenta la zona di massima diffusione del virus con il 60 per cento dei casi totali registrati; a parte la gestione pressapochista del primo coprifuoco che ha creato più panico che prevenzione, le autorità politiche e sanitarie, ma Erdoğan in particolare, di fronte a questa rapida diffusione del coronavirus, hanno adottato misure drastiche per fronteggiare la pandemia, adoperando limitazioni assolute per i giovani sotto i 20 anni e gli over 65, abbracciando così circa 33 milioni di persone; inoltre gli esclusi hanno l’obbligo, come altrove, di limitare gli spostamenti, indossare le mascherine che è ora sono obbligatorie nei servizi in generale.

Erdoğan, come sappiamo, da tempo non sta godendo del consenso politico di cui avrebbe bisogno un presidente di uno Stato con una connotazione islamista come è attualmente la Turchia; le difficoltà sono nell’ambito della politica interna come in quella estera. La delusione che gli sta procurando il “fronte siriano”, le alterne vicende libiche, lo pongono quasi in uno stato di isolamento internazionale e conclamano la sua generalizzata debolezza. La situazione attuale minaccia sia Erdoğan che il suo partito di peggiorare la loro credibilità politica; la grave recessione, inevitabile come in qualsiasi altra parte del mondo, sta accelerando questo processo di sfaldamento politico. Il coprifuoco imperfetto e grossolanamente gestito, ritenuto da Erdoğan necessario, sta causando critiche ad ampio raggio che hanno messo allo scoperto, ulteriormente, la crisi politica che ha conclamato i difetti del regime.

Tutto ciò sta mettendo a dura prova la resilienza dell’establishment islamista-conservatore, che ha appena raggiunto il diciottesimo anno di potere e ha sancito la perdita di buona parte dei diritti e delle conquiste sociali iniziate con il primo presidente della Turchia post Impero ottomano, il laico e massone Kemal Atatürk.

Il sindaco di Istanbul, Ekrem İmamoğlu, oppositore e strenuo difensore della sua “doppia” vittoria alla carica di primo cittadino, contro il candidato di Recep Tayyip Erdoğan, sentite anche le autorità sanitarie, ha chiesto il confinamento obbligatorio e generalizzato per la città di Istanbul, ma il presidente Erdoğan si sta opponendo a tale richiesta, nel timore di vedere il collasso dell’economia del Paese, con il rischio certo, che milioni di turchi si rivolgeranno al governo per ottenere incommensurabili aiuti finanziari.

I numerosi canali televisivi turchi, ma soprattutto l’’emittente pubblica Trt che gestisce undici canali televisivi nazionali, trasmettono le immagini di Costantinopoli che appare con i viali deserti, i cieli puliti, i delfini che sono ritornati a nuotare nelle acque del Bosforo, un silenzio innaturale nella caotica Citta, disturbato solo dalle “trombe corniformi” dei fornai ambulanti, che con i loro furgoni possono circolare per vendere il pane e le grida dei gabbiani. Un clima riscontrabile ovunque sul Pianeta, che ci conferma, ma non c’era bisogno, l’insostenibile corruzione antropica.

Ora la Turchia dovrà affrontare l’onere finanziario della pandemia e programmare l’assistenza dei futuri pazienti. Le autorità sanitarie stimano che il tasso di contagi potrebbe raggiungere il suo picco entro la fine del mese di aprile; intanto, un nuovo ospedale è attualmente in costruzione nell’area dell’ex aeroporto Atatürk di Istanbul, dove è stata demolita, per tale scopo, una pista di atterraggio.

Tuttavia, come accade in tutte le altre città turche, i costantinopolitani o istambulioti, si “inginocchiano” disciplinatamente al comando delle autorità.

Il secondo pilastro dell’islam stigmatizza la preghiera canonica, i fedeli recitano la ṣalāt cinque volte al giorno, prostrati e rivolti verso la Mecca; in “epoca pandemica”, contemporaneamente alla chiamata alla preghiera invocata dai minareti, risulta che venga pronunciata la frase: albaqa’ fi almanzil” o “evde kal”Resta a casa!”.

Aggiornato il 21 aprile 2020 alle ore 12:03