Siria, la Strage dei bambini di Idlib

Al confine turco-siriano si è consumata la strage dei bambini di Idlib. Un razzo sparato dall’aviazione di Damasco ha centrato una strada nel centro cittadino, aprendo un cratere nell’asfalto e colpendo con schegge e detriti i palazzi che si affacciano sulla via: nove i morti, cinque erano bambini. Si tratta di un nuovo capitolo della tragedia umanitaria che ha causato la più grande ondata di sfollati in nove anni di conflitto, con quasi un milione di persone – più di metà bambini – stipate al confine turco-siriano in condizioni drammatiche, mentre secondo l’Onu si moltiplicano abusi e crimini di guerra nei confronti della popolazione civile.

Intanto, la Russia condanna la Turchia. Secondo il ministero della Difesa di Mosca, Ankara ha violato la legge internazionale schierando una divisione nella zona di Idlib, in Siria. Per il portavoce del governo russo Igor Konashenkov, “nessuno in Occidente nota le azioni di Ankara che ha dispiegato in violazione del diritto internazionale un gruppo offensivo grande quanto una divisione meccanizzata al fine di garantire con tutti i mezzi l’adempimento dell’accordo di Sochi”. Secondo l’agenzia Interfax, la divisione meccanizzata potrebbe essere composta da 14mila militari, 250 carri armati e altre 300 unità corazzate.

Intanto, da Lesbo a Idlib, dalle frontiere dell’Europa alla guerra in Siria. Una strage dopo l’altra segna i due fronti della drammatica crisi migratoria che attraversa la Turchia. Mentre migliaia di profughi continuano ad ammassarsi ai suoi confini terrestri con Grecia e Bulgaria, e le partenze verso le isole greche dell’Egeo non si fermano, nella martoriata regione della Siria nordoccidentale un raid governativo ha provocato un nuovo massacro di civili.

Sempre più difficile appare ance la situazione al confine tra Turchia e Grecia. Secondo Ankara, sono 130mila le persone che si sono spostate dalle zone interne per cercare di entrare nel territorio Ue dopo che Recep Tayyip Erdogan ha deciso di aprire le porte perché Bruxelles non l’ha appoggiato in Siria e “non ha rispettato la sua parte dell’accordo” sui migranti del 2016.

Una cifra che appare esagerata, visto che Atene parla di 24mila tentativi di ingresso illegale bloccati e 183 arresti finora. Ankara non è “nella posizione di fermare” i migranti, ha tuttavia avvertito il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu. Una crisi di fronte a cui l’Ue prova a serrare i ranghi. “Chi cerca di mettere alla prova l’unità dell’Europa resterà deluso. Manterremo la linea e la nostra unità prevarrà. La Turchia non è un nemico e le persone non sono mezzi per raggiungere un obiettivo”, ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che si è recata oggi alla frontiera greca con i presidenti delle altre istituzioni europee e il premier Kyriakos Mitsotakis, annunciando lo stanziamento di 700 milioni di euro in aiuto di Atene, definita lo “scudo” d’Europa.

Nelle prossime ore l’Alto rappresentante Josep Borrell avrà ad Ankara incontri di “alto livello” insieme al commissario per la gestione delle crisi Janez Lenarcic per provare a tracciare una via d’uscita da discutere poi al consiglio straordinario dei ministri degli Esteri dell’Unione giovedì e venerdì. Una mediazione difficile, anche perché all’interno dell’Europa i falchi tornano a chiedere la linea dura, con il cancelliere austriaco Sebastian Kurz che parla di “un attacco della Turchia contro l’Europa”.

 

Aggiornato il 04 marzo 2020 alle ore 14:16