Israele: con l’incriminazione di Netanyahu è rischio caos

L’incriminazione del premier Benyamin Netanyahu ha fatto piombare Israele nel caos istituzionale. I laburisti hanno in programma per oggi pomeriggio una manifestazione per chiederne le dimissioni davanti al quartier generale del Likud a Tel Aviv, mentre a destra sono molti i politici che manifestano sostegno al primo ministro. In una nota, i laburisti hanno chiesto al Likud, il partito del premier, “di avere pietà” di Israele e premere su Netanyahu affinché si dimetta in modo da evitare una terza elezione che, hanno sostenuto, servirà solo “ai personali interessi legali del premier”.

Il Movimento per la qualità del governo, organizzazione che si definisce apolitica, ha annunciato una grande manifestazione pubblica il 30 novembre per “estromettere” Netanyahu. Da destra, il ministro degli Esteri, Israel Katz, figura chiave del Likud, ha espresso appoggio a Netanyahu e che non c’è ragione perché si dimetta. “Israele – ha detto – è uno stato di diritto e la presunzione di innocenza vale per ogni persona e certamente per il premier”.

Due giorni fa Benny Gantz, il leader centrista del partito Blu-Bianco, ha rinunciato al mandato di formare il nuovo governo. “Netanyahu – ha attaccato Gantz – conduce una campagna di odio e incitamento, il cui scopo è di giustificare che lui si abbarbichi al governo di transizione contro la volontà dell’elettore”. E ancora: “Il popolo ha scelto me e i miei compagni di Blu-Bianco per guidare Israele. Nessuno ha il diritto di impedire al popolo di concretizzare la propria scelta”. Infine l’attacco diretto: “Tu – ha continuato rivolgendosi a Netanyahu – ci stai conducendo in strade pericolose che avranno un pesante prezzo storico. E tu sei responsabile di questo. Israele ha bisogno di una leadership con visione”.

Ieri il presidente israeliano Reuven Rivlin ha informato il presidente della Knesset, Yuli Edelstein, del fallimento di Benny Gantz nel formare il governo e che quindi, secondo la legge, il compito di costituire un nuovo esecutivo passa ora nelle mani del Parlamento. Un atto che non è mai avvenuto prima nella storia istituzionale di Israele. Se 61 deputati (la metà più uno dei 120 dell’assise) daranno nei prossimi 21 giorni il loro supporto ad un qualsiasi collega, questi sarà primo ministro incaricato di costituire il governo. Altrimenti, si indiranno nuove elezioni. “Questo è un tempo di oscurità senza precedenti nella storia dello stato di Israele – ha detto Rivlin – in questi 21 giorni non ci devono essere né blocchi o partiti. Ognuno dei parlamentari dovrà interrogare la propria coscienza e chiedersi: quale è il mio dovere per lo Stato di Israele?”.

Intanto, Blu-Bianco, il partito centrista di Benny Gantz e Yair Lapid, ha chiesto al Procuratore generale Avichai Mandelblit di “ordinare immediatamente” a Benyamin Netanyahu di lasciare i quattro portafogli ministeriali che detiene oltre alla premiership. Ad oggi Netanyahu è ministro della Sanità, dell’Agricoltura, degli Affari sociali e della Diaspora. Blu-Bianco ha fatto appello a precedenti legali della Corte Suprema secondo cui un ministro, sotto incriminazione, non può continuare ad essere tale.

Aggiornato il 22 novembre 2019 alle ore 17:58