Romania, trionfa il liberale di centrodestra Iohannis

Stravince Klaus Werner Iohannis. In Romania il presidente uscente, liberale, conservatore ed europeista, ha largamente vinto il ballottaggio delle presidenziali. Ha ottenuto un secondo mandato quinquennale consecutivo dopo la vittoria del 2014. Il 60enne Iohannis, leader del Partito liberale (di centrodestra), ha ottenuto il 65,1 per cento dei voti, mentre la ex premier socialdemocratica Viorica Dancila, si è fermata al 34,9 per cento. Al primo turno, invece, Iohannis aveva ottenuto il 36 per cento, e Dancila il 24 per cento. In Romania il presidente non ha poteri esecutivi, ma ha potere di veto sulle leggi e nomina diverse importanti cariche pubbliche, a partire da quella del primo ministro.

La vittoria di Iohannis è stata netta, ben oltre le previsioni della vigilia. “Oggi ha vinto la Romania, la Romania moderna, europea, normale”, ha detto il presidente dopo la diffusione dei primi risultati. “I romeni sono stati gli eroi di questi giorni, sono andati numerosi a votare e questa è la cosa più importante”, ha aggiunto Iohannis secondo il quale si tratta di una “sconfitta netta per i socialdemocratici”, anche se “abbiamo vinto una battaglia ma non la guerra”. Iohannis ha potuto contare sul sostegno delle altre forze di centrodestra, mentre Dancila è in pratica rimasta a gareggiare da sola dopo che anche i suoi alleati di centrosinistra l’hanno abbandonata, causando la caduta del suo governo, sfiduciato il mese scorso in Parlamento.

Uomo di poche parole, nato a Sibiu, di origini sassoni e appartenente alla minoranza tedesca della Romania, Iohannis sembra aver fatto il minimo indispensabile per puntare a un secondo mandato, che gli dà l’opportunità di continuare la sua politica fortemente europeista e la battaglia contro la corruzione, che dilaga anche nelle alte sfere politiche e amministrative. Una battaglia che, unitamente ai ripetuti appelli a recarsi alle urne, è stato il suo cavallo di battaglia durante la campagna elettorale. All’ex premier Viorica Dancila invece non è bastato l’essersi appellata ai valori nazionali per recuperare il consistente gap di voti accumulato nel primo turno delle elezioni.

In poco più di due mesi è la seconda, pesante sconfitta per la Dancila, delfina di Liviu Dragnea, il deus ex machina del Partito socialdemocratico (Psd) che sta scontando una pena di tre anni e mezzo per corruzione. A metà ottobre, infatti, il governo Dancila è stato sfiduciato dal Parlamento dopo aver perso l’appoggio di Alde (alleato nei tre anni di governo) e dell’altro partito di centrosinistra Pro Romania dell’ex premier Victor Ponta. Per il Psd, erede del vecchio Partito comunista, è arrivato il tempo di una profonda ristrutturazione in vista delle prossime elezioni parlamentari che si terranno nell’autunno del 2020.

Aggiornato il 25 novembre 2019 alle ore 17:13