Coronavirus: Africa prioritaria per Fmi e Banca Mondiale

Anche il Marocco è impegnato ad affrontare il contagio da Covid-19; il ministro delle Infrastrutture Abdelkader Amara è risultato positivo al Coronavirus al ritorno da un viaggio in Europa.

La Monarchia costituzionale marocchina, per fronteggiare le ingenti spese sanitarie e per sostenere gli effetti drammatici sull’economia, ha creato un fondo ad hoc di 10 miliardi di dirham. Il laico Sovrano Mohammed VI, con questi 936 milioni di euro, ha inteso affrontare l’emergenza pandemica; tale somma dovrà finanziare le spese di potenziamento del dispositivo sanitario in particolar modo nel convertire strutture esistenti in centri di terapia esclusivi per il Covid-19, oltre a incrementare strumentazioni sanitarie e mezzi per affrontare “l’emergenza”.

Circa dieci giorni fa Kristalina Georgieva, Direttore operativo del Fmi, Fondo Monetario Internazionale, ha affermato che: “Abbiamo molte incertezze su questo virus, in particolare sulla sua durata. Vediamo che si sta diffondendo rapidamente e che i suoi effetti economici sono per un terzo diretti, a causa della quarantena e della chiusura delle strutture, e per i due terzi indiretti, con un calo dei consumi e inasprimento dei mercati”; ha poi precisato che sono disponibili 50 miliardi di dollari per combattere il coronavirus, di cui 10 miliardi prestabili a tasso zero, destinati ai paesi definiti “poveri” e a quelli, aggiungo “in perenne”, via di sviluppo. Inoltre la Banca Mondiale, tramite le sue due divisioni, la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo, e l’Agenzia Internazionale per lo Sviluppo, mobilita altri 12 miliardi di dollari per la lotta al Covid-19.

Dal “documento di investimento finanziario Covid-19” risulta che le somme che potranno essere prestate, dovranno “tenere conto” di quattro “aspetti” del “profilo” dello Stato fruitore: la solidità del sistema sanitario; la dipendenza dalle esportazioni di materie prime; la vulnerabilità sociale alla “scossa” dei prezzi, ed i margini di manovra del bilancio dello Stato. In questo quadro è proprio la martoriata Africa subsahariana e saheliana in particolare che avrà una priorità nel imminente “processo” d’intervento finanziario.

Alcune perplessità nascono proprio dalla valutazione dei “quattro fattori” che permetteranno il “prestito”, come dichiarato dalla Georgieva, da cui si evince che tale analisi valutativa non sarà ne semplice ne “politicamente superficiale”. Tutti e quattro i parametri (non requisiti), sono legati ad enormi flussi monetari, e risultano prevalentemente carenti negli stati Africani e sub-sahariani in particolare; i prestiti potrebbero determinare, visto il complesso quadro socio-politico, rischiosi effetti collaterali.

Kristalina Georgieva per l’Fmi e David Malpass per la Banca Mondiale, hanno sottolineato l’urgenza di attivare ogni azione utile ad accelerare i “prestiti” al fine di predisporre ogni strumento sanitario necessario ad affrontare l’epidemia in Africa. Ovviamente la necessità è quella di interloquire urgentemente con governi che abbiano la sensibilità e la predisposizione adeguata alla cogestione dell’emergenza; i quattro parametri sopra elencati, tuttavia, stanno condizionando molto i criteri di scelta ed i criteri di applicazione delle risorse finanziarie destinate.

David Malpass (Bm) ha dichiarato che la Banca mondiale, oltre l’intervento finanziario, agirà anche con la fornitura di attrezzature medicali e con l’assistenza tecnica, così come i 189 Paesi membri del Fondo Monetario Internazionale che hanno assicurato di fornire il massimo supporto soprattutto ai paesi più vulnerabili, per limitare l’impatto del coronavirus.

I due capi del Fmi e della Banca Mondiale hanno comunicato che il summit programmato dal 13 al 19 aprile, si svolgerà “in formato virtuale”, ovvero in videoconferenza.

Un enorme flusso di denaro “mondiale” che si spera non si diluisca, come spesso accade, tra i “labirintici sentieri” degli articolati poteri dei vari Governi africani.

Aggiornato il 18 marzo 2020 alle ore 11:49