Menzogna, essenza di un regime

Le dittature si basano sostanzialmente sulla menzogna. Ogni sistema politico che s’allontana dagli interessi generali del suo popolo adopera la menzogna come compensazione, ma per fortuna i governi in democrazia “cadono” alla scadenza della legislazione, ed il “nuovo” governo si formerà comunque in base alla volontà dei cittadini espressa nelle urne. Le dittature religiose al potere hanno tutt’altra storia; quella iraniana è l’Impero della menzogna, di cui prende atto perfino quella stampa occidentale amica nei Paesi liberi e democratici che sulle conseguenze drammatiche del coronavirus in Iran o tacciano o riportano con incredulità ed imbarazzo le improbabili cifre del regime. La repubblica islamica in Iran da decenni è basata sulla menzogna e questa perpetua menzogna oggi in Iran ha un volto davvero tragico.

Rick Brennan, direttore delle operazioni di emergenza per il Mediterraneo orientale dell’Organizzazione mondiale della Sanità, ha riferito a Reuters che i numeri forniti dal regime iraniano sull’epidemia da covid-19 sono un quinto del numero reale. Secondo fonti ufficiali del regime, come dichiarato da Alireza Reisi, viceministro della Sanità, le vittime sono 1.135 ed i contagiati 17.361. Se ci affidiamo alle parole del dottor Brennan, che tornava dall’Iran dopo una missione per conto della sua organizzazione, le drammatiche cifre dei colpiti dal coronavirus in Iran sarebbero 5.675 i deceduti e oltre 85mila i contagiati. Secondo fonti interne dei Mojahedin del popolo il numero delle vittime in Iran, fino al pomeriggio del 18 marzo, in 196 città monitorate sono 6.400. Anche i numeri forniti dai Mojahedin del popolo, raccolti nell’ambito del sistema sanitario degli ospedali, potrebbero essere in difetto in quanto non comprendono le vittime decedute fuori dalla rete sanitaria.

A Qom, dove il numero dei deceduti ha superato 790 persone, molte autorità governative sono irreperibili perché o hanno già abbandonato la città o si nascondono in casa per non rispondere e non affrontare la rabbia popolare. Ricordiamo che a Qom ci sono circa 900 studenti cinesi che studiano nelle scuole religiose della città, molti di questi sono stati nel loro paese durante il capodanno, il 25 gennaio. La città santa di Qom contiene decine di milioni di pellegrini ogni anno, di cui 2 milioni provenienti dall’estero. Molti giornali internazionali, tra cui il New York Times, hanno pubblicato immagini satellitari, a fine febbraio, di fosse comuni, in una zona ben distinta a Nord del cimitero di Behesht-e Masumeh nella città di Qom.

Il New York Times scrive anche che, secondo diverse fonti, “agenti di sicurezza dislocati in ogni ospedale impediscono al personale sanitario di diffondere qualsiasi dato relativo alle carenze del sistema sanitario, ai degenti e ai morti dovuti al coronavirus”.

La falsità delle cifre fornite dal regime è palese. Molte persone sono state arrestate per aver espresso critiche sui social. Girano molti filmati e testimonianze che mostrano ampliamenti fatti in gran fretta di sepolture cimiteri.

Gli agenti dell’intelligence dei pasdaran hanno arrestato, l’11 marzo, il calciatore Mohammad Mokhtari, capitano del Damash Ghilan, per un post su Instagram in cui sosteneva: “Giuro su Dio che solo nella regione di Ghilan muoiono più di cento persone al giorno, i cimiteri non hanno più posto, i cadaveri sono accumulati e vogliono metterne più di uno nelle tombe perché non ci sono più posti. Poi i mass media annunciano, con menzogna, una percentuale più bassa del numero reale dei decessi”. Secondo i dati dei Mojahedin del popolo, fino al pomeriggio del 18 marzo, a Ghilan il numero dei deceduti è stato di 763 persone.

Il bronzeo presidente dei mullà, Hassan Rouhani, dice di aver saputo solo la notte del 19 febbraio del coronavirus e immediatamente l’ha reso pubblico. Nel tentativo goffo ed irresponsabile di negazione della grave e reale diffusione della pandemia nel Paese, Rouhani invita gli iraniani a spostare l’attenzione sul resto del mondo dove a Londra, Berlino e Parigi i supermercati sono stati assaliti e osanna l’efficienza e la trasparenza del suo regime, portando ad esempio il caso dell’abbattimento del Boeing ucraino. È sicuro che non è uno scherzo.

Le autorità del regime possono incolpare continuamente gli Usa della tragica situazione sanitaria del Paese; possono sostenere che le sanzioni riguardano anche i medicinali; ma è troppo tardi per ingannare ancora la popolazione che più volte ha scandito nelle piazze “Il nostro nemico è qui, è una menzogna che è l’America!”. I 12mila prigionieri politici arrestati nella rivolta di novembre, sotto la tortura e in balia del coronavirus gridano vendetta!

Gli iraniani lottano in una situazione disperata contro il coronavirus, ma ben sanno che il virus da cui liberarsi è la dittatura teocratica al potere.

Aggiornato il 19 marzo 2020 alle ore 14:52