I furbetti del telelavoro in Francia

Fatta la legge, trovato l’inganno. E puntuale arriva la minaccia di sanzioni pesanti.

Il governo francese fiuta l’impiccio sul fronte delle imprese. L’emergenza sanitaria sembra quasi legittimare nelle aziende una gestione creativa, un po’ troppo creativa, dei turni di lavoro. La sottosegretaria all’economia Agnès Pannier-Runacher, mette in guardia i datori dall’uso fraudolento della disoccupazione parziale e annuncia controlli a tappeto. La sensazione, infatti, è che molte imprese che abbiano deciso la riduzione temporanea dell’impiego impongano allo stesso tempo ai loro dipendenti il telelavoro a casa.

Una situazione, scandisce Pannier-Runacher “del tutto inappropriata” e “truffaldina”, perché la disoccupazione parziale dei dipendenti è incompatibile con il telelavoro. Un datore di lavoro che chiede a un lavoratore in chômage partiel di lavorare in remoto, sta commettendo una frode, comparabile al lavoro illegale. Il sottosegretario all’Economia fa appello alla responsabilità delle imprese e dice inoltre di fare affidamento sui dipendenti, i sindacati e i rappresentanti del personali per “fare chiarezza sulla situazione”.

Il governo avverte i furbetti che le sanzioni non saranno simboliche: 2 anni di reclusione, 30mila euro di multa, rimborso completo allo Stato delle some ricevute per la disoccupazione parziale, divieto di ricevere aiuti pubblici per l’impiego o per la formazione professionale per un massimo di 5 anni. E proprio la disoccupazione parziale è oggetto di trattative tra Psa e sindacati. La casa automobilistica ha proposto di creare un fondo di solidarietà che garantirebbe il 100 per cento di remunerazione netta per quei lavoratori in chômage partiel, che attualmente guadagnano l’84 per cento del loro stipendio netto. Operai, tecnici e capi squadra contribuirebbero al fondo versando la paga di un giorno di ferie; i quadri, che pur in attività parziale continuano a recepire il 100 per cento dello stipendio netto in virtù dell’accordo collettivo dei meccanici, contribuirebbero con 2 giorni di ferie.

Force Ouvrière, primo sindacato in Psa, ha accolto positivamente la proposta del fondo di solidarietà, per altro, si fa notare all’intero dell’organizzazione, già utilizzato in Renault. Se la Cfe-Cgc saluta un “grande atto di solidarietà dei dirigenti Psa”, la Cgt chiede invece che siano gli azionisti a rinunciare a una parte dei loro dividendi per compensare il 16 per cento di stipendio che manca ai dipendenti, piuttosto che chiedere ai dipendenti stessi un contributo. E’ infatti “inconcepibile”, rincara la Cftc, che in un momento di emergenza sanitaria e di sempre più probabile recessione economica della Francia, si continuino a pagare i dividendi agli azionisti. La Cfdt, che è solo il quinto sindacato più rappresentativo in Psa, si dice “piuttosto soddisfatta”, lamentando nello stesso tempo una “piccola delusione” per il mancato impegno del management a pagare un bonus a quei 3mila dipendenti che ancora continuano a lavorare a tempo pieno e che meriterebbero un trattamento economico supplementare.

Aggiornato il 15 aprile 2020 alle ore 13:46